SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. “Ciurma, andiamo tutti all’arrembaggio, forza! Vediamo adesso chi ha coraggio, niente potrà fermarci adesso siamo qua, avanti che si va, un solo grido….”. La sigla del manga One Piece, si attaglia alla perfezione al caso del Sorrento, chiamato alla disperata ricerca di ribaltare quattro reti di svantaggio. Il mantra deve essere uno solo: all’arrembaggio! Qual è il rischio? Di subire un altro gol e di chiudere definitivamente i giochi? Meglio subire un ulteriore danno a qualcosa che sembra già irreparabile o provare, disperatamente, ad avere qualche speranza di salvezza? Preferibile la seconda ipotesi, no? Quindi, si dovrà giocare una partita nella partita. Perché nei primi 20′ deve essere una gara a se stante: lì si deve avere la massima intensità per arrembare. Come se ci si giocasse tutto nei primi venti minuti, se si sblocca il risultato qualcosa si può muovere, se si resta imbrigliati, allora ogni velleità inizierebbe a dileguarsi. Stiamo provando a dirle tutte sospinti dalla disperazione perché, in fondo, c’è sempre la speranza che possa verificarsi il clamoroso. Non ci crede quasi nessuno, e a giusta ragione, visto lo stato mentale e fisico in cui versa questo Sorrento. In un certo senso, dover recuperare quattro gol può far sì che si dia davvero tutto per rimettere la barca in linea di galleggiamento. Se c’era solo un gol da recuperare, si poteva correre il rischio di gestire la situazione facendo il gioco degli avversari mentre, adesso, un assedio iniziale e un pizzico, pardon, quintali di fortuna, potrebbero riaprire i giochi. Sia ben chiaro, non è nostra intenzione alimentare illusioni, la gara d’andata è come se avesse sottratto qualsiasi speranza di remuntada ma, visto che questi 90′ vanno comunque giocati, perché non provarle tutte? È la mossa della disperazione, anziché abdicare a priori, che prezzo può avere un arrembaggio iniziale onde scardinare la retroguardia biancoceleste? Non si ha nulla da perdere, capitolare ancora non cambia le cose, tentare un ruggito sarebbe già un segnale confortante a difesa dell’orgoglio. Purtroppo, lo scoglio del poker di Frattamaggiore, sembra davvero insormontabile, ma da quello choc bisogna trarre una rabbia insopprimibile per cercare di travolgere coloro da cui si è stati travolti. Il fatto che i rossoneri non siano mai riusciti a ribaltare uno svantaggio, è un ulteriore segnale di come ci si stia costruendo scenari utopistici ma, in fondo, pur zavorrati dalla disillusione, tutti nutriamo che la squadra possa aver assunto una cura dall’effetto taumaturgico capace di renderla devastante. L’Arzanese è arrivata a questi spareggi così carica di vigore ed entusiasmo che, stropicciandosi gli occhi per l’impresa di aver evitato una retrocessione quasi certa, ha gridato che il bello doveva ancora venire. Un grido di battaglia legittimo per chi si sente sicuro di imporsi, il Sorrento si è ritrovato ad essere il malcapitato, vittima della peggiore delle sconfitte. Si dovrebbe passare da un grido all’altro, negli uomini di Simonelli deve tuonare la voce della svolta. Preparare l’arrembaggio e iniziare la riscossa. Ora o mai più…

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