SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. 2 giugno 1969. La marcia su Roma. Allo stadio Flaminio la ciurma guidata da Gennaro Rambone appose la bandiera del proprio dominio. Sorrento-Turris 1-0, una pagina di storia del calcio in costiera. Sulla scia di Torquato Tasso che nacque nella terra delle Sirene e nella Capitale volò in cielo, quel Sorrento andò nella città eterna per ritornare vincente dopo una stagione di mille contese, chissà se ispirato da quel poeta sorrentino che favoleggiò di imprese. Ogni cronista sogna di essere presente in quello stadio, in quella partita in cui una società scrive la storia del calcio in una città e, mentre lo faceva il Sorrento, l’inviato di “Sport Sud” era Antonio Corbo. Attualmente è una firma autorevole de “La Repubblica”, ma nella sua mente è incisa quella partita epica che, ancora adesso, culla i sogni degli amanti del calcio in Penisola: “Di Sorrento ho ricordi chiari e precisi. Soprattutto della partita del Flaminio contro la Turris dove fu sancita la promozione dei costieri tra i cadetti. La festa durò tutta la notte, quel Sorrento guidato da Gennaro Rambone si aggiudicò quella partita piegando di misura la compagine corallina con un gol di Sani. Ritengo che la maggior parte dei meriti di quei successi dipendesse dalla competenza e dall’amore con cui lavorava un grande dirigente come Andrea Torino. Ma non era solo un professionista del mondo del calcio ma anche un medico, e fu tra i primi ad introdurre il culto della medicina dello sport. Dieta sana, allenamenti specifici, cure certosine per gli atleti, questo ne faceva crescere anche il rendimento sul rettangolo di gioco dal momento che c’era un costante sostegno per loro”.

antonio corbo 2Corbo è un decano del giornalismo, penna frizzante e dialettica forbita e spedita. Lui ha assistito da vicino ad un’altra partita entrata negli annali del calcio sorrentino. La data è precisa: 29 agosto 1971. L’entusiasmo di una squadra appena approdata in serie B permise di gelare Fuorigrotta. Il Napoli capitolò al San Paolo in una gara di coppa Italia contro un Sorrento che viveva i suoi mesi di favola. Gira ancora l’istantanea di un Dino Zoff impotente sul fendente di Paolino Bozza, l’uomo che giustiziò il team partenopeo dei Sormani, deii Montefusco, degli Altafini. Viaggiando con la fantasia, ci immaginiamo Antonio Corbo battere sulla macchina da scrivere le lettere più appropriate per racchiudere una partita di fine agosto che ha visto il Sorrento recitare la parte del gigante.“Ricordo bene quel Napoli-Sorrento – ci confessa Corbo – quella partita d’agosto in cui i costieri furono corsari al San Paolo. Penso, però, che quella vittoria fu un boomerang per quella squadra allenata da Nicola D’Alessio detto “lo sceriffo”, dico questo perché comportò delle illusioni sulla forza di quella rosa che, invece, retrocesse subito. Bisognava rinforzarla di più con investimenti mirati, ci volevano più risorse anche perché, a quei tempi, la serie B era una categoria molto competitiva nelle cui squadre militavano fior di giocatori”.

Gli anni del binomio Lauro-Torino sono stati i più gloriosi della storia del Sorrento, mai più si sono toccate quelle vette. Non mancarono le amarezze, come la retrocessione dopo l’unico campionato tra i cadetti, ma mai si è sognato come in quegli anni. La penna di uno dei quotidiani più venduti d’Italia, ci spiega perché, a suo modo di vedere, il calcio in costiera non si è mai spinto oltre la siepe dei propri slanci: “Dopo Andrea Torino, il Sorrento è stato rilevato da un gruppo di imprenditori che ha portato avanti una gestione dissennata. Mentre prima c’era molta razionalità e oculatezza, chi è venuto dopo ha operato nel calcio facendo prevalere il fattore emotivo, la smania di voler vincere è stata controproducente e ha portato a spendere molto e male. Questa insipienza è stata la causa della parabola discendente”.Ma per Antonio Corbo cosa ha rappresentato e cosa rappresenta Sorrento? “Uno degli aspetti di Napoli di cui essere orgogliosi. Ma tutta la Campania deve impettirsi annoverando un posto così incantevole nella propria regione. Impossibile essere indifferenti al fascino della costiera, peccato che ora la Circumvesuviana continui ad avere disagi insopportabili, ricordo che ero solito fare incursioni a Sorrento per gustare una omelette in una dimensione che fonde quiete e bellezza per poi tornare a Napoli. Questo era possibile quando la Circumvesuviana funzionava, constatarne questo stato di prostrazione e vetustà lo interpreto come un tradimento da parte della politica. In questa crisi, ci sono responsabilità di molti esponenti politici a partire dalla Regione”.

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