SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. Ha lasciato un bellissimo ricordo a Sorrento. Mister Massimo Morgia ci ha rilasciato con cortesia e con la sua riconosciuta signorilità, un’intervista sull’attuale situazione dei costieri. Lui è alla guida della Pistoiese, con cui è in testa al girone E del campionato di serie D. Mentre si sta guadagnando l’approdo tra i professionisti cercando di tenere a debita distanza le inseguitrici, c’è un Sorrento che rischia di precipitare negli abissi. É una situazione davvero difficile per quanto riguarda la compagine rossonera, chiediamo al tecnico capitolino, come risolleverebbe il morale di una squadra che, pur dovendo recuperare terreno, è reduce da tre ko consecutivi: “Ritengo Simonelli un grande allenatore, lo conosco benissimo e lo stimo tanto, non ha bisogno dei miei consigli. Sono sicuro che sa bene cosa deve fare e come motivare la squadra in vista di un impegno così delicato. Non posso entrare nel merito delle tre sconfitte consecutive, certo che un filotto negativo di tre partite può provocare qualche contraccolpo. Ciò che bisogna fare è non smarrirsi mai, non perdersi d’animo, il campionato non è lunghissimo, ma il margine di recupero c’è purché si innesti la marcia giusta”. Morgia ha piena fiducia nelle capacità di Simonelli, ma soffermandoci sull’aspetto mentale ed emotivo, quanto può condizionare la pressione di dover fare risultato a tutti i costi? “Qualche rischio lo comporta. E posso anche parlare di una mia esperienza diretta, faccio l’esempio proprio della Pistoiese che ho rilevato lo scorso anno ad undici gare dalla fine. Eravamo lontanissimi dalle squadre che si giocavano i play off, ma con otto vittorie e tre pareggi ci siamo guadagnati la post-season superando anche le prime due fasi. In queste situazioni, non bisogna fare calcoli, ogni partita deve essere interpretata come una finale”.Senza arrovellarsi il cervello di tabelle e previsioni, a quanto pare, l’attenzione deve essere rivolta esclusivamente al prossimo impegno. Il tempo per recuperare ci sarebbe anche considerando che, dopo le prime quattro, tutte le altre sono racchiuse in pochi punti: “Sorrido quando penso che tra queste quattro squadre, ben tre sono state ripescate. E pensare che poteva esserci anche la mia Pistoiese che, in graduatoria, precedeva queste compagini, ma per motivi economici, non è stato possibile essere ripescati. Ritengo che anche la mia attuale squadra avrebbe potuto essere protagonista in Seconda Divisione, perché ci sono tanti club di serie D sullo stesso piano di chi è tra i professionisti. Ciò testimonia quanto sia sceso il livello tecnico di questi campionati, speriamo che con la nuova riforma ci possano essere delle migliorie”. Sul fatto che la qualità della Seconda Divisione non sia eccelsa, sono d’accordo molti addetti ai lavori, c’è una linea sottilissima che separa molte squadre di D a quelle che militano in categoria superiore. Ma torniamo al Sorrento, alle prese con diversi problemi tra cui quello di far punti in casa, in troppe hanno sbancato l’impianto di Via Califano: “E’ strano perché il “Campo Italia” era la nostra forza – dichiara Morgia – per le avversarie era difficilissimo fare risultato nel nostro fortino. Il calcio ci insegna che gli obiettivi si raggiungono collezionando quanti più punti è possibile tra le mura amiche e ricordo che, con me in panchina, riuscivamo sempre a trovare il modo per scardinare le difese avversarie”. Ma emerge una strategia per eccellere quando si gioca su campi dalle dimensioni così ridotte: “Noi facevamo un pressing molto alto, attaccavamo subito le difese avversarie senza lasciargli il tempo di impostare, ma questa è una prerogativa delle mie squadre. Certo che in un campo stretto, questo modo di giocare può essere una soluzione importante, poi è naturale che la qualità dei singoli faccia sempre la differenza, se si hanno giocatori bravi, è normale avere più possibilità di trovare il guizzo vincente. Ma, ripeto, un pressing martellante e soprattutto offensivo, può essere l’arma giusta”. Doveroso chiedergli il ricordo della sua avventura nella terra delle Sirene: “Conservo un ricordo bellissimo di una esperienza entusiasmante, direi unica. Non nascondo che è stata la società con cui mi sono trovato meglio, gente seria e molto accogliente come Castellano e la famiglia Giglio, davvero persone splendide”. Tempi in cui c’erano tutte le condizioni per lavorare bene e, in chiusura, mister Morgia esorta la squadra a crederci ancora: “Il Sorrento ha il dovere di provarci, i campionati si decidono nelle ultime giornate, auguro ai rossoneri di ritrovare convinzione e serenità già dalla prossima partita. Faccio il mio più sentito in bocca al lupo alla squadra per quest’ultima parte di campionato”.

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