DI STEFANO SICA (FOTO DI CARMINE GALANO)

“Ci tengo a confermarlo ora affinché un domani non si insinui che non lo avevo detto prima: il titolo della società resta a S. Agnello. Non cederò il club nè a Franco Giglio nè ad altri. E, in estate, valuterò a quale campionato iscrivere la squadra. Ma non ci sarà alcun passaggio a Sorrento e vado avanti da solo: S. Agnello continuerà ad avere la sua squadra di calcio”. Con un messaggio alla redazione di TuttoSorrento, il presidente dell’Associazione proprietaria del titolo sportivo, Alberto Negri, conferma il senso delle dichiarazioni rilasciate la settimana scorsa ad alcuni organi di stampa, stroncando qualsiasi trattativa con Franco Giglio, attuale coordinatore del club, principale artefice del progetto di rinascita calcistica a Sorrento. “Questa è una società con tanti anni di vita, che ho portato avanti praticamente da solo – chiude Negri -. Mi auguro che il calcio a Sorrento rinasca sotto altre forme, magari ci sono alle porte altri imprenditori pronti a rilanciare la storia di questa gloriosa squadra. Per quanto mi riguarda, capitolo chiuso”. Una doccia gelata per tutti quelli che, mettendosi alle spalle umiliazioni e mortificazioni di un passato molto recente, hanno supportato il progetto lanciato in estate da Giglio, all’epoca (va ricordato) pienamente condiviso da Negri. E una sortita che arriva appena 24 ore dopo l’invito dell’imprenditore alberghiero a remare tutti uniti ed a mettere da parte interessi ed invidie personali in nome di un obiettivo più alto e nobile, quello della creazione di un Sorrento ambizioso e che diventi negli anni sempre più robusto e credibile. Tuttavia Negri è irremovibile: il Sorrento, allo stato attuale, dovrà procacciarsi un altro titolo sportivo per dare continuità alla propria storia ultrasettantennale. Si vedrà nei prossimi giorni quali saranno in concreto i margini per una ricomposizione tra le parti, ora difficile. Da una parte Giglio che, facendosi personalmente catalizzatore di svariate risorse imprenditoriali della penisola (la Msc su tutte), ha consentito al club di compiere un salto quantico decisivo in termini organizzativi e sportivi. Dall’altra Negri, che rimarca “visioni strategiche diverse” col suo (oramai) ex partner. E che, secondo voci di corridoio, sarebbe intenzionato a chiedere una cifra assai consistente per alienare la propria creatura. Prima sodali, ora distanti, questo il termometro dei rapporti tra i due. Fatto sta che il destino del neonato Sorrento è appeso ad un filo. Con buona pace di chi ama i colori rossoneri e ha sognato di rivivere i fasti di un tempo neanche tanto lontano, ripescando in se stesso un entusiasmo in fase crepuscolare. Una rottura che, se consumata ufficialmente, chiamerà in molti al redde rationem e ad una assunzione pubblica di responsabilità. Il Sorrento ancora oggi è un’entità che produce passione, orgoglio e senso di identità, che può ostentare storia e blasone e che è a tutti gli effetti un bene comune, da preservare. E il rinnovamento di questo sogno collettivo non può non passare per la cessione, magari dolorosa, di qualche frammento di sovranità. Da parte di tutti. Il tempo c’è e col buon senso si può, ma la palla passa ora a Negri, vero dominus di questa vicenda: tocca a lui riaprire i canali dei dialogo per non passare alla storia come il primo sicario di questo progetto che ha rigenerato una nuova e più bella narrazione calcistica in costiera. Solo a lui, giocoforza, va chiesto un atto di generosità e pacificazione. A Giglio, chiaramente, toccherà ascoltare e provare a ricucire. Necessariamente. Perché far naufragare questo progetto sarebbe scellerato. E delittuoso far “scappare” Giglio dopo averlo già messo in condizione di alzare bandiera bianca nel 2008.

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