SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. La sua parentesi a Sorrento è stata effimera ma intensa, in un campionato in cui il Sorrento non si sapeva che ruolo avrebbe potuto recitare. Raffaele Novelli, subentrò proprio a mister Simonelli, attuale tecnico rossonero, per poi lasciare nuovamente il timone al professore dopo dieci giornate. Non si può dire che la sua esperienza sia stata entusiasmante, ma ha comunque lasciato un ottimo ricordo di sé come persona e come professionista. Quest’anno è stato chiamato in corso d’opera per risollevare la Vigor Lamezia, ci era anche riuscito per poi andare incontro a problematiche varie ricevendo il benservito dalla società lamentina che ha deciso di affidarsi nuovamente al tecnico con cui ha iniziato la stagione. Conosce molto bene questo strano girone, ed è un punto che toccheremo in questa lunga intervista. Ma con il tecnico salernitano iniziamo a parlare del Sorrento, una squadra che, dopo essere stata sul punto di inabissarsi, si è ripresa con queste due vittorie in terra abruzzese tra Chieti e Teramo ritornando a sperare nella permanenza tra i professionisti.

Gli chiediamo quante possibilità ci sono di ottenere questa salvezza che ora appare raggiungibile dopo che sembrava sfumata: “Il Sorrento è una squadra viva, anche quando l’ho incontrata a gennaio a Lamezia mi ha destato una buona impressione. Ritengo che ci siano tutte le possibilità per arrivare almeno agli spareggi, difficile inserirsi per quanto riguarda la lotta alla salvezza diretta, ma il dodicesimo posto dista solo un punto ed è un obiettivo perseguibile. E, personalmente, me lo auguro perché resterò sempre legato ad un ambiente in cui sono stato molto bene”. Quest’anno il Sorrento ha incontrato tantissime difficoltà al “Campo Italia”, quello che una volta era un fortino si è trasformato in una terra in cui gli avversari fissano facilmente la bandiera del proprio dominio. Possibile che in Via Califano sia più facile fare risultato per le altre? “Dipende molto dalle avversarie che si incontrano. Quelle che giocano una partita di rimessa, con un bunker difensivo, possono avere il vantaggio di non dare ampiezza alla manovra di chi è deputato a dettare il gioco e avendo più facilità a chiudere gli spazi. Poi conta molto avere giocatori di qualità, quelli che ti risolvono le partite in qualsiasi momento. Ecco perché dico che nel calcio non ci può essere improvvisazione, le squadre si costruiscono con un certo criterio assecondando un progetto serio, portando avanti una programmazione chiara”. Un messaggio a chi fa del pressapochismo un pernicioso modus operandi: “Nel calcio non si può andare avanti sperando solo di fare risultato la domenica, è importante che una società si ponga degli obiettivi sapendo di poterli sostenere. Poi può succedere che si spenda anche tanto, non si arrivi all’obiettivo e si decida di mandare tutto a ramengo. Non è così che si fa calcio, anzi, le prime mosse che bisogna fare è rinforzare il settore giovanile, il vero cuore di una società. La serie C è stata sempre una categoria di giovani, la loro migliore vetrina per mettersi in mostra e spiccare il volo per intraprendere grandi carriere ma, per questa norma del minutaggio, si è quasi costretti a schierarne molti non ancora pronti senza valorizzare quelli bravi. Purtroppo, molte società non hanno scelta avendo la necessità di incassare i contributi per il proprio sostentamento, ma questo è un meccanismo che non giova al calcio italiano perché si catapultano in una categoria professionistica ragazzi molto acerbi ed è anche questa una causa del livellamento in basso”.

Soffermandoci un po’ sull’aspetto tecnico del Sorrento, la società aveva deciso di affidare la squadra a Chiappino per poi tornare sui suoi passi e chiamare Simonelli, una scelta poco gradita dalla tifoseria. A mister Novelli chiediamo che idea si è fatto dell’avvicendamento: “Chiappino lo conosco avendolo visto lavorare nella mia esperienza alla guida della Primavera del  Genoa. È un tecnico che pratica un bel calcio, infatti, con lui il Sorrento ha perso molte partite immeritatamente offrendo un gioco piacevole. Diciamo che non è facile per un allenatore dare subito una impronta ad una squadra costruita in poco tempo e avendo, tra l’altro, iniziato il ritiro con pochissimi giocatori. Chiappino e Simonelli sono due tecnici diversi, il primo ha una idea di calcio più propositiva con il suo 4-3-3, mentre il secondo sembra aver dato una quadratura alla squadra con un 4-4-2 tendente più a curare la fase difensiva”. L’abbiamo scritto prima, anche una breve esperienza può essere arricchente nella misura in cui la si vive con lo spirito giusto. Sfogliando l’album dei ricordi, la mente di Novelli ferma istantanee memorabili: “Ho vissuto momenti emotivamente forti a Sorrento, anche quando la squadra era in difficoltà, il pubblico non ci ha mai smesso di incoraggiare. Ricordo che rilevai una squadra con il morale a terra, i tifosi ci seguivano anche in trasferta, erano pochi ma si facevano sentire. Sono davvero tanti i ricordi, come quel 2-2 con la Pro Patria, uscimmo tra gli applausi. Si venne a creare un entusiasmo poi, come è giusto che sia nel calcio, ci furono occasioni in cui piovvero legittimi fischi, ma ci fu sempre rispetto e modi garbati. Capii subito che i tifosi non si facevano influenzare da aspetti esterni e pensavano esclusivamente a sostenere la squadra. Ritengo anche di non aver fatto male, insistetti perché Paulinho giocasse al centro dell’attacco e stiamo parlando di uno che adesso è in doppia cifra nel massimo campionato italiano. Diedi spazio a giovani interessanti come Saraniti, Arcidiacono, Greco. Purtroppo ci fu un epilogo amaro, evidentemente le mie idee non erano condivise da tutti e fui esonerato, ma è il prezzo che un allenatore deve essere disposto a pagare quando non abiura al suo credo tattico. Ho impressa nella mente quella partita con il Novara che mi costò la panchina, passammo in svantaggio e fummo costretti a giocare tutto il secondo tempo in inferiorità numerica capitolando definitivamente solo nei minuti finali contro un’autentica corazzata che poi vinse il campionato sia di C1 che di B con Tesser alla guida. Ho sempre lavorato con professionalità, dignità e onestà, a Sorrento penso di aver avuto anche un buon rapporto con la stampa nonostante non sia mio stile legare troppo con i cronisti perché, nel calcio, la mia etica mi impone il rispetto dei ruoli e ognuno deve sentirsi libero di fare le proprie valutazione nella maniera più serena possibile”. Di lui si ha un bel ricordo a Sorrento anche sotto il profilo umano avendo una sensibilità profondamente cattolica, tant’è che in ritiro si celebrava la Messa vespertina del sabato sera. Le interviste, oltre a contenere commenti e valutazioni su questioni calcistiche, possono anche avere uno spazio per la vita personale della persona che si concede ai nostri microfoni. E a mister Novelli chiediamo come è maturata la sua fede cristiana e che importanza riveste nella sua vita: “Sono cresciuto in un quartiere di Salerno molto difficile, era facile per un giovane sbandare e finire nella morsa di altre strade pericolose per la propria vita. Grazie alla parrocchia e alla mia passione per il calcio, sono riuscito a dare un senso alla mia esistenza, forse, ho un po’ trascurato la scuola anche se mi sono diplomato in Ragioneria. Rimanevo affascinato dai missionari che raccontavano le loro testimonianze, si faceva del bene, si aiutavano le persone, c’erano tante belle iniziative. Iniziai a fare il chierichetto e a maturare una fede forte che custodisco anche adesso. Per me è importante, anzi, fondamentale, per questo ci tengo a rafforzarla sempre, altrimenti è grande il rischio di smarrirsi”.

Tornando alle questioni di calcio, non possiamo non accennare alla sua freschissima esperienza sulla panchina della Vigor Lamezia non culminata, ahilui, nel migliore dei modi. Ci facciamo raccontare cos’è che non ha funzionato: “Si era venuta a creare una situazione paradossale, addirittura mi sono ritrovato solo con undici giocatori da schierare in campo senza neanche avere la possibilità di fare sostituzioni. Ma tanti altri aspetti non mi convincevano e l’ho fatto subito presente alla società sin dal mio insediamento. Dopo il mio arrivo, abbiamo iniziato a vincere ma i tre punti non risolvevano i problemi dei quali ho parlato con la società in camera caritatis. Come ho già detto, per raggiungere degli obiettivi, bisogna che ci siano le condizioni giuste, poi si può andare in campo e vincere, ma quando lo si fa senza una buona base alle spalle, non si avrà vita lunga. Comunque, mi auguro che la Vigor possa chiudere il campionato tra le prime otto, c’è anche tanto lavoro mio nel cammino della squadra lamentina”. Una valutazione sul campionato. Si può dire che la classifica faccia fede alle reali potenzialità delle squadre, oppure c’è qualche outsider, qualcuna che si pensava stesse più in alto e altro ancora? “A livello qualitativo, le prime quattro hanno qualcosa in più anche perché sono quelle che schierano meno giovani rispetto alle altre. Poi mi meraviglia la parabola discendente di un Castel Rigone che annovera, nel proprio organico, giocatori di grande esperienza che hanno militato in categorie superiori. Non è un campionato di grande qualità, in questa Seconda Divisione il livello non è molto alto, anche se lo è un po’ di più rispetto allo scorso anno, non foss’altro per essere un campionato da dentro o fuori, quindi, molte società hanno deciso di spendere quest’anno qualcosa in più. C’è grande equilibrio se consideriamo che, dopo le prime quattro, c’è una classifica cortissima, nelle squadre che sono in fondo molto dipenderà da ciò che riuscirà a dare l’allenatore”. Ecco, in questi casi un tecnico cosa deve riuscire a trasmettere? Parliamo del Sorrento, mister Simonelli come deve preparare queste sei finali che restano per la fine della regular season? “Sicuramente saprà come farlo visto che conosce il contesto, ma una squadra che ha bisogno di punti, deve essere messa in condizione di scendere in campo con calma, tranquillità e serenità, altrimenti non si è lucidi e razionali per fare le cose giuste. E poi entusiasmo e ottimismo sono alla base di ogni traguardo raggiunto, se ci si fa prendere dall’ansia, è facile abbattersi alle prime difficoltà. Si deve avere la consapevolezza di avere la possibilità di farcela, bisogna tenere la mente sgombra per quanto possibile e non pensare agli altri ma a se stessi”. È notizia di pochi giorni fa del comunicato diramato dagli Ultras del Sorrento che non intendono deflettere dal proposito di non seguire la squadra in Curva. C’è ancora troppo gelo, troppa frustrazione nel cuore dei tifosi dopo gli amarissimi bocconi ingoiati negli ultimi tempi e una risposta che non arriva. Mister Novelli parla con il cuore e si rivolge a loro:

Ci tengo tanto alla tifoseria sorrentina Mi permetto di dire una cosa ai tifosi: il calcio in costiera è un patrimonio che non è appannaggio di una persona, ma è della città. Loro devono trovare l’entusiasmo per non arrendersi. Anche quando non si condividono delle scelte, un operato o altro, non bisogna mai abbandonare il patrimonio che appartiene a loro. Presidenti, dirigenti, allenatori e anche giocatori, sono tutti di passaggio, a restare sono loro e l’amore che hanno per la maglia. L’amore va difeso, mentre altri devono avere rispetto per quel patrimonio che, al massimo, può essere gestito da qualcuno ma la proprietà spetta di diritto ai tifosi. Il calcio a Sorrento ha una cultura e una storia, il pubblico è di una civiltà esemplare e l’unico pensiero deve essere quello di mantenere i professionisti”.

 

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