SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. Inebriante. Questa è stata la sensazione provata dopo una vittoria così bella e anche convincente, ottenuta, tra l’altro, in casa del Teramo primo in classifica. La medesima imponeva di conquistare i tre punti, ma chi pensava di andare a dettare legge contro la capolista? Invece, è stato fatto, il Sorrento è andato avanti a fiammate, su una delle quali c’è stato il guizzo di Catania che ha gelato il “Comunale” di Piano D’Accio somministrando un ulteriore dose di sedativo ad una squadra, come quella biancorossa, apparsa, già da inizio gara, scarica e narcotizzata. Merito anche di un Sorrento che le ha lasciato pochissimi spazi dando vita ad una prestazione di livello.

SLANCIO E AUTOSTIMA. É il frutto non solo della vittoria in terra teramana, ma anche di quella in terra teatina, sempre senza valicare i confini dell’Abruzzo. Dopo il successo di Chieti, i costieri hanno brindato ad un altro su un campo in cui è quasi un’impresa essere corsari. È vero che non ci si è trovati di fronte un’avversaria affamata e arrembante, possiamo dire anche appagata, ma non per questo intenzionata a prestare il fianco a tutte, specialmente se gioca dinanzi ai propri tifosi. L’umiltà del Sorrento ha fatto la differenza se paragonata all’autocompiacimento dei padroni di casa che, comunque, hanno ammesso, attraverso chi si è presentato ai microfoni degli organi di informazione, di attraversare un momento di calo e di non essere quelli del girone d’andata. Da questa settimana, non si può non uscire con il morale alle stelle, ma questo non deve indurre a fare voli pindarici o a ritenere che sia sufficiente. Non bisogna dimenticare che solo due settimana fa, dopo il pari interno con il Gavorrano, sembrava tutto sfumato, appariva una chimera la possibilità di andare a fare bottino pieno su campi così ostici. Invece, è stato fatto, ma non basta per mantenere la categoria, si pagano ancora i troppi passi falsi di una stagione che avrebbe potuto vedere il Sorrento lottare per altri posti. L’ha detto mister Simonelli in sala stampa, al quale vanno riconosciuti i meriti per aver schierato le formazioni migliori nelle ultime due gare, ma che ha comunque le sue responsabilità se, ad un certo punto, ci si è ritrovati impantanati in fondo. Ora ci aspettiamo che traghetti la nave in lidi meno perigliosi.

COMPATTI E ORDINATI. Già dalle prime battute, capitan Danucci e compagni si esprimevano con una certa disinvoltura, occupando bene tutte le zone del campo. Se la volevano giocare a viso aperto, mettendoci tanta intensità. Grande prova, soprattutto, della retroguardia. Monumentali Villagatti e Benci che, nella ripresa, hanno messo la museruola anche ad un ariete come Dimas, costretto ad arretrare il suo raggio d’azione per avere qualche rifornimento. Bene anche Imparato e Pantano, con quest’ultimo ripresosi nel secondo tempo dopo una prima frazione di sofferenza per placare la verve di Petrella. Merito anche di Lettieri che, schierato dopo l’intervallo al posto di Vitale, ha occupato la corsia di sinistra dando un grandissimo apporto in fase di copertura, tanto da guadagnarsi gli elogi del tecnico che ha apprezzato il di lui impegno. Si pensava che il mediano di Solofra non rientrasse nelle grazie del professore, dal momento che il suo minutaggio si è ridotto tantissimo rispetto all’interregno di Chiappino, invece, è altissima la stima che nutre nei suoi confronti. E il giocatore si è comportato da vero professionista aspettando sempre il suo turno. Tutta la squadra, comunque, ha mostrato scioltezza e lucidità, come è stato lucido Danucci in cabina di regia, lui che era apparso imbolsito nell’ultimo periodo. Ficcanti le scorribande di D’Anna sulla corsia di destra con Imparato che si sovrapponeva spesso e volentieri, poi nella ripresa si è pensato più a rinculare che a proporsi. Si è rivisto, finalmente, anche il vero Catania, insidioso come esterno e prezioso poi in mediana, il ruolo che Simonelli gli ha ricucito. Anche se la sensazione sia quella che sia un po’ sacrificato, sufficienza piena anche per Maiorino che, da seconda punta, ha sciorinato numeri strappa applausi sia nello stretto ma soprattutto in campo largo, dove pare riesca a dare il meglio di sé. Bene anche Musetti, nonostante potesse andare meglio, la sua presenza si fa sentire, ma se non fa movimento favorisce i difensori e poi, da un bomber, ci si aspetta maggiore freddezza in area di rigore.

SFATARE IL TABU’ CASALINGO. Con Simonelli al timone, sono arrivate quattro sconfitte in sette gare al “Campo Italia”, non migliorando affatto il già disastroso ruolino di marcia interno. Bisogna assolutamente invertire questo trend, altrimenti non ci si salverà mai. È vero che i punti più importanti sono stati conquistati in trasferta, ma ora è fondamentale ritornare a conquistare i tre punti in Via Califano. A partire dalla prossima, quando in costiera arriverà il Foggia, altra squadra forte e blasonata, in cerca degli ultimi punti per avere la certezza matematica della permanenza in categoria. Non solo serve un successo per la classifica e per incamerarne il terzo consecutivo (mai successo quest’anno), ma anche per riscattare la beffa subita all’andata, dove un Sorrento mai domo depose le armi nel finale più per dabbenaggine che per demerito. Poi ci sarà lo scontro diretto del “Tursi” di Martina Franca, ma ora pensiero rivolto esclusivamente alla partita con i dauni. La posta in palio è troppo alta, e ci sono dei fantasmi da esorcizzare, poi si penserà agli scontri diretti. Basta questo per far capire che ci troviamo nel momento decisivo del campionato

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