Oggi l’ora del caffè è particolarmente ricca. Al nostro tavolo si siede, infatti, Giancarlo Colonna, sorrentino doc e storico fisioterapista del Sorrento fino al 2012.“Innanzitutto – si affretta a sottolineare Giancarlo – devo ringraziare voi di TuttoSorrento.com”.

Di niente. Ma per cosa?
“Per esservi ricordati di me. E perché oggi mi offrite l’opportunità di parlare del nostro Sorrento”.

Figurati. Giancarlo, a proposito, sei andato via in punta di piedi. Quasi dalla porta di servizio, con silenzio e discrezione. E’ quello che poi ha contraddistinto il tuo ruolo di ‘fisioterapista’: fondamentale nell’economia di una squadra, ma lontano dalle luci della ribalta. Non abbiamo letto un rigo sul tuo addio. Non siamo qui a polemizzare, o a ficcarci in rapporti professionali, che hanno una loro dialettica, che va tenuta privata. Ma quanto ti costa non sederti più su quella panchina?
giancarlo san paolo“Mi costa tantissimo. Ed è la motivazione per la quale, la domenica, preferisco indirizzare il mio interesse verso la seconda squadra del cuore, che è il Napoli. Ma non lo faccio per tradire i colori rossoneri: il dolore che provo nel non far parte, da protagonista, della famiglia del Sorrento è difficile da esprimere. Preferisco stare lontano dal campo Italia proprio perché non voglio affondare un coltello in una ferita aperta. Il mio amore verso questo club e questi tifosi credo di averlo ampiamento dimostrato: ho lasciato il Sorrento non certo per questioni economiche. Tutt’altro. Il divorzio è avvenuto in un momento in cui la società doveva affrontare problematiche che necessitavano di una risoluzione tempestiva e un assorbimento totale di energie. In quel periodo, quindi, vennero fisiologicamente trascurate alcune questioni. Tra queste anche la vicenda dell’organico dei fisioterapisti. Inevitabilmente, quando ci sono da operare tagli e fare dei sacrifici per garantire la continuità di un progetto, c’è il forte rischio di frizioni interne, legittimate anche dalla circostanza che ogni singolo componente di un gruppo pensa, giustamente, al proprio futuro professionale. Non era il mio caso: dopo un colloquio con l’avvocato Francesco D’Angelo e gli stimoli positivi che mi trasmetteva il segretario Francesco Imperato, diedi disponibilità immediata ad offrire volontariamente la mia opera professionale nei ritagli di tempo. La nuova formula del mio impegno durò, tuttavia, pochissimo: capii, in realtà, che quella che mi aveva accolto per dieci anni, non era più la mia casa. E in silenzio preferii allontanarmi”.

Per quanto tempo hai prestato la tua opera professionale al Sorrento? E a quale ricordo sei più legato?antonio zito sorrentp
“Approdai al Sorrento nel 2003. E sono rimasto fino al 2012. Di ricordi ne ho tantissimi. A partire dal primo ritiro di San Terenziano, sotto la guida di mister Amato. In squadra c’era un ragazzino di nome Zito (nella foto a destra, ndr). Proprio a lui è legato un simpatico aneddoto. Io ero alle primissime armi e ricordo che confidai al medico sociale, Goffredo Acampora, che sapevo fare le iniezioni solo in teoria, perché in pratica non le avevo mai fatte. Chiesi dunque la gentilezza al dottore, di togliermi quell’incombenza”.

E lo fece?
“Assolutamente no. Zito ebbe un problema allo schiena. Il dottore lo visitò e mi ordinò: ‘Giancarlo fai una siringa di Muscoril e Voltaren’. Io guardai il medico Acampora come per dire: ‘Ma sei impazzito?!’.

Come andò a finire?
“Secondo te? Preparai la siringa e la sparai sul povero Zito. Però penso di avergli portato fortuna a quel ragazzino, non credi?”

giancarlo colonnaAltri ricordi?
“Sì, la vittoria ai play off di serie D contro il Savoia. Come giocava bene quel Sorrento di ragazzini allenato da mister La Scala! Ma ricordo anche una partita a Scilla, sempre in serie D, del Sorrento di mister Cioffi. Quella gara fu caratterizzata da un ostruzionismo esasperato da parte degli avversari, con un pallone supplementare che entrava puntualmente in campo con la speranza di perdere un po’ di tempo e consentire ai padroni di casa di strappare un punto. Io ricordo che entravo in campo per recuperare tutti i palloni lanciati dalla panchina e dagli spalti calabresi. Al 90esimo, Ingenito realizzò il gol della vittoria. Per evitare la frustrazione degli avversari, ci rinchiudemmo negli spogliatoi. Ovviamente non sto qui a dilungarmi su altri ricordi positivi, come la promozione in C1, e la B sfiorata. Però, forse, quest’ultimo non è un ricordo tanto positivo: fu uno dei pochi bocconi amari che ho mandato giù da fisioterapista del Sorrento”.

In tanti anni, hai visto passare tanti calciatori. Sotto il profilo sportivo, quale ti ha più impressionato di più? Paulinho possibilmente escluso.
“Ho vissuto 10 anni di successi e quindi calciatori fortissimi ne ho visti tanti. Se devo fare un nome, Paulinho escluso, mi impressionò Carmine Gautieri. D’accordo, venne a Sorrento a fine carriera. Ma quando toccava il pallone, capii subito perché vanta, nella sua carriera, tanti anni di serie A. Aveva lampi di classe cristallina”.

Con quale calciatore, in particolare, hai stretto un rapporto che va al di là della tua attività?
“Mi chiedi sempre di fare nomi ma questa è la cosa più difficile perché rischio sempre di dimenticare qualcuno. In ogni caso, non mi sottraggo alla risposta: escludendo tutti i ragazzi sorrentini, con i quali il cordone non si è mai staccato, sono rimasto molto legato a tutti i ragazzi del Sorrento più forte di sempre”.

colonna armellinoQual è il Sorrento più forte di sempre?
“A mio avviso, quello della stagione 2010/11. Sento spesso Lo Monaco, Angeli, Nicodemo , Armellino (nella foto a sinistra, ndr), Erpen, Gegè Rossi, Togni e Paulinho. Mai avuto un gruppo così unito. Quell’anno organizzai un Fantacalcio rossonero e il mercoledì sera ci vedevamo spesso a casa mia per vedere la Champion’s League. Davvero ragazzi eccezionali, che meritavano quella benedettissima promozione!”.

Quale calciatore, invece, non ha reso secondo le sue reali potenzialità?
“E’ un sorrentino doc, ed è Giulio Russo. E’ uno dei giocatori più forti che abbiamo avuto a Sorrento. Aveva potenzialità da serie A. Ricordo ancora il gol al Savoia nella finale play off e poi l’esultanza esponendo la maglietta: ‘Perché nisciun o’ vo’? Fantastico!”.

In serie D, nella semifinale play off contro il Lavello, il gol di Teta, allo scadere, ti fece sobbalzare della panchina: corresti per tutto il campo, ti arrampicasti alla recinzione. Sembravi un indemoniato. Un ultrà sulla panchina. Lo rifaresti?
“E me lo chiedi pure? Certamente! C’è un aneddoto legato ad Angelo Teta e a quella partita. Nella settimana precedente, mi dedicai tutti i giorni alla caviglia di Angelo, gonfia e dolente. Per la gara contro il Lavello, fu un autentico miracolo vederlo in campo. La sua punizione ci regalò una gioia stupenda. Ricordo che corse da me, per abbracciarmi e ringraziarmi: fu un momento molto toccante…”.

giancarlo colonna 2Hai visto passare tante gestioni societarie: Giglio, Castellano, Gambardella… Quale differenza hai riscontrato?
“Tutte gestioni di altissimo livello. Il presidente Castellano, a cui sono molto legato, era un papà. A lui, potevamo rivolgerci per qualsiasi problematica, trovando sempre un contributo determinante alla relativa soluzione. Giglio è un carismatico: la domenica, quando parlava alla squadra prima della partita, mi faceva venire la voglia di scendere in campo e spaccare tutto. Giglio ci faceva sentire invincibili. Gambardella, invece, impostò la società in una formula più aziendale. Un salto di qualità, anche perché vennero ingaggiati calciatori che forse, a Sorrento, non avremmo mai visto. Castellano, Giglio e Gambardella vanno ringraziati. Tanto per fantasticare, l’ideale sarebbe avere i tre presidenti contemporaneamente al ponte di comando, con Gambardella e la sua filosofia aziendale, con Castellano ‘controllore al campo’ e Giglio motivatore. Sarebbe un Sorrento da nuovo-Chievo”.

E sugli allenatori? Chi ti ha colpito di più?
“Tutti mi hanno insegnato qualcosa. Amato mi ha trasmesso l’idea dello spogliatoio. Allenatore vecchio stampo, mister Sasà beccò Aruta e Cascone Pietro a parlare con due ragazze e li fece allenare per giorni senza gli indumenti ufficiali del Sorrento, perché, a suo dire, non erano degni di indossarli. Poi, La Scala: un sorrentino come me, ebbe il merito di dare l’input alla scalata verso il professionismo. Poi Cioffi, gestione perfetta dello spogliatoio: eravamo una famiglia vincente. Provenza? Troppo diverso da Cioffi, non ebbe il tempo di capire Sorrento: vincemmo a Pistoia e volle indossare una maschera di Carnevale per sbeffeggiare chi diceva che lui non sorrideva mai. Morgia, invece, ci rendeva partecipi di tutto: diceva che un magazziniere, un massaggiatore e un fisioterapista fanno acquisire punti, come i calciatori”.

E Simonelli?
“Un vero professore. Con lui ho avuto anche screzi, ma ho capito come ci si comporta in una squadra di alto livello. Mi ha insegnato tanto, con lui nessuno parlava, tutti rispettavano il proprio ruolo. Lo so, in molti lo criticano ma io che ho avuto l’opportunità di lavorarci, lo stimo e dico che, se non siamo andati in B, è solo per quel maledetto infortunio capitato a Paulinho. Poi c’è Novelli, poco tempo ma necessario per mettermi a dieta, peccato che sia andato via presto, altrimenti ci sarei riuscito! Sarri è un grande allenatore e un grande fumatore, ma forse quell’anno si sbagliò a cambiare tanto una squadra arrivata seconda. Dulcis in fundo, Ruotolo: buon tecnico”.

Oggi, come trascorri la tua domenica senza il Sorrento? “
Ho riscoperto la famiglia. E i miei figli Giorgio, Federica e Maria Sofia hanno riscoperto di avere un padre. Mia moglie si è resa conto di avere un marito. Sotto questo punto di vista, tutto fantastico. Ma vorrei raccontare un altro aneddoto. L’anno scorso, sono stato il fisioterapista della squadra del Posillipo, pallanuoto, serie A.  Un sabato mia moglie venne a vedere una partita: mi vide lì a bordo-vasca, seduto, tranquillo e spaesato. Tornato a casa, mia moglie mi disse: ‘Gianca’ ma che ci fai lì? Questo non è il tuo ambiente, senti a me torna a Sorrento”.

Come vedi il Sorrento?
“Devo dirti la verità, è proprio un bel Sorrento. Forse mi ricorda un po’ quel Sorrento di La Scala. Speriamo di ritrovarci in Lega pro, e speriamo di poter essere di nuovo partecipi di un grande Sorrento! Perché il mio sogno, come dicono tanti tifosi, è quello di vedere un Sorrento pieno di sorrentini dove la passione la faccia da protagonista!”.

Grazie Giancarlo, può bastare.
“Ma perché, abbiamo già finito? Scusami, non mi sono reso conto di essermi dilungato, ma sono in astinenza rossonera da due anni, e tu mi hai fatto scatenare con queste domande. A proposito, non ho mai avuto l’opportunità di fare dei ringraziamenti pubblici. Per questo, approfitto di questo spazio. Voglio ringraziare tutti i medici con i quali ho collaborato: Acampora, Campolongo, Raffone e il mitico D’Arrigo. Poi un saluto speciale a Baldo Colamazza, uno dei pochi che l’anno scorso mi ha sempre telefonato, e più volte mi ha chiesto di tornare al campo: una persona speciale”.

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