SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. Sembra uno di quegli scugnizzi impertinenti che, riottosi a ogni regola, hanno dato la propria vita al pallone. Quando non si nasce giganti d’altezza ma ci si rende conto con i piedi che, al tocco dell’amato pallone, corrisponde una carezza al proprio cuore e il sorriso soddisfatto di un allenatore, allora non si hanno dubbi per che cosa lottare. Si lotta perché quei piedi spediscano quel pallone in rete nel momento decisivo di una partita, per poi andare ad esultare sotto la curva dei propri tifosi in festa. Poi può capitare che, invece di tifosi esultanti, si trovino alcune persone pronte a contestarti e, nel tuo animo, si scatena un tumulto irrefrenabile. Perché non deve essere bello quando, pur facendo al meglio il tuo dovere, sei bollato con etichette disonorevoli sulla tua persona. In quel momento, pazzo di gioia per il gol segnato, sai che la cosa migliore da fare è alzare la testa e le braccia, girare gli occhi in modo che possano incrociare tutti, e lasciarti scivolare addosso qualsiasi cosa, ma l’istinto irragionevole ti acceca e vai ad affrontare queste persone.

A mente fredda, riacquisti la lucidità sacrificata dalla foga del momento e ti penti di quel comportamento: “Sono davvero dispiaciuto, l’istinto ha preso il sopravvento e ora sono costretto a saltare un’altra partita. Devo imparare a controllarmi”, queste le parole di Ciccio Vitale, il capitano del Sorrento che ritorna sul concitato fine gara della partita contro il Roccella. È stata una vittoria inebriante, permeata di quella voluttà che esplode quando dal tormento si arriva all’estasi.

Il capitano ci spiega anche perché non è riuscito a trattenersi: “Mi possono dire di tutto sul mio essere calciatore, ditemi che sono scarso, ho il dovere di accettarlo, ma non posso accettare di essere chiamato venduto. Faccio tanti sacrifici, do la vita in campo e sentirmi attribuire certe cose è quasi intollerabile. Ripeto, sono disposto a subire qualsiasi critica, ma non le offese sulla persona. Siccome la mia coscienza è pulitissima allora non ho problemi ad affrontare queste persone a testa alta e a muso duro, perché ho fatto dell’onestà un inderogabile principio di vita. La rabbia aumenta anche perché questi insulti arrivano da altri settori e non dalla curva, dove ci sono gli ultras che che da sempre fanno sacrifici e possono permettersi di dire qualche parolina in più. Gli ultras, invece stanno assumendo un comportamento impeccabile. E poi per far perdere la testa anche a La Rosa, che è uno tranquillissimo, significa proprio che sono andati sul pesante”.

In questi casi, bisogna scendere dal piede di guerra e fare il primo passo perché la situazione possa rientrare. Chiediamo a Vitale se si sente di mandare un messaggio a chi gli rivolge epiteti poco carini: “Non sono nella posizione adatta per farlo, mi dispiace che sia preso di mira l’uomo. Per me è un onore indossare questa maglia, lotterò sempre per onorarla con tutte le mie forze, ci vorrebbe l’apporto di tutti perché allo stadio si viene per tifare, c’è bisogno di ogni tifoso ma di chi viene per insultare possiamo fare a meno”.

Chiusa questa parentesi, con Vitale che si è pentito per il gesto che gli farà saltare la trasferta di Mugnano e che non ci sta a subire attacchi personali, veniamo ad un’altra questione.

caraccioPrima della gara di domenica scorsa, la notizia di un suo presunto flirt con il Sant’Agnello ha destato un po’ di scalpore, chi più di lui può fare chiarezza: “Confermo che c’è stato un contatto ma sono stato chiaro: se devo scendere in Eccellenza lo faccio solo per andare alla Turris. Lì c’è una tifoseria che mi ama, mi osanna con cori rabbrividenti, porto nel cuore la gente di Torre del Greco ma, al momento, il mio unico pensiero è per il Sorrento. Sono onorato dell’interessamento del Sant’Agnello, ma voglio restare qui, lo grido ad altissima voce, poi mi regolerò di conseguenza qualora i nostri dirigenti dovessero venire da me e dirmi che non ci sono le possibilità di andare avanti. Solo in questo caso, mi guarderei intorno ma da parte mia non ci sarà mai la richiesta di partire. Qui sto bene e stanno facendo di tutto per non farci mancare niente, anzi, ci sono tante società che non stanno affatto meglio di noi. Credetemi, i vari Scala, Somma, Dionisio, Marino, si stanno attivando in tutti i modi per risolvere i problemi e ho tanti motivi per essere fiducioso nel loro lavoro”. Ma arriviamo a ciò che ha fatto impazzire tutti di gioia: alla partita vinta contro il Roccella. Non facciamo troppi giri di parole, dal capitano rossonero ci facciamo dire cosa è scattato nella loro mente dopo essere passati sotto di due gol: “Avevamo capito che o davamo tutto o eravamo destinati a morire. Così abbiamo reagito alla grande fino a compiere una grande rimonta. Ma è nelle nostre corde perché siamo un grande gruppo, ci vogliamo tutti bene, ecco perché ci tengo tantissimo che non ci siano scossoni. Non neghiamo i problemi, anche se è tutta un’altra cosa rispetto all’incognita delle prime settimane, però, siamo consapevoli di essere una buonissima squadra che, se gioca sempre con lo spirito giusto, può scalare posizioni in classifica”.

O davamo tutto o eravamo morti. Capitan Vitale non ha usato mezzi termini per descrivere la posizione in cui stavano dopo il secondo gol del Roccella, quando tutto poteva crollare da un momento all’altro: “Eppure nel primo tempo non eravamo messi male in campo – prosegue il bomber partenopeo – ce la stavamo giocando e pensavamo di sbloccare il risultato nella ripresa. Poi il rigore ci ha tagliato le gambe, il loro secondo gol sembrava condannarci, invece, la nostra reazione è stata da grande squadra”. Ciccio Vitale è uno che fiuta umori e prospettive, forse, per questo gli è stata consegnata la fascia di capitano.

vitale gioieseI galloni del leader ce li ha nel sangue, sa quando sferzare e quando incoraggiare. Dopo la batosta di Leonforte, si è lasciato andare ad un duro sfogo sulla sua pagina Fb perché non gli andava giù di perdere in quel modo, dopo un altro bruttissimo ko, quello di Noto, è rimasto sorpreso chi si aspettava un’altra intemerata. “Post fata resurgo”, queste parole sono apparse sul suo profilo, come chi è convinto di sapere cosa fare per rinascere dalle proprie ceneri: “Ho l’esperienza necessaria per capire quando ci sono i presupposti per fare bene. Per vincere le partite ci vuole fame, contro il Noto abbiamo perso meritatamente perché loro avevano più fame di noi, mentre contro il Roccella, ad un certo punto, avevamo noi più fame. Questa è la parole che deve ricorrere e non bisogna mai stancarsi di nutrirsene perché è l’unica ricetta per trasformare in positive le situazioni negative. Oltre alla fame, è necessaria anche la predisposizione alla lotta condotta con umiltà, ma ho capito che è importante farlo anche nella vita oltre che nel calcio”.

Ora bisogna preparare al meglio la delicata trasferta sul campo della Neapolis, una squadra che non vive un grandissimo momento di forma ma che, proprio per questo, vuole ritornare al successo per non rendere la salita ancora più ripida: “Il rammarico di non poter prendere parte alla sfida è grandissimo, anche perché c’è la consapevolezza di andare ad affrontare un’avversaria forte e degna di rispetto. È una squadra che conosco e che, come noi, dovrebbe stare in un’altra posizione di classifica. Massima attenzione in vista di quest’impegno, da parte nostra c’è la volontà di dare continuità ai risultati”. A Mugnano, dunque, non potrà dare il suo contributo per squalifica, ma avrà il tempo di prepararsi per rientrare e prendere in mano la squadra da vero trascinatore. Lui che, con sette gol in dieci partite, vanta una media da applausi: “Sono soddisfatto ma posso dare ancora di più. Ora soffrirò in tribuna e scalpiterò per rientrare più carico che mai”.

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