SERVIZIO DI STEFANO SICA (FOTO DI CARMINE GALANO)

 

Con la Mariglianese è stato tra i migliori in campo, denotando lucidità e voglia di stupire nonostante non venisse chiamato in causa da tre mesi e mezzo (a Scafati, nel 3-1 rossonero contro il 1922, l’ultima apparizione). Segno di qualità intrinseche oltre che di estrema professionalità e di attaccamento ai colori. Peculiarità che Valentino Russo, classe ’96, sta mostrando giorno dopo giorno di possedere: per lui, la competizione con Francesco Santaniello, l’altro giovane pipelet di Turi, si sta traducendo più in un benefit che in un motivo di avvilimento. “Non giocavo da dicembre anche perché, poco dopo, mi sono fatto male durante il torneo di Vico Equense – sottolinea a TuttoSorrento -. Ho saltato sei partite ma, quando sono rientrato, mi sono sempre allenato come se la domenica dovessi giocare. Poi spettava a mister Ferraro prima, e a mister Turi poi, decidere se impiegarmi o meno. Ma io sono sempre stato a loro disposizione”.

Maestosa la parata su Romano nel primo tempo.

“Penso di averlo chiuso bene e di essere rimasto fermo fino alla fine. La parata, così, è stata meno difficile di come è potuta sembrare all’esterno. Sono stato bravo a restare sempre in piedi nell’aspettarlo”.

A cosa imputi il calo che, oramai, sta facendo correre il rischio di perdere il campionato a beneficio del Città di Nocera?

“Secondo me alcuni episodi sono stati decisivi, penso ai tanti rigori che ci sono stati fischiati contro nel periodo più caldo della stagione, come a Montesarchio e Nocera o in casa col Positano. Col Massa, forse, pensavamo inconsapevolmente che avremmo trovato vita facile. Invece non è stato così: ci hanno fatto la guerra difendendosi coi denti, visto che dovevano salvarsi. Magari abbiamo sbagliato quella partita, più delle altre, come approccio mentale”.

A chi devi più di tutti la tua crescita calcistica?

“Quando ero molto piccolo, proprio qui a Sorrento sono stato cresciuto da Mario Capece per un paio di mesi, e ho un ottimo ricordo di lui. Luca Sorrentino mi diede le basi: lui è bravissimo soprattutto coi bambini e mi fece fare il salto dalla scuola calcio al settore giovanile, addirittura lanciandomi tra i ’94. Ci tengo tantissimo a ringraziarlo. Ma anche tanti altri mi hanno lasciato qualcosa: penso a Vincenzo Criscuolo, Marco Napolitano, Marco Giglio o Vincenzo Esposito. Quest’ultimo mi ha aiutato anche mentalmente ad entrare nel mondo dei “grandi”. Quest’anno, mister Uliano mi sta aiutando molto, dal punto di vista mentale, a calarmi nella categoria e nella mentalità di questa società che ha bisogno di portieri professionali e che si facciano trovare sempre pronti”.

Chi ti ha voluto a Sorrento?

“La prima telefonata me la fece il direttore Di Nola. Mi stavo allenando a Gragnano e lui mi pressò in tutti i modi per farmi venire a Sorrento. Ovviamente credo che mi abbia voluto mister Turi, altrimenti non sarei qui”.

Il tuo futuro: meglio il progetto Fc Sorrento o la sicurezza di un posto da titolare altrove?

“Giocare ed avere delle responsabilità, nel bene e nel male, fa sempre piacere. Ma ho scelto di fare ancora l’Eccellenza perché Sorrento è la mia città e vorrei contribuire a portare di nuovo questi colori in alto. Quindi resterei senza alcun indugio, a prescindere da ogni altra valutazione”.

 

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