SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. A Sorrento ha maturato le sue prime esperienze da allenatore. Poi ha intrapreso una carriera fulgida e ricca di soddisfazioni, ha vinto diversi campionati dall’alto di una grande competenza. Paolo Specchia è un uomo di calcio ma anche di cultura, essendo avvocato, uno da cui sicuramente si può imparare tanto. Si è concluso il nostro giro di interviste ai più recenti ex allenatori dei costieri, ma nulla ci vieta di guardare gli orizzonti più lontani che si stagliano dallo specchietto retrovisore, anche lì si annidano storie di emozioni e passioni, un filo lungo il quale scorre la narrazione di pagine di storia. Un senso di appartenenza si tiene vivo anche attraverso la memoria. Ma con Specchia parliamo subito dell’attuale Sorrento, che sta vivendo il momento decisivo della sua stagione, mancano cinque partite alla fine, gli ultimi risultati positivo hanno proiettato la squadra nella zona spareggi. paolo specchia internaC’è l’ottavo posto lontano quattro lunghezze, si può addirittura coltivare il pensiero della salvezza diretta? “Penso che ci siano tutte le condizioni per puntare all’ottavo posto. Con l’avvento di Simonelli questa squadra ha cambiato volto e ora ha un grande ruolino di marcia. Ho visto il Sorrento contro l’Arzanese e devo dire che l’impressione che ho avuto è stata ottima, il tecnico è uno che lavora bene e, quando si subentra a campionato in corso, chi è bravo migliora il rendimento della squadra e degli elementi che si ritrova a disposizione. Faccio un esempio, se un club è costantemente da 5, per raggiungere la sufficienza è importantissimo il lavoro dell’allenatore”.A quanto pare, l’ex tecnico di Benevento e Nocerina ha stima e fiducia di Simonelli, e ci dà una ulteriore conferma anche quando gli chiediamo se sia stato opportuno scegliere uno come lui dopo che con Chiappino, alla sua prima esperienza alla guida di una compagine professionistica, i risultati non arrivavano: “Il suo valore non si discute, ha sempre lavorato bene ovunque abbia allenato. Il calcio non è una scienza esatta e vale per qualsiasi ambito professionale il fatto che essere un esordiente, comporta seri rischi, mentre avere un vissuto alle spalle comporta maggiori garanzie. Poniamoci la domanda: perché, sulle panchine di squadre che militano nei maggiori campionati italiani, i vari Liverani, Gattuso, Stramaccioni, Seedorf e altri ancora, hanno avuto tutte queste difficoltà? Proprio per un fattore esperienziale non ancora sviluppato, specialmente quando ci si pone un obiettivo immediato, avere in panchina chi ha esperienza costituisce una garanzia. Poi il ruolo dell’allenatore contempla molteplici rischi, come il fatto di essere oggetto di critiche e denigrazioni di chi non conosce a fondo il gioco del calcio. Spesso ci sono giudizi eccessivi e tendenziosi volti esclusivamente a screditare, questa è una riflessione generale sul calcio, persone non molto competenti si impancano a professori della materia, succede che lo faccia anche qualche giornalista. Per conoscere il calcio bisogna soprattutto viverlo”. Con mister Specchia poniamo l’attenzione su due elementi dell’attuale organico rossonero che ha avuto modo di conoscere: “Di questa squadra conosco molto bene Pisani e Coppola per averli avuti a Portogruaro. Entrambi buonissimi giocatori, forse il secondo va gestito sul piano delle energie non essendo molto resistente per struttura fisica, ma ha ottime qualità e potrebbe giocare tranquillamente, anche a buon livelli, in Prima Divisione. Mentre per quanto riguarda Pisani, è perfetto per una difesa a tre, anche lui è dotato di ottime qualità, solo che non è sempre sereno ma l’ho trovato migliorato di parecchio quando l’ho visto in maglia rossonera nella gara di Frattamaggiore contro l’Arzanese. Per me, potrebbe giocare anche tra i cadetti”.Addentriamoci nel calendario, infuocato come non mai, dopo aver battuto avversarie molto attrezzate ma poco agguerrite come Teramo e Foggia, adesso arriva uno scontro diretto in casa del Martina Franca. Chiediamo a chi ne ha vissute di vigilie simili nella sua carriera, come si preparano partite con questo carico di tensione emotiva: “Bisogna avere un grande approccio, evitare cali di concentrazione ed essere bravi a sfruttare punti deboli delle avversarie. L’atteggiamento è importantissimo, può sembrare scontato ma è così, sono gare in cui il fattore mentale incide tantissimo. Poi il risultato finale può essere determinato da un episodio, ma quando già si sa che le partite sono delle battaglie per l’importanza della posta che c’è in palio, avere il giusto piglio è fondamentale”. Il Sorrento, quest’anno, ha confezionato grandi imprese lontano dalle mura amiche, mentre è al “Campo Italia” che sono arrivate le maggiori difficoltà, si può dire che sia stato un caso, un tabù, un enigma insondabile. Sappiamo che stiamo parlando di un campo anomalo, ma quanto può rappresentare un problema per la squadra di casa? “Può diventarlo nella misura in cui le caratteristiche dei giocatori non siano funzionali al rettangolo di gioco. Per fare bene in un campo dalle ristrette dimensioni, ci vuole tanta intensità agonistica e, magari, anche un attaccante alto e bravo nelle sponde, mentre una squadra di palleggiatori potrebbe avere delle difficoltà. Poi sono tanti i fattori che possono creare una ininfluenza a livello ambientale, come il fatto di ritrovarsi ad ogni partita casalinga 300 persone, non si viene a creare quel valore aggiunto e la squadra stenta”. Il suo ricordo degli anni trascorsi in costiera: “La mia prima esperienza, nel ’76-’77 fu molto positiva, c’era il dottor Andrea Torino, allenavo la Primavera del Sorrento e ci prendemmo tante soddisfazioni andando a giocarci le finali con squadre come Cesena, Fiorentina e Foggia. Meno positiva fu la seconda parentesi di tre anni dopo, la società era gestita da un gruppo di imprenditori che faceva capo a Cuomo, poi non fui molto aiutato da diversi fattori, ci fu il ritorno di Torino, cambiarono delle cose nella squadra e non c’erano più le condizioni per fare bene. Ma ho amato tantissimo Sorrento, ci ho abitato per anni, adoro la gente, lì ho maturato le mie prime esperienze quando ero giovanissimo, impossibile non restare legato ad un posto simile. Per questo, mi auguro con tutto il cuore che l’attuale squadra riesca a salvarsi mantenendo la categoria professionistica”.

 

Commenti

commenti