SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. Non si parla d’altro che di spareggi ma non si parla d’altro che di Arzanese. La febbre sale sempre di più con l’approssimarsi dell’evento. È in gioco tanto, e lo sanno bene entrambe le formazioni che si daranno battaglia in due sfide ad alta tensione emotiva. Ma, prima di un appendice di campionato, è bene trarre dei bilanci per avere un’idea circa la consistenza e la situazione attuale di una squadra in vista di impegni decisivi. Il Sorrento lo stiamo passando al setaccio con i nostri taccuini aperti alla voce dei colleghi costieri che seguono da vicino i rossoneri. A rispondere alle nostre domande si presta anche Stefano Sica, che cura la Lega Pro sul clicatissimo sito di Tuttomercatoweb.com. Ma lui è anche una presenza fissa degli studi televisivi in vesti diverse, lo si trova a fare il padrone di casa di qualche salotto mentre in altri è ospite come autorevole opinionista.

SEMBRAVA FINITA… – Dalla penna partenopea ci facciamo dire subito quale sentimento alberga dentro di sé tra speranza per gli spareggi e rammarico per la mancata salvezza diretta: “Indubbiamente meglio lasciare spazio alla speranza, soprattutto per come si erano messe le cose ad un certo punto del campionato. Specialmente dopo la sfida interna con l’Ischia, c’erano tutte le componenti per distruggere un percorso: classifica difficilissima, tifosi contro, era facile imboccare la strada di un vicolo cieco. E pensare che, se il Sorrento avesse vinto quel derby contro gli isolani, sulle ali dell’entusiasmo, avrebbe potuto riaprire i giochi per la salvezza diretta, invece, quel tonfo creò un clima di bufera da cui era difficile emergere. Ad un certo punto si era addirittura lontani dalla dodicesima, l’ultimo posto utile per gli spareggi, certo questo non significa che non ci siano rimpianti, ma ora è tempo di spareggi ed è il caso di coltivare la speranza di poterseli aggiudicare”. Sappiamo del rapporto piuttosto teso tra Simonelli e la piazza, ma è all’ex Benevento che la società ha dato fiducia per sostituire Chiappino. Chiediamo a Sica se, a suo modo di vedere, è stata una scelta felice: “Quello che si può dire è che i numeri hanno dato ragione a Simonelli, ma anche lui ha avuto problemi all’inizio. All’esordio con il Tuttocuoio ci fu quella vittoria, ma fu una questione motivazionale che coinvolse molti giocatori, poi si è fatto fatica a trovare il giusto assetto. Ritengo che, su suggerimento di un gruppo di tifosi, anche il professore si sia reso conto di quale fosse il modulo più congeniale alla rosa che aveva a disposizione. Non nascondo che, all’inizio, ero pessimista sulla scelta di affidare il timone della squadra a Simonelli, ero convinto che si sarebbe fatto inghiottire dalla situazione e che non sarebbe riuscito a gestire le difficoltà, invece, sono stato tra gli smentiti e ne sono contento. Per quanto riguarda Chiappino, penso che abbia pagato più gli errori difensivi dei singoli che lacune sul suo disegno tattico. Quello di inizio stagione era un Sorrento spettacolare e degno di fiducia, certo che se avessero preso un difensore da affiancare a Villagatti, su esplicita richiesta del tecnico che lamentava proprio una tale carenza, molto probabilmente si sarebbe ridotto il numero di topiche che poi ha determinato alcune sconfitte davvero cocenti. Penso a quelle casalinghe con Chieti e Teramo, magari si sarebbero evitate con una retroguardia puntellata secondo i dettami dell’allenatore”.

CHE PARTITA CON IL TUTTOCUOIO! – Il Sorrento ha cambiato pelle e fisionomia tra il primo e il secondo allenatore. Se prima si premeva il tasto dell’intrepidezza, dell’audacia e di una incoscienza spesso fuorviante, ora si predilige equilibrio, compattezza e solidità. Il pensiero di Stefano Sica: “Non abbiamo la controprova ma, con giocatori come D’Anna e Innocenti, soprattutto il primo che ha avuto la possibilità di giocare con più continuità a differenza del secondo alle prese, spesso, con dei malanni fisici, anche Chiappino avrebbe potuto fare benissimo. Con lui si vedeva un gioco spumeggiante, c’erano dei meccanismi che prevedevano grande profondità e spinta dalle corsie esterne, con Simonelli è un Sorrento molto pratico e meno esplosivo, anche se con il Tuttocuoio è stata una gara pressoché perfetta. Anche con il Cosenza abbiamo visto un buon Sorrento, ma la mia impressione era che i silani già pensassero ad amministrare il vantaggio accumulato nonostante si fosse superato da poco il giro di boa del campionato. Mentre, la gara di ritorno contro il Tuttocuoio, è stata uno spareggio affrontato con lo spirito giusto, la squadra ha giocato alla grande fino a trovare il bandolo della matassa e avere ragione dei conciari”. Ci sono state sicuramente partite di grande spessore per qualità di gioco e capacità di finalizzare, mentre altre in cui stenti e affanni l’hanno fatta da padrone. Scorrendo un po’ tutte le partite di questo campionato, dove si ferma la mente? Dove c’è stata più estasi e dove più tormento? “In entrambi i casi c’è l’Aversa: all’andata si disputò un primo tempo impeccabile al “Bisceglia”. Nella ripresa la squadra calò un po’ di intensità, ma riuscì a portare a casa l’intero bottino proprio in virtù di un primo tempo sontuoso. Mentre a Foggia, nonostante la sconfitta, si giocò bene per tutti i 90′, i rossoneri furono sempre vivi e presenti, la fase più difficile fu dopo il 2-1 di Quinto, anche per l’uomo in meno si rischiò di capitolare in malo modo prima di riaversi ed essere beffati solo nel finale. L’altra gara da applausi, mi ripeto, è stata quella con il Tuttocuoio, grande brillantezza e intraprendenza. La partita più insignificante è stata quella di ritorno contro l’Aversa, si veniva dallo stop di Poggibonsi dopo le due vittorie casalinghe, era importante dare almeno continuità al filotto di risultati utili tra le mura amiche, invece, fu una prestazione davvero sottotono dei costieri”. Questione singoli. In una ciurma c’è chi va alla riscossa mentre, in uno spettacolo, c’è chi resta dietro le quinte. Chi si è sentito più condottiero e chi, invece, un personaggio in cerca d’autore? “Villagatti è stato davvero mostruoso, un autentico trascinatore, uno che ha messo il suo bagaglio di esperienza al servizio della squadra. Ha mostrato da subito grande attaccamento alla maglia e la voglia di non mollare mai. Scelgo lui tra i migliori, oltre naturalmente al bomber, quel Maiorino che si è esaltato in zona gol offrendo un super contributo per devastare le difese avversarie. Benissimo anche Lettieri, fin quando ha avuto spazio con Chiappino, era un tassello che garantiva dinamismo e duttilità alla mediana, caratteristiche che sono venute fuori anche quando Simonelli l’ha chiamato in causa. Ho difficoltà a dire chi mi ha deluso, preferisco parlare di acquisti che non hanno reso secondo i loro standard di riferimento, e mi viene in mente il nome di Benci. Troppo altalenante il suo rendimento, questo mi spinge a cerchiarlo in rosso alla voce “rimandati”. Poi c’è chi è partito bene ed ha chiuso in crescendo, penso a tre giocatori come Catania, Danucci e Imparato. Sono stati ingaggiati per alzare il livello della rosa, ma l’impatto con la realtà sorrentina non è stato dei più sereni, complici anche i disagi che ha avuto Chiappino nell’assemblare l’organico. Poi Simonelli è stato bravo a mettere questi giocatori in condizione di esprimersi al meglio e da parte loro c’è stata una crescita esponenziale”.

GIOCARE A VISO APERTO – Ma tutto ciò di cui abbiamo disquisito in questa chiacchierata, appartiene ormai al passato, il presente si chiama Arzanese. Il presente in cui ci si gioca il futuro, e in palio c’è la categoria professionistica, altrimenti si sprofonda tra i dilettanti. Come se si viaggiasse sul filo di un sottile equilibrio e, in questo stato che racchiude slanci e insidie, bisogna arrivare al meglio a domenica 18, ma chi è veramente quest’Arzanese capace di riemergere dalle foschie dei bassifondi? “Una brutta gatta da pelare! In settimana sono stato proprio nel loro quartier generale a curare un servizio, e ho riscontrato un clima gioviale e disteso tra i giocatori, scherzano tra di loro e sono convinti di poter recitare un grande ruolo anche in questi spareggi. C’è molto ottimismo anche da parte di Ciro e Umberto Serrao, i presidenti che sono vicinissimi alla squadra non facendole mai mancare il loro sostengo. Del resto, stiamo parlando di una compagine che era ormai considerata retrocessa ma, con un girone di ritorno da brividi, ha conquistato meno punti solo del Messina coronando questa grande rincorsa con l’accesso agli spareggi. Dopo il pari con il Melfi, a cinque giornate dalla fine, per l’Arzanese sembravano non esserci più speranze, si era fatto il possibile ma la classifica non lasciava presagire nulla di buono, invece, si è avuta la perseveranza di crederci fino ad annichilire l’Aprilia nell’ultima partita approdando agli spareggi di fine campionato”. Cosa si dovrà fare perché non si cada nella trappola di Ripa e compagni ma si trovi ancora il modo per imbrigliarli come già fatto in campionato? E, il fatto che ad Arzano ci sia tutta questa consapevolezza di aver fatto qualcosa di grande, può portare ad una sorta di autocompiacimento? “Innanzitutto non bisognerà assolutamente speculare, guai ad attenderli che possono fare male. Sarebbe un errore andare lì a giocare per il pari, ma l’errore più grande, da scongiurare assolutamente, è quello di cambiare modulo. Pare che in settimana si sia ritornati al 3-5-2, voglio gridare a gran voce il mio no a questa soluzione che sarebbe scellerata. Guai a modificare l’equilibrio che si è trovato con questa impostazione tattica, stravolgerla sarebbe un suicidio. Consiglio, dunque, al Sorrento di andarsela a giocare a viso aperto anche in gara 1 senza fare uno sterile catenaccio e senza pensare a possibili cali di tensione di un’Arzanese caricata a mille”.

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