SERVIZIO DI MAURIZIO LONGHI. Il calcio è storia fatta di imprese, scalate, cadute, reazioni. Il calcio è fantasia fatta di sogni, slanci, passioni. Il calcio è narrazione, epica e memorabile, che scandisce tratti identitari di una maglia che, almeno per i propri tifosi, sarà sempre gloriosa e fonte di emozioni. Ma il calcio sa essere anche impietoso e cinico, quando una maglia è indossata senza orgoglio e senza senso di appartenenza. Il calcio a Sorrento ha una storia che, una squadra affastellata senza idee da una società inadeguata, sta profanando ogni settimana. Il calcio a Sorrento ha polverizzato ogni fantasia, c’è solo una triste realtà di inesorabile declino. Il calcio a Sorrento attraversa una fase di crisi…inenarrabile! Iniziata l’anno scorso quando alcuni soggetti, non avendo ottenuto la gloria agognata, hanno deciso di lasciare il Sorrento in balìa di se stesso. Senza più un progetto, senza programmazione, senza una prospettiva futura. E quella squadra si è inabissata in serie C2. E chi se l’aspettava che fosse solo il preludio all’auto-annientamento. Che triste vedere un ambiente asfittico quando per anni si era respirato un grande entusiasmo. Con le prodezze di chi aveva portato il Sorrento tra i professionisti, con i grandi nomi sbarcati in costiera per sognare la serie B. Due anni da protagonisti, due anni di sogni, di riflettori puntati su una ambiziosa realtà di provincia, due anni dove anche le Sirene, dalla loro dimora marina, erano le prime alleate dei rossoneri. E proprie due anni sono serviti per far sprofondare il Sorrento nel baratro. Da sedotti e abbandonati. Perché, l’onta dello scorso anno, non è servita da lezione di vita per alimentare propositi di riscatto o di riscossa, ma si è acuita con questo indegno campionato di Seconda Divisione. Che sta conducendo i costieri verso il fondo. Lontani i tempi in cui si sognavano gli orizzonti, ora ci si prepara per essere inghiottiti dagli abissi. “Nell’infima lacuna de l’universo”, come direbbe Dante da un girone infernale. A che serve parlare della squadra? Perché perdere tempo ad analizzare cosa non è andato contro il Gavorrano? Perché non si è riusciti a battere il fanalino di coda, ah no! Che fanalino di coda? Qualcuno sarebbe contrario a questa definizione (nonostante sia fedele alla classifica), i minerari hanno vinto diverse partite nell’ultimo periodo. Ah ecco, loro un po’ di dignità l’hanno avuta. Ecco il punto. Di cosa scriviamo? Di un “Campo Italia” deserto perché la pazienza dei tifosi ha superato il limite? Ci imbattiamo in un’analisi tecnico-tattica di una partita senza alcuna affinità con il gioco del calcio? E in questo “Triste, soltitario y final”, per dirla alla Osvaldo Soriano, aggiungere altro è come cospargere di sale una ferita freschissima. Almeno questo, preferiamo risparmiarcelo. Con la certezza che abbiamo perso categorie, speranze, anche voglia di sostenere chi non lo merita, ma non perderemo mai il nostro amore per questi colori.

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