Michele Gargiulo, giovanissimo e qualificato cronista del portale sportinpenisola.com, inaugura la nostra rubrica settimanale “Un caffè con…”, dove, da una chiacchierata informale con un “addetto ai lavori”, ci proietteremo alla sfida della domenica, non senza un’analisi a 360 gradi sul Sorrento.

Michele, insomma, il Sorrento, domenica, è impegnato ad Aversa. Gara difficile, ma i rossoneri sembrano aver intrapreso la strada giusta.
“Quella del “Bisceglia” per gli uomini di Chiappino sarà la prima, vera, “prova del nove”: le prestazioni e, soprattutto i risultati, ottenuti contro Cosenza e Poggibonsi richiedono una conferma. La squadra rossonera è in netta crescita e ha raggiunto un ottimo equilibrio, sia tattico sia a livello di spogliatoio”. Anche l’Aversa, però, sembra aver raggiunto quell’equilibrio. “Sicuramente. I normanni, di contro, con l’avvento di Di Costanzo hanno trovato la quadratura del cerchio, imponendosi come una delle compagini più in forma del raggruppamento. Sarà, quindi, una gara dura, che il Sorrento potrà fare sua a patto che vengano eliminati i tanti errori individuali visti nelle prime giornate: in questo campionato, dato il particolare format di promozioni e retrocessioni, gli avversari saranno sempre pronti a punire ogni minima distrazione”.

Cosa ti ha impressionato positivamente di questo inizio di campionato rossonero?
“Più di tutti, l’impressione positiva maggiore me l’ha data l’allenatore, Luca Chiappino. Avevo seri dubbi su di lui, ma non per le qualità professionali, che nella primavera del Genoa aveva già ben messo in luce”.

E per cosa?
“Mi preoccupava l’impatto che avrebbe potuto avere con il mondo dei professionisti: la sua ottima gestione del gruppo mi ha fatto, invece, subito ricredere”.

Se dovessi trovare una spigolatura in questo Sorrento, quale indicheresti?
“Gli errori di Benci sono costati al Sorrento già quattro punti. Il ragazzo deve scrollarsi immediatamente di dosso ansie e paure anche perché il suo sostituto, Coulibaly, non mi ispira fiducia”.

Quale, invece, la squadra che ti ha particolarmente colpito?
“Senza dubbio la Vigor Lamezia che, non a caso, è capolista a punteggio pieno. Nonostante nel primo tempo della gara d’esordio allo stadio “Italia” i calabresi siano stati palesemente messi alle corde dai costieri, sono riusciti a non disunirsi e a colpire il Sorrento nelle sue indecisioni. Compattezza e cinismo, in questa categoria, sono doti che ben poche squadre possono vantare e che, alla lunga, faranno la differenza nello stabilire chi parteciperà al prossimo campionato di Lega Pro e chi, invece, ritornerà tra i dilettanti”.

Prima di seguire da cronista, appassionato e qualificato, le vicissitudini del Sorrento, eri un giovanissimo ultrà della Curva Sud. Come mai, il Sorrento continua a non avere il giusto appeal con l’ambiente circostante?
“Al Sorrento manca una generazione di tifosi: gli anni bui seguiti al fallimento nella stagione 1988/89 hanno fatto perdere per strada una buona fetta di supporters. La loro assenza si ripercuote ancora oggi perché, insieme a loro, manca anche la relativa prole: tranne pochi, i giovani appassionati di calcio della penisola sono cresciuti guardando al Sorrento calcio come un corpo estraneo”.

Eh già…
“Inoltre, tralasciando l’indifferenza atavica di buona parte della città alle sorti dei rossoneri, sullo scarso appeal della società di via Califano con l’ambiente circostante pesa come un macigno la situazione dello stadio “Italia”: la gente è consapevole che, senza uno stadio a norma, il Sorrento calcio non ha futuro e, quindi, evita accuratamente di interessarsi, se non passivamente, alle vicende della squadra che rappresenta, almeno a mio parere, l’intera penisola sorrentina”.

Nella tua breve carriera di giornalista, di quale calciatore, Paulinho a parte, serbi un ricordo positivo?
“Io ho un debole per i centrocampisti dai piedi buoni, quindi dico Eugenio Romulo Togni: in quanto a tecnica, il brasiliano è anche più forte del connazionale Paulinho. Mai a via Califano ho visto dare del “tu” al pallone come faceva l’attuale calciatore dell’Avellino. Peccato che la sua permanenza a Sorrento fu influenzata dalla cattiva gestione che ne fece l’allenatore Gianni Simonelli…”.

Addirittura?
“Sì, sono sicuro che la sua flessione, in termini di prestazioni, da gennaio in poi, fu dovuta a degli scontri, anche di natura tattica, col mister e non ad una questione di “saudade”, come a suo tempo fu giustificato”.

In estate, in occasione di una kermesse organizzata dal tuo portale sportinpenisola.it, condannasti apertamente, di fronte ad esponenti della politica, il modo in cui le amministrazione locali si pongono di fronte al problema della carenza di strutture e di impianti sportivi adeguati al contesto. Coraggio e schiettezza a parte, cos’è cambiato da allora?
“Assolutamente nulla. In quella serata, l’assessore allo sport del comune di Sorrento, Mario Gargiulo, fece capire, tra le righe, che il restyling dello stadio “Italia” non è nelle intenzioni dell’amministrazione comunale. Poco male, visto che, personalmente, non ho mai creduto ai molteplici annunci sul tema fatti dal sindaco Giuseppe Cuomo. A riguardo, mi piacerebbe che una volta per tutte il primo cittadino sorrentino esca allo scoperto e dica chiaramente che da qui alla fine della legislatura non ha intenzione, o la possibilità, di far partire i lavori allo stadio: lo deve agli attuali proprietari della società, che continuano ad investire ingenti somme a fronte di un futuro nero come la pece, ed ai tifosi-elettori, cui promise di impegnarsi per regalare alla città di Sorrento una struttura degna del nome che vanta in giro per il mondo”.

A proposito di carenze logistiche, quanto è difficile essere giornalisti sportivi a Sorrento?
“E’ difficilissimo, ma ormai, insieme agli altri colleghi, non ci facciamo quasi più caso. Quando piove, siamo ben lieti di lavorare in piedi per offrire riparo ai nostri dirigenti oppure di seguire la partita a tratti, visto che gli ombrelli dei tifosi della tribuna ci impediscono di avere una visuale a 360° del terreno di gioco. Per le altre zone “buie”, come quella antistante gli spogliatoi, invece, ci orientiamo guardando i movimenti degli altri giocatori: se li vediamo indietreggiare capiamo si tratta di una rimessa dal fondo, altrimenti, se salgono in area, di un calcio d’angolo. Queste sono solo alcune delle problematiche, ma, ti ripeto, ormai quasi non le noto più. Il problema sorge quando a fartele notare sono i colleghi avversari. E lì non puoi far altro che chinare la testa e chiedere scusa tu a nome di tutta la città. E fa male, molto male”.

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