SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. Guai a chi gli tocca Sorrento. Renato Cioffi è legato alla costiera da un filo indissolubile. Non foss’altro per essere stato il timoniere di quella nave che, spiegando le vele, si è inoltrata verso orizzonti luminosi, lidi di felicità, terre di bellezza. Sotto la sua gestione, la squadra ha conquistato due promozioni in altrettante stagioni: dalla serie D alla C1. Possiamo solo immaginare il suo dolore nel vedere i colori che lui ha portato in alto, sbiadirsi così, fino a ritornare mestamente al punto di partenza. La tristezza che ha ghermito il suo cuore l’ha espressa anche attraverso Facebook, scrivendo sulla pagina dedicata a chi il Sorrento non lo lascia mai solo. Chissà cosa provasse mentre batteva i tasti della tastiera, probabilmente gli scorrevano nella mente tutti i momenti belli: la doppia volata vinta con la Vibonese prima e con il Benevento poi, suggellando due anni di vittorie e di glorie. “Un giorno sarà legato al mio nome il ricordo di qualcosa di enorme”, sfogliando Nietzsche si ha come la sensazione che mister Cioffi abbia tratto ispirazione da una simile frase. L’abbiamo già contattato quest’anno, quando si augurava che, nel marasma generale, si riuscisse a salvare almeno i professionisti, invece, il baratro si è aperto fagocitando tutto. Il tecnico irpino ritorna al messaggio, scritto di suo pugno, che ha pubblicato in rete per poi aprirsi ai ricordi di anni inenarrabili per la storia del calcio a Sorrento: “Quelle parole che ho scritto me l’ha suggerite il cuore, le sentivo veramente, purtroppo il dolore è forte. Credetemi, fa davvero male vedere sprecati in soli due anni tanti sforzi, tanti sacrifici per portare il Sorrento in alto. Quanto ricordi mi sono passati nella mente. Come quella partita giocata a Scilla, contro una squadra ormai già retrocessa a metà campionato che, però, ci aspettò al varco perché, probabilmente, aveva tutto l’interesse a favorire le nostre antagoniste. Era una squadra che le prendeva ovunque, ma ci aspettò una battaglia, tant’è che riuscimmo a vincere al ’97 con un gol di Ingenito, a fine gara fummo oggetto di un lancio di pietre, un clima di guerriglia urbana. Ma quel blitz ci proiettò al primo posto e non lo perdemmo più fino a vincere il campionato di serie D, quella stagione fu straordinaria. Ricordo anche la prima partita di coppa Italia, quando battemmo in casa l’Aversa con un pokerissimo. C’erano trenta persone sugli spalti, dissi a chi mi era vicino che, anche con un organico fortissimo, difficilmente saremmo andati lontani senza il sostegno della nostra gente. Be’, arrivammo a portare tremila persone al “Campo Italia”. Ci aggiudicammo anche la coppa Italia con un percorso entusiasmante, battemmo il Cervia di Ciccio Graziani, quella squadra su cui erano puntati i riflettori delle televisioni nazionali, pareggiamo a Sorrento ma fummo devastanti in casa loro. Poi la doppia finale con il Giarre, la soddisfazione di un successo importante, quell’anno brindammo a due titoli, quello di coppa Italia e il primato che ci condusse in C2”.

E qui apriamo un’altra parentesi, quella del fantastico campionato che portò il Sorrento a conquistare subito un’altra promozione per un biennio destinata ad entrare nella storia: “Non solo vincemmo il campionato ma dimostrammo la nostra forza anche in coppa Italia. Piegammo Salernitana e Avellino che militavano in categorie superiori, quei successi ci accreditarono come una delle realtà più belle del calcio campano. Poi, nel doppio incontro con il Gallipoli, decidemmo di dare priorità al campionato dal momento che avevamo il Benevento alle spalle e non potevamo permetterci distrazioni. C’era il rischio di complicare il cammino in campionato e quella scelta si rivelò azzeccata. Lì ebbi l’occasione di far esordire Immobile che ora farà parte della spedizione azzurra che andrà a giocarsi i Mondiali in Brasile. Captai subito le grandi doti del talento di Torre Annunziata durante gli allenamenti delle giovanili, quante lunghe giornate trascorse al “Campo Italia” a contatto con i ragazzi. Il nostro settore giovanile era il più invidiato, purtroppo, chi ha gestito la società negli ultimi anni non ha saputo valorizzarlo. Questa è una grave responsabilità che denuncia ulteriormente un fallimento inesorabile. Chiudo il cassetto dei miei ricordi con una considerazione che deve far riflettere: in serie D avevamo una squadra più forte rispetto a quella dell’anno successivo, perché l’avevamo costruita per vincere mentre, per la C2, avevamo innestato solo qualche pedina utile alla causa. Quella vittoria, infatti, fu un mezzo miracolo, ma le vere basi le avevamo gettate l’anno prima. Ed è ciò che bisogna fare adesso. Negli ultimi tempi a Sorrento sono passate tante persone piccandosi del titolo di professori, a me basta quello di vincente. In 68 partite abbiamo perso sei volte, due in D e quattro in C2”.

Gli errori dell’anno scorso non hanno insegnato nulla, un tonfo dopo l’altro e si è ritornati tra i dilettanti. Sono molteplici le cause di un simile disastro, una Waterloo che lascia sbigottiti, impotenti. Anche quest’annata ha avuto un triste epilogo, con mister Cioffi proviamo a commentare come sia stato possibile arrivare a questo punto: “La verità è che se ne sono fregati di tutto, qualcuno non ha voluto il bene del Sorrento. La squadra non doveva proprio arrivare a questi spareggi perché, nonostante tutto, è stato costruito un organico che avrebbe potuto stare nella parte alta della classifica. Ma va detto che è stata sbagliata l’organizzazione, la programmazione, purché ci sia stata. Non si può iniziare una stagione così delicata impostando tutto sulla linea verde e con un allenatore che aveva sempre lavorato con i giovani, mancava l’esperienza necessaria. Già lì le idee erano poco chiare, poi è stato deciso di ingaggiare un tecnico che non aveva un buon rapporto con la tifoseria. Però, bisogna dire che nel girone di ritorno c’è stato un netto cambio di marcia, se la squadra avesse avuto quel rendimento anche all’andata, avrebbe potuto chiudere il campionato addirittura sul podio della classifica”. Adesso, più che processare chi si è macchiato di una simile responsabilità, conviene ripartire immediatamente per un pronto rilancio. Sul futuro, però, pendono ancora tanti interrogativi, regnano le nubi, regna l’incertezza, regna anche l’inquietudine. Perché c’è bisogno che qualcuno prenda in mano la situazione e dia inizio ad un nuovo corso, del resto è la speranza di tutti i sorrentini. Anche su questo punto, l’ex tecnico di un Sorrento glorioso si apre ad un ragionamento ampio ed esaustivo: “Bisogna ricominciare, ripartire senza abbattersi. Anche grandi realtà della nostra regione come Napoli, Avellino e Salernitana sono fallite ma, rimboccandosi le maniche e partendo da categorie inferiori, sono rinate suscitando grande entusiasmo tra i loro tifosi. Ciò che è successo a Sorrento è dura da digerire, ma ora ci vogliono imprenditori, possibilmente locali, che abbiano davvero a cuore le sorti del calcio in costiera. Bisogna riacquistare la credibilità che è mancata negli ultimi anni, si deve creare un senso di appartenenza, come facemmo noi. Avevamo l’onore di portare sul cuore lo stemma del Sorrento e scendevamo in campo per mantenere alto il nostro senso di orgoglio. Ma perché subentri il desiderio di rilevare il Sorrento, c’è bisogno di trovare una società senza debiti, chi è disposto a spendere tanto denaro per ripianare le falle lasciate da una gestione dissennata con il rischio di ritrovarsi un budget limitato per allestire una squadra? Non avrebbe senso, ci vuole una situazione migliore e, batto forte su un tasto particolare: ci vogliono i sorrentini. Non ha senso avere in società chi è disposto ad investire per due o tre anni per poi lasciare baracca e burattini. C’è bisogno chi sposi appieno la causa Sorrento per amore e non interesse o altre forme di bramosia. Il discorso potrebbe continuare, perché la querelle relativa allo stadio non ha trovato ancora una via di risoluzione. Ricordo che già sette anni fa, il sindaco di quell’amministrazione parlava di ristrutturazione, ma il campo versa sempre nelle solite condizioni. Non è possibile che realtà più piccole di Sorrento abbiano strutture bellissime, mentre in costiera debba perdurare una questione simile. È probabile che anche l’attuale amministrazione non abbia capito quanto sia importante, anche per l’immagine della città, avere uno stadio a norma di legge, non servono investimenti troppo onerosi, ma almeno una Tribuna coperta e un minimo di comodità. Questi interventi si possono fare tranquillamente, basta volerlo e, a questo punto, mi chiedo: si vuole veramente il bene del Sorrento?”. Non pretendiamo molto: solo di sapere se c’è qualcuno in grado di rispondere….

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