SERVIZIO DI STEFANO SICA

Arrivare fino agli spareggi nazionali, per la Sancataldese, è stato già un successo. L’ennesima tappa di un percorso nato due anni fa e che prevede comunque la serie D, ma senza fretta o obblighi immediati. Solo un precedente per la squadra verde-amaranto con l’As Sorrento, risalente alla stagione 1998/99, la prima rossonera in serie D dopo il fallimento del 1991 e il nuovo inizio in Promozione. Il 13 dicembre del ’98, i costieri ebbero la meglio con un sontuoso 4-0 (in gol Incarnato, Giacco, Donnarumma e Sgambati). Si giocò tuttavia al Solaro di Ercolano, dove la squadra di Sasà Amato estinse la terza, ed ultima giornata di squalifica del campo Italia comminata dal Giudice sportivo per un oggetto lanciato dalla tribuna e che aveva sfiorato l’assistente durante il match perso 3-1 con l’Ebolitana. Al ritorno, il 25 aprile, i siciliani prevalsero per 2-1: al rigore di Chico rispose per gli ospiti Mallardo, prima del sigillo finale di Torregrossa. Il Sorrento, in vetta per una lunga fase della stagione, fu costretto ad accontentarsi della quinta piazza (in C2 andò il Sant’Anastasia). La Sancataldese, invece, si salvò per un punto. I destini si incrociano nuovamente, quindi, a distanza di 17 anni. Anche stavolta, col piatto della bilancia che pende a favore dei rossoneri per valori tecnici ed obiettivi di partenza. Ragionamenti, va da sè, che hanno però un senso solo a bocce ferme. Perchè gli spareggi, si sa, azzerano differenze ed ambizioni. E la Sancataldese, come ci racconta il vice presidente Dario Spinello, di entusiasmo ne ha ancora da vendere. E non vorrebbe fermarsi sul più bello.

Con quali obiettivi siete partiti ad inizio stagione?

“Con quelli di ben figurare e di valorizzare i giovani con l’ausilio, magari, di qualche over importante. Non avevamo aspirazioni immediate di promozione, proprio come l’anno scorso quando pure arrivammo in finale play-off perdendo col Mazara. Noi dovevamo solo migliorarci mantenendo lo stesso principio che guida questo progetto nato due anni fa: divertirci coi giovani e non fare passi più lunghi della gamba. Io, per quanto mi riguarda, credo nei progetti a medio-lungo termine, non a quelle avventure che corrono il rischio di estinguersi nell’immediato. Io faccio parte della famiglia Sancataldese da 10 anni ed eravamo un nutrito gruppo di dirigenti che poi si è assottigliato strada facendo. Siamo rimasti pochi ma buoni, ma insieme abbiamo riformulato questo progetto. E siamo diventati un sodalizio che attira interesse anche al di fuori dalla Sicilia, tanto che collaboriamo con la VieSSe Sport di Enzo Raiola, una realtà che ci ha fornito ragazzi interessanti e con la quale continueremo a lavorare”.

Qual è stato il segreto di questa Sancataldese?

“Un gruppo affiatato che vuole divertirsi, innanzitutto. Questa è stata la nostra vera forza. Poi ci sono i meriti del tecnico Rosario Marcenò: lui è un allenatore giovane e ambizioso che sa dialogare bene coi ragazzi. Ci mancheranno per infortunio il difensore centrale Luigi Martorana e l’attaccante Totò Scillufo che si sono operati al ginocchio. Saranno due assenze importanti ma il nostro è un gruppo unito che sa affrontare ogni tipo di difficoltà. Abbiamo tenuto testa fino alla fine ad uno squadrone come il Gela, costruito per stravincere il girone e che alla fine ha vinto meritatamente. E questo è stato per noi un motivo di vanto. Sono piccole soddisfazioni che ripagano il nostro lavoro”.

Che idea si è fatta del Fc Sorrento?

“So bene che è una corazzata, con giocatori da Lega Pro. E quindi sappiamo che non sarà facile, ma vogliamo giocarcela. E ce la giocheremo”.

Il Mazzola, a tutt’oggi, è una struttura comunale. Proverete a chiederne una gestione esclusiva per rafforzare il vostro progetto?

“Di sicuro dobbiamo dialogare con l’amministrazione per valutare i margini di una disponibilità maggiore, anche se oggi non traspare un’intenzione di affidare l’impianto a terzi. Dovessimo andare in D, evidentemente, chiederemo una priorità. Purtroppo a San Cataldo c’è solo questa struttura, ed è anche quella che ospita i nostri allenamenti. Io credo che in D il nostro progetto non potrebbe che alimentarsi, visto che siamo un centro di interesse per tutti. Vedremo cosa succederà”.

Nell’eventualità di un’eliminazione o di una sconfitta in finale, potrebbe esserci l’idea di puntare al ripescaggio o alzerete l’asticella nella prossima stagione?

“Dopo due anni di vertice, è chiaro che proveremo a migliorarci. La richiesta di ripescaggio è un’ipotesi sulla quale abbiamo riflettuto e che non escludiamo. Anche se, in tutta onestà, io preferisco le vittorie sul campo. Hanno un altro sapore”.

 

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