SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. La valigia sul letto. L’aveva posta una notte di settembre, facendosi cullare da quei sogni che al mattino l’avrebbero portata a lasciare la terra delle Sirene per approdare in quella della Madonnina. Un viaggio nel treno dei desideri. Il sogno di un futuro da giornalista sportiva nei suoi pensieri. Ma se il pomeriggio è azzurro il suo cuore è rossonero. Batte per il Sorrento di cui, da due anni, è la speaker ufficiale. Cristina Esposito è giovane ed entusiasta, dice di preferire un pallone ad un tacco da dodici, magari un pallone ad undici metri dalla porta, fermo sul dischetto, con un rossonero pronto a battere e lei pronta a gridare la gioia di un gol. La valigia sul letto. Piena di tutti quei sogni che erano riposti nel suo cassetto. La meta erano gli studi di SportItalia, un workshop per aspiranti giornalisti, giunti dai posti più disparati dello Stivale. Tante telecamere puntate su di lei, emozione galoppante, che si fa in questi casi? Si chiude gli occhi e si fa un bel respiro, un modo per sentirsi più sicura per l’inizio di una arricchente avventura.

LA “CATTEDRA” DEL PROF. – Abbiamo deciso di aprire i microfoni a Cristina anche su espressa richiesta di qualche tifoso, la prima domandiamo che le rivolgiamo è relativa al campionato del Sorrento, se preferisce coltivare la speranza di vincere gli spareggi o fa capolino qualche rimpianto per una salvezza diretta sfumata per un soffio: “Parlo da tifosa e in me prevale la speranza di riuscire a conservare la categoria attraverso questi spareggi. Certo un po’ di rammarico c’è perché la squadra aveva tutte le carte in regola per salvarsi direttamente, solo un punto ci ha separati dalla Vigor Lamezia, pesa anche la sconfitta alla prima di campionato proprio contro i lamentini. Se si fosse evitata, poteva stare il Sorrento all’ottavo posto e ora non staremmo qui a preparare una delicatissima doppia sfida contro un’Arzanese galvanizzata da una grande risalita. Ma da parte mia c’è fiducia e convinzione, anche perché mi auguro che continui la crescita che c’è stata nell’ultima fase del campionato, con la squadra che si è espressa molto bene”. Quando si fa l’analisi del campionato del Sorrento, l’attenzione si ferma subito sull’esonero di Chiappino, che ha segnato un cambio di direzione della società. Chiediamo a Cristina se, dal suo punto di vista, sia stato giusto prendere una decisione simile: “Penso che un altro po’ di fiducia poteva averla, quella squadra comunque divertiva nonostante non ci fossero tutti gli strumenti adatti per poter eccellere. Ritengo che, con qualche innesto confacente al suo credo tattico, si poteva creare il giusto afflato per poter fare bene. Dall’impressione che ho avuto, Chiappino riusciva a fare gruppo, aveva un approccio diverso con i giocatori”. Ecco, ha aperto un altro punto: la linea che separa, anche sotto il profilo temperamentale, i due allenatori avvicendatisi sulla panchina rossonera: “Se Chiappino si poneva come un padre di famiglia, Simonelli sta un po’ più sulla cattedra, un atteggiamento conforme al suo profilo di professore. Poi un altro dato che segna la differenza tra i due tecnici è il fatto che, se prima si puntava più alla valorizzazione dei giovani, adesso si pensa più alle certezze. Nella prima parte di campionato, si scommetteva soprattutto sui giovani, ma la filosofia è cambiata con il nuovo allenatore, così è stata data priorità all’esperienza”. La piazza rumoreggiava già quando iniziò a balenare l’inizio di un ritorno del prof. di Saviano, ci interessa sapere il parere della speaker: “Preferisco non entrare nel merito della scelta tecnica perché, chi l’ha compiuta, significa che ha visto in Simonelli l’uomo giusto per risollevare una squadra che non riusciva a raggiungere i risultati auspicati. Se poi guardiamo alla scelta dall’angolazione dei tifosi ancora delusi dalla mancata promozione di tre anni fa, allora può essere stato un azzardo”.

SPAREGGI? DUE SQUADRE MAI DOME – Il campionato del Sorrento è stato un alternarsi di fasi incoraggianti e altre deprimenti, ma c’è una gara in particolare, quella casalinga contro l’Ischia, che sembrava aver fatto franare il suolo con il baratro pronto ad inghiottire tutto ciò che restava: “Dopo quella partita quasi nessuno sarebbe stato disposto a scommettere su un’eventuale salvezza. Invece, la squadra ha saputo riprendersi ma, in fondo, questo campionato ci ha insegnato a non tirare mai i remi in barca senza il verdetto dell’aritmetica. Lo dimostra proprio la cavalcata dell’Arzanese nel girone di ritorno una squadra che, al giro di boa, era ormai considerata spacciata ma che, con grandi operazione nella finestra di mercato invernale, si è letteralmente trasformata. In cuor mio, sapevo che non era stata ancora detta l’ultima parola anche quando la situazione sembrava disperata, ci ho sempre sperato anche nei momenti più duri, lo stesso è successo l’anno scorso quando, più volte, non ci si schiodava dall’ultimo posto. Se ci credevo prima, a maggior ragione lo faccio adesso, nella speranza che l’epilogo ci permetta di festeggiare la permanenza in categoria”. È raro sentire una ragazza disquisire con una tale disinvoltura sulle questioni di una squadra di calcio ma, a volte, la passione per questo sport ruba anche il cuore del gentil sesso. Il prossimo punto da trattare riguarda la partita più importante e quella che ha lasciato più amaro in bocca: “Tra quelle a cui non avrei mai voluto assistere, c’è sicuramente la sfida con il Gavorrano ma può essere troppo facile, quindi, spiego i motivi per non essere banale: la situazione stava leggermente migliorando con il blitz ottenuto proprio sul campo dell’Arzanese, un successo sarebbe stato importante per dare continuità e per ottenere una vittoria in casa. Quel passo falso è stato pagato con un prezzo di due punti che, nell’economia finale della classifica, si è rivelato un conto salatissimo. Mentre la gara più emozionante è stata quella casalinga contro il Tuttocuoio, ottenuta in uno scontro diretto e, peraltro, nel rush finale del campionato, quando non si poteva steccare. E sono stata contenta che a sbloccare quella gara sia stato un giocatore come Lettieri, del quale conoscevo le vicissitudini interiori avendo stretto un rapporto di grande amicizia con la fidanzata Simona. Ma, oltre a questo, è stato bello vedere un professionista che, dopo una prima parte di campionato giocata da titolare, era stato relegato in panchina prima di ritornare protagonista subentrando in corso d’opera e sparigliando una partita fondamentale”. In chiusura, analizziamo i singoli e le chiediamo chi ha soddisfatto e chi ha tradito le sue aspettative: “Catania è stato in ombra per tutto il girone d’andata, su di lui si erano venute a creare troppe pressioni essendo un giocatore reduce da un campionato di Prima Divisione vinto con la maglia dell’Avellino. Era carente l’apporto che dava alla squadra, poi Simonelli gli ha trovato la collocazione giusta in mediana, permettendo che rendesse secondo le sue potenzialità. Ora è sicuramente un uomo in più, come lo è stato Maiorino, che metto tra le sorprese anche se può sembrare scontato ma, sinceramente, non mi aspettavo una stagione così da parte sua. Chi potrei aggiungere tra quelli meno brillanti, dico i due portieri perché, in alcune partite, avendo avuto tra i pali uno di maggiore esperienza, si sarebbe potuto portare a casa qualche punto in più. Tra le note positive ripeto il nome di Lettieri, stiamo parlando di un ’93 al suo primo anno da protagonista visto il suo curriculum, il fatto che sia riuscito a catturare l’attenzione di un mister, incline più ad affidarsi a giocatori navigati, fotografa la sua buona stagione e conferma come sia un prospetto interessante. Lo stesso dicasi per Pantano che mi ha colpito tantissimo nel pari di Ischia, avrà avuto anche alti e bassi, ma si è addirittura ritagliato uno spazio nell’undici titolare di Simonelli”.

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