SERVIZIO A CURA DI STEFANO SICA
Mugnano-Torre del Greco andata e ritorno. Interrotto, non proprio senza dolori e rimpianti, il flirt con la città del Corallo, la Neapolis è tornata quest’estate a casa. Lì, cioè, dove era nata sei anni fa, in quel territorio nel quale aveva tagliato il primo storico traguardo sportivo nel 2010 con la promozione in Seconda Divisione. E’ un pomeriggio tiepido e assolato al “Vallefuoco” quando incontriamo Francesco Mango, presidente del club biancoblù e da sempre uomo di fiducia del patron Mario Moxedano. La squadra nel frattempo suda e sgobba agli ordini del tecnico Bruno Mandragora, zio peraltro del gioiellino napoletano del Genoa, Rolando. C’è anche Tommaso Bianco, la scorsa stagione preparatore atletico di quella Arzanese che sfiorava il miracolo della salvezza. Il morale della truppa, nella quale figura l’ex rossonero Giancarlo Improta, sembra buono e questo lo si capisce dal modo soave con cui il gruppo interpreta la partitella in famiglia tra risate e amenità. Ma c’è di più: il “Vallefuoco”, che da alcuni mesi il Comune di Mugnano ha affidato in gestione all’ASD Campania Soccer liberandosi di un fardello divenuto da troppo tempo insostenibile, potrebbe essere finalmente aperto al pubblico in occasione del match col Sorrento dopo una sequenza interminabile di partite a porte chiuse. Per l’ufficialità occorre attendere ancora, ma dalla società mugnanese filtra ottimismo. A dircelo è proprio Mango. “Per venerdì sapremo tutto – rivela -. Aspettiamo solo il certificato di agibilità da parte degli organi competenti”.Come si presenta la Neapolis al derby con i rossoneri?
“Mancherà il solo Noviello che si è operato al setto nasale dopo uno scontro di gioco in allenamento e ne avrà per una quindicina di giorni. Contiamo infatti di recuperare Raffaele Moxedano e Giancarlo Improta”.

Siete a pari punti col Sorrento, eppure eravate partiti con ben altri obiettivi.
“Diciamo che il nostro obiettivo principale era quello di fare un campionato da protagonisti. Siamo un po’ delusi e non lo nascondo. Con la gestione Foglia Manzillo c’è stata una partenza lenta e rincorrere diventa poi difficile, sai che devi vincere a tutti i costi e questo ti penalizza. Noi però riteniamo di avere una squadra di prima fascia con diversi top player per la categoria. E parlo sia di qualche nuovo arrivato sia di qualche riconferma eccellente”.

Come vi muoverete alla riapertura del mercato?
“Non abbiamo l’impellenza di prendere giocatori. Se arriverà l’occasione giusta, non ce la lasceremo sfuggire. Ma dovrà essere realmente qualcuno in grado di farci fare il salto di qualità, a prescindere dal ruolo. In uscita valuteremo se qualche ragazzo, come ad esempio Landi o Passariello, potrà andare a maturare altrove giocando un po’ di più”.

Che idea si è fatta del Sorrento?
“Non ho mai avuto modo di vedere la squadra, ne ho attinto solo qualche informazione. Ma credo che il Sorrento abbia giocatori di assoluto valore per la categoria con un dirigente come Nicola Dionisio che sa il fatto suo. Un paio li conosciamo già avendo giocato con noi in passato: Visciano, un elemento eclettico in grado di interpretare più ruoli, e Vitale, atleta di classe pura. Il Sorrento a mio avviso è più forte di diverse squadre che lo precedono. La sua posizione in classifica mi meraviglia ma sono certo che, se la società risolverà qualche problemino, questo gruppo potrà assestarsi nella zona medio-alta, magari con qualche aggiustamento mirato”.

A proposito di Vitale: tutti ricordano l’addio un po’ turbolento alla Turris dopo il primo anno della vostra gestione. Cosa successe davvero?
“Premessa d’obbligo: Vitale e Mario Moxedano si lasciarono con una stretta di mano. Ma il presidente all’epoca aveva più volte sgombrato il campo da ogni equivoco, anche alla presenza di diversi testimoni: non ci fu affatto un problema economico alla base di quella separazione, ma solo gestionale. Si tentò una riappacificazione che non ebbe buon esito. Ma l’addio avvenne senza rancore. Io, personalmente, spero di rincontrarlo domenica sugli spalti, visto che è squalificato. Per Vitale parla da solo il suo curriculum. Non ho mai capito cosa c’entrasse con questa categoria e glielo dicevo spesso. Avrebbe meritato i palcoscenici della Lega Pro e non è un mistero”.

Altra pagina dolente: il vostro addio a Torre del Greco dopo una Coppa Italia vinta e una promozione tra i Pro sfiorata.
“Ho sempre avuto la sensazione che la città non ci volesse. Eppure Moxedano a Torre voleva sposare un progetto ambizioso senza chiedere nulla in cambio, a differenza di altri imprenditori che per fare calcio da qualche parte cercano principalmente una contropartita. La risposta della città? Nessun aiuto nè dall’amministrazione comunale nè da qualche sponsor che potesse supportarci. E appena 120 abbonamenti. Dal pubblico prevalentemente riscontri negativi. Ricordo solo i 6000 del Liguori contro la Torres il 14 aprile del 2013. Tuttavia noi eravamo stati chiari con i tifosi su due aspetti fondamentali. Il primo: solo al terzo anno di gestione avremmo potuto cambiare la denominazione societaria togliendo definitivamente il nome Neapolis per lasciare quello esclusivo di Turris. Le normative vigenti ci impedivano di fare diversamente. Ma già nel 2013 avevamo modificato il nome in Turris Neapolis e non mi pare che questo non fosse un gesto chiaro nei confronti della città. Secondo aspetto: avevamo detto nel corso di un’assemblea pubblica che l’obiettivo della Lega Pro sarebbe stato raggiunto in due anni. Lo scorso campionato ci stavamo riuscendo, visto che eravamo secondi col Matera a tre punti dal Taranto quando mancavano tre giornate dalla fine del torneo”.

Quindi l’aggressione violenta ai giocatori durante un allenamento e la fine del sogno.
“Ma tempo prima si era verificato già un episodio in trasferta col Real Metapontino quando ai ragazzi fu imposto di togliersi la maglia. L’aggressione di quel pomeriggio al Liguori segnò la fine di tutto. La squadra era scossa e dopo quel fatto fummo costretti, per evidenti ragioni di incolumità, a peregrinare per allenarci. Fu anche il Commissariato di Torre del Greco a suggerircelo. Tornammo a Mugnano, quindi passammo per Cercola per poi fermarci a Volla. Un calvario. Ci restavano da affrontare San Severo, Puteolana e Grottaglie. Potevamo farcela, peccato”.

Prima di ufficializzare il rientro a Mugnano, siete stati vicini ad un trasferimento a Cava de’ Tirreni: l’affare sembrava ad un passo.
“Sì, era praticamente fatta. Stavamo per rilevare il club anche perchè la situazione finanziaria generale ci appariva non proibitiva. Poi l’eventualità di una penalizzazione, come in effetti si è verificato, ci ha frenati”.

In quella fase il titolo della Neapolis poteva essere ceduto. E tra i pretendenti si vociferava ci fosse Franco Giglio, intenzionato a costruire un nuovo Sorrento e, per questo, già a colloquio con Francesco Di Marino a Pozzuoli.
“Di chiacchiere ne abbiamo fatte tante, visto che effettivamente il nostro titolo poteva far gola. Ma non abbiamo mai avviato una trattativa vera e propria con nessun soggetto”.

(foto Resport.it)

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