(SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI). “Una notte, ero in barca a Surriento, in un mare elegante vestito di blu…”, riportando queste frasi del testo di una famosa canzone che quattro grandi artisti dedicarono alle bellezze napoletane, possiamo dire che la notte della Sorrento calcistica sembra passata. La barca può veleggiare verso lidi e orizzonti più sicuri, non foss’altro perché c’è la garanzia di una società che si è presentata alla città e alla tifoseria promettendo correttezza e serietà. Poi ciascuno è libero di essere fiducioso o scettico. Il calcio è anche fiaba, poesia, narrazione, una grande storia di crescita e successi scritta in una grande dimensione, può ripetersi anche in una molto più piccola. Soprattutto se alcuni protagonisti sono gli stessi. Dieci anni sono passati da quando, il Pampa Sosa, fu il primo giocatore ad essere tesserato da Pierpaolo Marino per la neonata Napoli Soccer di cui era direttore generale. L’argentino mostrò subito i suoi galloni da leader, in barba a chi lo considerava già sul viale del tramonto, e contribuì con i suoi gol e il suo carisma a portare gli azzurri nella massima serie. Ma, prima della scalata verso la gloria, i primi giorni furono surreali, non c’erano maglie né palloni, però, si stava costruendo dal basso qualcosa di grande. A distanza di dieci anni, il Pampa Sosa è stato chiamato a ricostruire un’altra squadra dal nulla, non è il Napoli ma ci siamo vicini, anzi, si può dire che sia la perla della provincia. Parliamo di Sorrento, quella che, per eccellenza, è la dimora delle Sirene, dove Partenope troverà sempre un’accoglienza speciale. Stavolta, al Pampa non saranno chiesti i gol ma il suo carisma può essere ancora più importante, perché servirà a trasmettere carica, unione e affiatamento ai giocatori che si ritroverà alle dipendenze. Perché il suo ruolo è cambiato, la sua veste è quella di allenatore sperando che, la lunga esperienza maturata in una brillante e gratificante carriera da calciatore, possa ritornargli utile. Così come sposò quel progetto Napoli partito da zero, Sosa ha sposato anche quello del Sorrento sapendo di dover costruire tutto. Dieci anni fa c’era Pierpaolo Marino come direttore, adesso c’è suo figlio Ernesto, desideroso di ripercorrere le orme del papà e, naturalmente, di accreditarsi come degno erede. Quel Napoli non aveva niente e ora si misura con le potenze del calcio europeo, quel Sorrento non ha niente e chissà come sarà tra qualche stagione. Il 2004 è stato l’anno della rinascita del calcio sotto al Vesuvio, ci piace pensare che il 2014 possa essere l’anno della rinascita e del riscatto di quello in costiera. Del resto, affidare la guida tecnica a chi fu protagonista in prima persona di quell’ascesa e a chi ne fu spettatore diretto e privilegiato, può considerarsi una scelta quantomeno beneaugurante. E poi, il neotecnico rossonero, ha già in mente un sogno: ricreare quell’entusiasmo che poté percepire personalmente durante Sorrento-Verona, quando ci si giocava la serie B. Ecco, i tifosi sorrentini vogliono giocarsi qualcosa di importante, soprattutto dopo due anni in cui si lottava per non soccombere. Le ombre della notte pare si siano dileguate, nell’aria possono diffondersi le note di una nuova realtà…”sta canzone ca e scritt a Surriento, oramai tutt’o munno t’ha sap cantà...”.
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