SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. Il bravo collega Michele Gargiulo ha scritto, con amarezza, che non vede nell’ambiente sorrentino l’entusiasmo giusto per poter festeggiare un’eventuale permanenza in categoria. La riflessione è triste ma anche giusta e, tra l’altro, integrata dal ricordo di quando, qualche anno fa, il Sorrento piegò il Gela al “Campo Italia” approdando in serie C1. Si respirava un’aria diversa, la società dava determinate garanzie di solidità e professionalità, la tifoseria si sentiva coinvolta, partecipe e anche protagonista delle vicende dei rossoneri.

Mentre adesso si vive una situazione paradossale, continua ad andare avanti il braccio di ferro tra lo zoccolo duro dei tifosi e la società, o meglio dei rimasugli della medesima. Perché la dirigenza sembra parcellizzata e non compatta, non c’è un quadro chiaro ma una serie di figure affastellate. Non c’è chi abbia rapporti con i tifosi, qualcuno che provi a ricucire la frattura, addirittura pare che ci sia chi vuole che continui questa frizione. I risultati positivi dell’ultimo mese e mezzo non hanno rabbonito i tifosi che per la gara contro il Tuttocuoio, pur di stare lontani da una società con cui si è in rotta di collisione, se ne sono andati a Giarre a sostenere la compagine etnea, con cui si è gemellati, verso la promozione in Eccellenza. Un ulteriore gesto paradigmatico di come il Sorrento attuale non riesca a toccare le corde del loro cuore e della loro passione, non è tanto una bocciatura alla squadra, ma è per una ferita che sanguina, la gente si è sentita tradita, beffata, umiliata, sbertucciata. Soprattutto da chi ha scelto Sorrento per puntare in alto per poi abbandonare tutto allo sfumare degli obiettivi, a che serve investire tanto per poi lasciare una creatura in balìa di se stessa? E’ come sfruttare la passione di una tifoseria giurandole amore in un primo momento per poi alzare i tacchi rivolgendole le spalle solo perché la storia non è andata secondo le previsioni. Ad essere sacrificato è sempre l’amore dei tifosi. Così i sorrentini, pur dovendo ringraziare chi ha evitato che la società fallisse, ha dovuto sopportare una programmazione inesistente fondata sulla mortificante “ambizione” di non soccombere. La sensazione è che si vada verso la consunzione, tutto questo mentre la squadra è impegnata a mantenere i professionisti tra una vittoria e uno scivolone.

Mancano due giornate alla fine, c’è la possibilità di conquistare i sei punti e gli spareggi, dove si  andrebbe a battagliare per la salvezza. Ma, mentre in altre piazze si sta festeggiando con caroselli di auto nelle strade, a Sorrento cosa succederebbe qualora (scenario auspicato da tutti) si dovesse materializzare il “miracolo” salvezza? Si festeggerebbe alla stregua di una promozione e, soprattutto, chi festeggerebbe? Gli stessi tifosi che sono in aperto contrasto con la società? Ci si dovrebbe accontentare di una soddisfazione a cui non verrebbe data grande espressione popolare? Sarebbe un vero peccato ma questa è la situazione venutasi a creare, ma il peccato più grande sarebbe quello di uscire di scena dai professionisti passando dal sogno serie B ai dilettanti della D nel giro di due anni. Sarebbe un’onta troppo grande, le vicissitudini societarie devono essere bandite, perché prima di tutto bisogna salvarsi sul campo, è una questione di onore e di orgoglio. L’annata dello scorso anno è stata negativa in tutti i sensi, ma questa può avere un epilogo diverso, mister Simonelli ha detto che dipende dalla squadra, è vero ma un grande compito ce l’ha anche lui che ne è il timoniere, sperando che possa caricarla a dovere perché, da ora in poi, non si può più sbagliare.

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