SERVIZIO A CURA DI STEFANO SICA. Dopo Quinci, è Fabio Ferrara il secondo rinforzo del Sorrento. Casertano, classe ’91,  difensore, il giocatore arriva in costiera su suggerimento del vice del Pampa Sosa, Nunzio Di Somma, con cui ha lavorato lo scorso anno al Gladiator. Ferrara, all’occorrenza, può essere anche un prezioso jolly difensivo. Ma stare al centro della difesa, e far sentire caviglie e modi spicci agli avversari, è la sua caratteristica di base. “Sì, sono un centrale di difesa di piede destro – esordisce -. All’Isola Liri ho giocato qualche volta anche da terzino e nel centrodestra in una difesa a tre. Ma sono un difensore centrale classico che bada soprattutto alla marcatura. Anche se, nonostante le mie leve, penso di avere una buona velocità nei recuperi”.

Dieci presenze ed un gol col Celano: descrivicelo.
“E’ stato di testa sugli sviluppi di un calcio di punizione, nella partita persa contro il San Nicolò. A me piace molto inserirmi sui calci da fermo. E sono stato anche parecchio sfortunato in carriera: non è un alibi, ma ho colpito più di dieci legni negli ultimi tre anni, due soltanto in questa stagione. Poi mi piace calciare anche le punizioni, fermo restando che sono consapevole che il mio compito principale è quello di non far prendere gol alla mia squadra”.

Chi ti ha voluto a Sorrento?
“Intanto Nunzio Di Somma, col quale sono stato insieme al Gladiator lo scorso campionato. Poi il direttore Dionisio, che mi conosceva già ed aveva apprezzato le mie qualità. Ma venire a Sorrento è stata per me anche l’occasione per conoscere delle persone davvero squisite e perbene come il direttore generale Scala, Franco Tamigi o lo stesso avvocato D’Angelo. Sono stati tutti molto carini e affettuosi con me, mi hanno fatto sentire subito a casa non facendomi mancare nulla. Nella mia esperienza calcistica, posso affermare con assoluta certezza di aver incontrato poche persone così. Ne ho apprezzato molto la discrezione e il rispetto”.

Da cosa è dipeso il tuo addio al Celano?
“Volevo riavvicinarmi a casa. Ma devo ringraziare in ogni caso tutta la dirigenza che si è comportata benissimo con me consentendomi di mettermi in mostra in una vetrina importante. Anche lì mi sono trovato in famiglia”.

Hai giocato in passato con qualcuno dei tuoi nuovi compagni o ne conosci le potenzialità?
“No, sono tutti nuovi per me. Naturalmente conosco la forza di tanti ragazzi che ho affrontato da avversario. Due su tutti: Pignatta e Visciano. Ma, in genere, mi sono trovato già benissimo con tutto il gruppo. Tutti si sono messi a disposizione con me. E aggiungo, ognuno vuole ben figurare e sacrificarsi per il Sorrento. Vedo un bel clima e un’atmosfera di sana competizione che non deve mancare mai in una rosa che vuole fare grandi cose. E poi c’è un mister come Sosa che non scopro di certo io, un allenatore molto preparato che sto apprezzando anche dal punto di vista umano”.

Hai qualche rito scaramantico?
“No. Anche perché sono molto cattolico. E le due cose non possono conciliarsi”.

Rimpianti per non aver proseguito la tua avventura tra i professionisti dopo il biennio all’Isola Liri?
“No, perché mi sento sempre un professionista. Anche in D. E’ una questione di mentalità. Io voglio fare bene per potermi giocare un’altra possibilità di rientro tra i Pro. Non ho rimpianti anche perché so che, a volte, nella carriera di un calciatore entrano in gioco tanti fattori imprevedibili. E’ successo anche a me ma adesso guardo avanti. E penso solo al Sorrento”.

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