Una “chattata” d’Oltreoceano con il papà di SoloSorrento.it, Roberto Fiorentino, oggi a Miami. Il caffè di questa settimana lo “sorseggiamo” solo in maniera virtuale…

Roberto Fiorentino, ultimamente sei sempre in giro per il mondo per lavoro. Eppure, dal canale di Facebook e dal web, riesci comunque a seguire il nostro Sorrento. Dalle impressioni raccolte sui social network e dalle tue apparizioni al campo Italia, che idea ti sei fatto della squadra di mister Chiappino?
“Una premessa è però dovuta”.

Prego.
“Non sono un tipo da intervista. Comunque ci provo, anche perché di mezzo c’è la squadra del mio cuore”.

roberto fiorentino 2Ritorniamo alla prima domanda, allora. Che idea ti sei fatto del Sorrento?
“Il Sorrento è una squadra ridimensionata tecnicamente ma non nell’orgoglio. Sul parco giocatori non discuto, ma mi concedo una riflessione: abbiamo tanti ragazzi giovani a cui auguro il migliore futuro, ma in molti non conoscono la storia dei colori rossoneri. E’ una lacuna. Consiglio di donare a tutti i calciatori per Natale il bel libro sulla storia del Sorrento. Libro da accompagnare al classico panettone”.

Regalo fortemente simbolico.
“Sì, e l’idea nasce quando, ad ottobre scorso, mi trovavo al Campo Italia e intercettai una conversazione di un calciatore al telefono. Diceva all’altro interlocutore: “Sì, qui a Sorrento mi trovo benissimo, siamo un bel gruppo, il tempo è quasi sempre bello. E poi c’è il Filou, ci divertiamo tanto…”. Il Sorrento e Sorrento sono qualcosa in più. C’è una storia dietro… (Insomma, caro amico – aggiunge Fiorentino -, ho cominciato bene? Sono in linea con quanto di ti ho detto al telefono: facciamo quest’intervista per dire qualcosa…altrimenti sai che noia!!!)”

Proseguiamo, andando subito al nocciolo della questione che sta tenendo banco negli ultimi giorni. C’è un problema legato al reparto difensivo. Quale medicina ti sentiresti di somministrare?
“Nel calcio non esiste medicina, esiste la competenza. Ma non esiste un mercato perfetto nemmeno con la competenza. Sono tanti i fattori che influiscono sul rendimento di un giocatore. Sulla difesa, chi ha scelto questi giocatori, di certo avrà colto le giuste informazioni. Dei singoli non voglio parlare, dico solamente che il calcio moderno va di corsa, sia di gambe che di pensiero, se non sei un tipo sveglio, resti al palo. Il campionato di seconda divisione non equivale ad un campionato primavera: chi è disposto a lasciare le caviglie o il ginocchio sul campo va avanti, altrimenti vanno avanti gli avversari e noi facciamo la figura dei polli”.

roberto fioreIl tuo linguaggio “sportivo”, al di là delle rispettive opinioni, è sempre stato chiaro, semplice e diretto. Ai tempi di SoloSorrento.it si apprezzavano tante spigolature, con chiari intenti costruttivi, all’indirizzo del club rossonero e dei suoi calciatori. Dai, torna a farne una anche adesso: cosa manca a questo Sorrento per raggiungere l’obiettivo prefissato?
“Caro amico, si fa sempre più difficile. Adesso il tifoso, alla prima sconfitta, pensa al campo che non si farà, a Gegè Rossi tra i pali, alle polemiche con la società. Insomma, i fedelissimi adesso sono diventati esigenti e sempre più pochi: è brutto dirlo, ma è così. In troppi hanno deluso le aspettative. Non me la sento parlare di obiettivo prefissato da raggiungere, nel calcio o spendi e rischi tutto per salire, o fai un programma biennale o triennale per poi decollare. Invece noi ci troviamo in un campionato o dentro o fuori, si naviga a vista. Speriamo di approdare su di un’isola ricca di soddisfazioni”.

Dalla spigolatura alla… “carezza”. Cosa ti sta impressionando positivamente in questo Sorrento?
“Ho seguito il Vigor Lamezia e il Cosenza in casa. La squadra ha giocato un buon calcio, mi ha fatto un bella impressione. Troppi errori individuali hanno concesso agli avversari vittorie immeritate: torniamo al discorso dei polli. Dobbiamo svegliarci e, quando serve, bisogna buttare il pallone fuori dal campo, e commettere fallo a centrocampo, non in area di rigore. Quando stai difendendo un risultato, è l’ attaccante il giocatore più lontano dal tuo portiere che deve commettere fallo e tenere lontano l’ avversario. Troppe volte ho visto usare le mani dai difensori in area di rigore, me li sarei mangiati. Alla Rambone, sì, ci vorrebbe lui…. Maestro scusa se ti ho scomodato”.

Tu mastichi calcio dall’età dei “primi calci” ad un pallone. Una passione che alimenti con partite al Subbuteo, con la lettura quotidiana della Gazzetta, con l’aggiornamento continuo e costante delle vicende del Sorrento. Insomma, sei un “cultore” di questo sport. Secondo te, quanto manca al Sorrento un vero direttore sportivo?
“Un direttore sportivo è fondamentale, non capisco come non lo si possa capire. L’albergatore che va in panchina è una cara persona, mette il denaro quando serve ma non serve a dare contributo alla squadra. Ci vorrebbe un’altra figura che stia vicino alla squadra, che segua direttamente questi giocatori giovani durante la settimana Chi vuole vincere non prescinde dai dettagli, il pallone nella porta avversaria non entra mai per caso. Ognuno dovrebbe dare il proprio contributo senza finire volontariamente nello spazio altrui. In conclusione, poche gelosie e tanta passione”.

Un giudizio su mister Chiappino.
“Chiappino è una persona che mi ha subito colpito positivamente, peccato che per strada ha perso il ds Pitino. Mi piace il suo modo di gestire il gruppo, il suo poco apparire. Ama farsi sentire in campo. Non deve mollare e trasferire nei ragazzi la carica necessaria partita per partita. Il suo non è assolutamente un compito facile. In bocca a lupo Mister”.

1012999_10200823193575111_247303970_nRoberto, facciamo un passo indietro. Quando nacque SoloSorrento.it c’era una bella “movimentazione” attorno alle vicende del Sorrento. Da qualche anno a questa parte, il club rossonero accusa, invece, una flessione in termini di appeal. Dopo gli anni opulenti di Paulinho e company, l’apatia si è acuita, fino a diventare preoccupante nelle ultime due stagioni. Come mai? E dove sono le eventuali responsabilità?
“Fu una scelta dolorosa non poter continuare il progetto SoloSorrento.it, ma insieme al mio amico Franco Romano ci siamo tolte belle soddisfazioni e solo per motivi di lavoro ho dovuto mettere in un angolo, non lontano dal mio cuore, la passione e la voglia di scrivere per la squadra della mia città. Non dimentico assolutamente Salvatore Dare e le notti insonni passate con lui per preparare la copertina del sito che ogni mattina doveva stare on line. Non mi va di parlare di responsabilità o di cause, dico solo che una società di calcio moderna non può prescindere da una piccola squadra di marketing, che, pure nel piccolo, riesce a spingere creando l’ interesse. Faccio un esempio, adesso un ragazzino può raggiungere il Sorrento Calcio tramite un Iphone o un tablet, ma tu se non sei pronto, passi inosservato. In conclusione ci vorrebbe uno stadio all’altezza, tante persone motivate e tanta caparbietà. E quello che non deve mai mancare: lo stile. Sì, noi siamo il Sorrento Calcio”.

Il calcio a Sorrento ha davvero un futuro?
“Io dico di sì, poi bisogna decidere che tipo di futuro. In troppi nella dirigenza vecchia e nuova si sentono offesi e chiudono porte interessanti di risorse presenti in penisola. Bisogna cominciare un progetto a 360 gradi, sfruttando la nostra terra, che è conosciuta il tutto il mondo, e abbinare una struttura e una squadra decente. Chiedo troppo? Forse sì. Forse perché forse sono a Miami adesso e gli spazi si sprecano, ma vi assicuro che nulla è impossibile”.

Roberto, credi ai progetti di ristrutturazione del campo Italia?
“Il Roberto ottimista dice di sì, perché l’ottimismo fa parte di me e non morirà mai. Però questa è veramente una vicenda triste. Ricordo quando andammo a Cava a giocare contro il Treviso e la domenica successiva ricevemmo una deroga, a mio punto di vista, clamorosa e tornammo al Campo Italia . Non voglio pensare maliziosamente, ma dovremmo aspettare una nuova classe politica, perché questa ha fallito di brutto”.

Giugno 2014: il Sorrento e Roberto Fiorentino dove saranno?
“Sicuramente insieme. I love Sorrento. TAKE CARE”.

Grazie Roberto.
“Voglio però chiudere con una frase criptica”.

Prego. A te la chiusura.
“In realtà è una domanda. Una domanda che racchiude un simpatico aneddoto. ‘Ma tu vuoi bene al Sorrento?” Queste parole mi furono proferite dall’ex presidente Franco Giglio, nel corso di un’intervista che gli feci nell’estate calda del tira-e-molla col presidentissimo Castellano. La mia risposta fu uno sguardo, che è difficile da tradurre in parole. Avete capito no? Buon campionato a tutti”.

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