SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI.  Fine del campionato regolare. Tempo di primi bilanci. La nostra redazione ha deciso di dare voce ai giornalisti sorrentini per un confronto franco, diretto e sincero su quella che è stata la regular season del Sorrento. A fornici la sua opinione è Salvatore Dare, firma del quotidiano “Metropolis”, che verga articoli non solo sportivi ma anche di altri ambiti del giornalismo. Un occhio attento al mondo, alla realtà, alla cronaca e un altro fisso sul “Campo Italia”: una passione, quella per i colori rossoneri, che gli brucia dentro, arde nel suo cuore e scorre nelle sue vene. Con lui abbiamo parlato di questo Sorrento che si appresta ad affrontare le semifinali degli spareggi in cui è in gioco la permanenza tra i professionisti. Con l’Arzanese sarà un derby fratricida, gli uomini di mister Sasà Marra vengono da una cavalcata entusiasmante che li ha condotti versi un’àncora di salvataggio che ora si vuole sfruttare appieno.

SODDISFAZIONE O RAMMARICO? – La prima domanda che gli rivolgiamo riguarda proprio il campionato del team costiero, se deve prevalere la soddisfazione per essere riusciti a non soccombere quando, ad un certo punto, tutte le speranze sembravano dissolte oppure c’è un pizzico di rammarico per non aver fatto parte del novero delle prime otto: “I rimpianti ci sono perché si è rivelato un campionato mediocre con una qualità non eccelsa anche da parte delle squadre che sono riuscite a guadagnarsi la salvezza diretta. È stato sconcertante l’avvio di stagione, ma non per addebitare tutte le responsabilità a Chiappino il quale ha iniziato l’avventura con grande entusiasmo, cercando di proporre un calcio diverso e propositivo, ma tradurre le idee in solidità di squadra è sempre difficile. Perché quel Sorrento non aveva l’equilibrio che gli ha saputo dare Simonelli. É vero anche un altro aspetto: che al professore sono stati messi a disposizione elementi di grande esperienza che si stanno rivelando preziosi, questo per rimarcare ulteriormente il fatto di non voler colpevolizzare Chiappino, il cui operato va solo apprezzato. Il Sorrento, sulla carta, è superiore anche a diverse che hanno festeggiato la permanenza in Lega Pro, ma ora sarebbe deleterio guardare indietro, pensiamo a questa squadra a cui il nuovo allenatore è riuscito a trovare la quadratura del cerchio”.

SIMONELLI – Partiamo dall’ultima considerazione, dal fatto che Simonelli sia riuscito a dare una identità precisa alla squadra portandola a confezionare il blitz in casa del Tuttocuoio per poi plasmarla di giornata in giornata: “L’allenatore ha portato avanti un ottimo lavoro, dico quello che penso anche se questo potrebbe costarmi lo “stigma” di simonelliano. Penso questo perché è andato subito a capire i reali problemi della squadra, nonostante un impatto poco felice con una realtà che non ha accettato di buon grado la scelta di puntare su di lui, e il fatto di stare fermo da due anni”. Restando sempre in tema Simonelli, sembra di capire che lo stop prolungato non gli abbia ottenebrato la mente, ma chiediamo al collega dove si sia fossilizzato maggiormente il lavoro dopo il suo insediamento: “Si è focalizzato soprattutto sull’aspetto mentale di una squadra che necessitava di essere risollevata stante il momento di sfiducia che viveva. Certo, anche con Simonelli in panchina non abbiamo mai visto un Sorrento perfetto, ma sicuramente migliore rispetto a quello di Chiappino. E poi, per me, è molto importante il fatto che si sia voluto rimettere in gioco, magari lui non lo dirà, ma nulla mi vieta di pensare che da parte sua ci sia stata la voglia di riscattare quell’anno in cui la serie B sfumò agli spareggi contro il Verona. È stata una sfida, per lui, accettare di ritornare in costiera e l’ha recepito anche qualche senatore che si è rivestito di autorevolezza. E dico ancora che la squadra di Simonelli è meno nervosa rispetto a prima quando, spesso e volentieri, si chiudevano le partite in inferiorità numerica con la conseguenza di esaurire anzitempo le ultime riserve di lucidità. Placare gli animi dei propri giocatori è un lavoro non affatto marginale”. Domanda secca, la differenza tra il Sorrento di Chiappino e quello di Simonelli: “Con Chiappino vedevamo una squadra esteticamente bella e spettacolare ma troppo spregiudicata, ciò ha compromesso molti risultati. Penso alla partita casalinga con il Chieti, si era passati in vantaggio nonostante l’inferiorità numerica, in quei frangenti non avrei disdegnato di vedere il pallone lanciato dalle parti in cui Lucio Dalla prendeva l’ispirazione. È una metafora per dire cosa? Che ci sono fasi in cui non si lesina un calcio rude ma allo stesso tempo concreto. Con Simonelli, invece, ho visto subito una squadra più adeguata al calcio di questa categoria, sebbene anche in serie C cambi la qualità generale dei campionati. Al centro di questa squadra c’è molta esperienza mentre prima si era più favorevoli ad una linea verde. Sicuramente mi ha convinto lo spostamento di Maiorino nel ruolo di seconda punta, è un giocatore di qualità e, trovandosi più vicino alla porta, ha la possibilità di mettere a ferro e fuoco le difese. Mi preoccupava l’esperimento di Catania al centro del campo, invece, è stata una felice intuizione che sta portando molti frutti. E poi c’è un Lettieri in più, sembra che, entrando a partita in corso, sia decisivo senza limitarsi a soli compiti di interdizione”.

INCOMBE L’ARZANESE – Divertiamoci a fare dei salti: prima di tornare a parlare del campionato, proiettiamoci sulla doppia sfida che attende il Sorrento contro una squadra in salute e con il morale alle stelle. Ad Arzano si spera davvero di compiere un autentico miracolo sportivo: “L’Arzanese è la squadra più in forma del campionato, ritengo che saranno fondamentali tre aspetti: che l’ambiente non si faccia prendere troppo dalla pressione e dalla fame di futuro, meglio pensare a remare tutti verso la stessa direzione senza inquinare l’aria con illazioni relative a ciò che potrà essere. Quindi, meglio 100 tifosi buoni che 800 tiepidi e, magari, anche lontani emotivamente. L’altro aspetto rilevante è che i giovani non abbiano timore e giochino con la consapevolezza di essere all’altezza di gare a così alta tensione, poi l’esperienza sia di Simonelli che dei senatori può fare la differenza. Giocatori con alle spalle già una lunga carriera, sanno bene che, con un rush finale di grande livello, potranno attirare attenzioni importanti e la possibilità di strappare ottimi ingaggi”.

PARTITE-CHIAVE: DALLO SCONFORTO ALLA RINASCITA – Ci sono stati momenti difficilissimi, in cui la tensione si tagliava a fette, in Via Califano aleggiava un’aria ammorbata da un senso di fatalismo. C’è stata anche una partita che ha segnato la rottura tra squadra e tifoseria, quella contro l’Ischia, chiediamo a Salvatore Dare cosa ha pensato in quel momento: “Che era finita! Ero convinto che ci avrebbe aspettato un lungo purgatorio nei dilettanti. Lo spettro stava per fagocitare il gruppo dopo quella bruciante sconfitta, fu un ko beffardo perché la compagine isolana non è che fece sfracelli, il pari sarebbe stato il risultato più giusto. Quel Sorrento era stato abbandonato anche dai tifosi, non disposti a stare al capezzale di un agonizzante. Poi il fatto che la squadra sia riuscita a svoltare conferma ulteriormente la mediocrità di un campionato in cui si poteva recitare ben altro ruolo. Comunque la gara peggiore ritengo che sia stata quella con il Gavorrano...”. E anche questo era un tasto che volevamo toccare, già sono stati fatti dei riferimenti a partite sciagurate come quelle casalinghe contro Chieti e Ischia, esplicative di due momenti neri trascorsi sia durante l’interregno di Chiappino che dopo l’avvento di Simonelli. Ma quella partita pareggiata contro una compagine maremmana in pieno logorio sembrava il canto del “de profundis” di tutte le speranze, invece, qualcosa è cambiato e ora sale la febbre per gli spareggi. Però, oltre alla gara più scialba, ci facciamo dire dal collega anche quella che gli ha trasmesso maggiore fiducia: “Con il Gavorrano si affrontava una squadra che era ormai condannata alla retrocessione nonostante non ci fosse la vidimazione della matematica, si sapeva che quei tre punti sarebbero stati pesantissimi, una squadra feroce avrebbe fatto rimanere le carcasse degli avversari. L’uso di una terminologia così forte non è una mancanza di rispetto verso altre compagini, ma è per rendere meglio l’idea. In quella partita, le pupille dei giocatori del Sorrento dovevano grondare sangue, mentre è venuta meno proprio la personalità per imporsi. Dico sempre che, quando c’è la convinzione, le partite si riescono a vincere, ma si vede quando non scendi in campo convinto dei tuoi mezzi. Per quanto riguarda la gara migliore, può sembrare strano ma dico quella vittoria di misura sul Cosenza. Sono un fautore del calcio vecchia maniera, quello che ti consente di vincere le partite soffrendo fino al 95′, del resto gli almanacchi ci dicono che sono queste le squadre a vincere i campionati. Be’, quella è stata una partita in cui ho visto grande unità d’intenti, una concentrazione massimale fino all’ultimo, il sostegno da parte dei tifosi, la squadra era disposta a soffrire, a farsi flagellare, lapidare pur di non farsi beffare. Sono queste le partite che mi emozionano di più, mettono a rischio le coronarie ma portano risultati. Pensiamo al Sorrento di tre anni fa allenato proprio da Simonelli, si giocava troppo bene per poter vincere qualcosa. Ricordo la gara di andata a Gubbio, un dominio assoluto, trame di gioco effervescenti, pubblico eugubino che si preparava al peggio, bastò un errore per essere giustiziati e perdere la partita. Il Gubbio poi vinse il campionato ai danni proprio del Sorrento, ne approfitto per dire che contro l’Arzanese vorrei vedere lo stesso spirito visto contro il Cosenza, si deve essere disposti a soffrire per qualcosa di importante”.

ERRORI, SORPRESE E DELUSIONI – Non v’è dubbio che sia stata fatta molta confusione, anche nell’affastellare la rosa nei mesi estivi. Ci sono stati errori a cui si è cercato di porre rimedio, tante volte la barca Sorrento è parsa sul punto di affondare ma, di riffa o di raffa, si è tenuta sempre a galla. Volendo, però, fermare l’attenzione sugli errori più grossolani? “Al di là delle questioni economiche su cui non faccio incursioni perché non è un’area di mia competenza, ciò che mi ha lasciato perplesso, ma è una scelta che sta diventando comune a molte società, è il fatto di stravolgere tutto. Se andiamo a vedere i venti giocatori con cui Chiappino ha iniziato il ritiro e guardiamo all’organico attuale, sono pochi i superstiti, questo è un altro fattore che non ha favorito il lavoro dell’ex tecnico. Partendo con idee più chiare, probabilmente sarebbe stato un campionato diverso anche da parte del Sorrento. E poi la vicenda Pitino è paradossale, non mi spiego come si possa costruire una squadra e poi fare le valigie e sbarcare altrove”. In una squadra ci sono quasi sempre gli elementi che spiccano di più e altri che fanno fatica ad adattarsi. Anche in un complesso perfetto, c’è chi si esalta e altri che arrancano, i primi non è detto che debbano essere osannati, i secondo non è che siano per forza bocciati. Il prossimo e ultimo focus lo riserviamo ai singoli: “Sinceramente non pensavo che Maiorino potesse avere questa esplosione, abbiamo avuto modo di vedere un giocatore talentuoso, capace di andare in rete con una certa regolarità e di assicurare sempre un contributo più che sufficiente. Delittuoso non sottolineare il senso di appartenenza di cui si è fatto espressione un giocatore come Villagatti, che ha indossato subito i panni del leader incoraggiando i compagni e mostrandosi come un modello da seguire. Nulla da eccepire anche su Imparato, uno che esce sempre dal campo con la maglia sudata. Sarebbe ingeneroso parlare di delusione, ma sono convinto che Canotto abbia un potenziale enorme. Ha un fisico prestante, ottima tecnica, vede la porta, è dotato di un ottimo tiro, avrei voluto vederlo di più in campo ma, evidentemente, non c’è stata una buona intesa con Simonelli. Dico che potrebbe essere lui il jolly da sfruttare in queste partite da dentro o fuori. Mi aspettavo di più anche da Benci, ho come l’impressione che il fattore emotivo incida molto sulla qualità delle sue prestazioni. Ha un buon fisico, ma dovrebbe limitarsi a giocate più semplici, sono stati alcuni disimpegni azzardati a provocare le sbavature di cui si è macchiato in alcune partite”.

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