SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. Ha sposato una sorrentina. Il suo cuore ha iniziato a battere sotto al Vesuvio ma nella terra delle Sirene è stato infiammato dalla scintilla dell’amore. In fondo, in quel cuore da duro su un rettangolo di gioco, Salvatore Albano ha lasciato spazio a sentimenti autentici nella vita. Ma mentre nel suo cuore c’era l’amore ad albeggiare, dai suoi occhi c’era una perenne combattività a dardeggiare. Ha iniziato la sua carriera proprio nel Napoli per poi approdare al Sorrento nell’anno della serie B, nella finestra di novembre, dopo che ad agosto, quando indossava la maglia azzurra, era stato sconfitto dai rossoneri in quella partita storica del ’71. Della quale ci racconta tanti dettagli in questa lunga intervista. Ma ci parla anche di quell’anno tra i cadetti, dei tentativi negli anni successivi di riconquistare ciò che era stato perduto per un soffio. Ha sposato una sorrentina e ama Sorrento, ma ci tiene a dichiarare il suo amore anche per Napoli. Sono le sue città. Attualmente, ci dice di allenare una trentina di ragazzini a Termini, una frazione di Massa Lubrense, mentre due volte alla settimana, insieme ad Amato e a La Scala, allena altri ragazzi del Sorrento. Cerca di trasmettere loro il suo proverbiale temperamento, è stato sempre uno che ha sfidato la paura e l’ha vinta, non è un caso che Nando Scarpa, proprio ai nostri microfoni, consigliò ai giocatori del Sorrento di assumere lo stesso atteggiamento con cui Albano affrontava le partite. albano2Ecco le sue parole: “Da buon napoletano e membro di una famiglia numerosa, vedevo il calcio come un lavoro, davo tutto me stesso perché dovevo portare i soldi a casa. Ci mettevo l’anima in ogni partita, non sono mai stato un bravo giocatore, ma ho sempre totalizzato molte presenze nelle squadre in cui ho militato e ogni allenatore diceva di volerne undici come me. Ripeto di non essere mai stato eccelso dal punto di vista tecnico,  ma ci mettevo carattere, agonismo, umiltà, tutte doti che sono state la mia forza e che mi hanno permesso di portare avanti una carriera gratificante. Diciamo che la testa non mi funzionava bene…”. Quest’ultima considerazione non inficia il profilo di umiltà e abnegazione che l’ha sempre contraddistinto, ma chissà quanto abbia inciso sulla sua carriera: “La mia unica presenza in serie A è stata quella di Milano quando indossavo la maglia del Napoli. Fui espulso e quella è rimasta la mia unica partita in massima serie, però, prima di esordire in campionato, giocai anche a Stoccarda nella Coppa delle Fiere, che sarebbe l’attuale Europa League”.

Veniamo alla partita che ancora culla le notti e i sogni dei sorrentini. Quando il Sorrento andò a violare il San Paolo, non succede solo nelle favole che da un campo di periferia si vada a “profanare” una cattedrale. Albano era in campo, ma nelle file dei partenopei, ed ecco i flashback che guizzano nella sua mente: “Non è un bel ricordo per chi indossava la maglia azzurra, ma quella partita non la posso dimenticare. In realtà, ci creammo delle occasioni per raddrizzare una gara nata male, ma non le sfruttammo. Riuscimmo anche a pareggiare con una punizione di Sormani, ma il gol fu annullato per una incomprensione con l’arbitro relativa alla barriera. Però il Sorrento legittimò quell’impresa perché ci fu il doppio palo di Scarpa, Zoff si dovette superare su un intervento evitando di capitolare per la seconda volta, per noi proprio non ci fu verso di trovare il gol del pareggio, ci ritrovammo di fronte una squadra davvero arcigna. Il gol? Che ferita che si riapre. Lo ricordo perfettamente, ci fu una palla servita a metà strada, io e Panzanato non ci capimmo, sbagliammo i tempi dell’intervento e si infilò Bozza in velocità, lui era proprio veloce, superò Zurlini e, mentre Zoff gli andava incontro per cercare di chiudergli lo specchio della porta, lo freddò con un piattone rasoterra. Le responsabilità furono mie e di Panzanato, lui marcava Scarpa e io Bozza ma fummo così impacciati in quell’occasione da essere castigati”. Dal suo racconto è stato un po’ come vivere quei momenti, quelle azioni, quell’episodio che fu determinante per le sorti della contesa. Ma l’ebbrezza di quell’impresa non giovò ai costieri: “Sì, quella vittoria fu un danno per il Sorrento perché creo delle aspettative che poi non sono stati rispettate. A novembre passai proprio in maglia rossonera, debuttai nel pareggio di Genova con Nicola D’Alessio in panchina. Purtroppo retrocedemmo per un soffio, ricordo la gara contro il Palermo che sancì la nostra condanna. Con 15-20mila tifosi rosanero che vennero al San Paolo, riuscimmo a strappare un pareggio ma non bastò ad evitarci la retrocessione mentre loro approdarono in massima serie. Fu una grande amarezza per come andarono le cose”.

Albano ha vissuto tante stagioni a Sorrento, gli chiediamo i ricordi più e meno affascinanti della sua esperienza: “Il più brutto fu proprio quella retrocessione, perché la speranza di salvezza sfumò al fotofinish. I ricordi belli sono tanti, faccio fatica e fermare la mente su uno specifico, ma ricordo tutte le altre stagioni dopo quell’anno in serie B. Eravamo sempre competitivi per puntare in alto, un anno per un soffio non vincemmo il campionato. A Sorrento ho conosciuto persone eccezionali come Andrea Torino e Achille Lauro. Non mi toccate Napoli e Sorrento”. Scendiamo dalla macchina del tempo e addentriamoci nel presente, che vede i costieri impegnati affannosamente a salvare i professionisti per non naufragare in serie D. In questi giorni, tiene banco anche la querelle relativa al campo, l’ex rossonero ci dice la sua: “Mi piangerebbe il cuore se il Sorrento dovesse ritornare nell’Interregionale, mi auguro che si riesca a mantenere la categoria. Il pensiero deve essere questo anche se poi ci potrebbero essere problematiche legate alla struttura di gioco. Il “Campo Italia” non è cambiato rispetto ai tempi in cui giocavo io, e pare che non ci siano i presupposti per un restyling, addirittura non ci riuscì il Comandante Lauro, che aveva un progetto pronto, chi potrebbe riuscirci ora? A meno che non si mettano insieme gli imprenditori sorrentini prodigandosi per dare un segnale importante in tal senso, ma ho i miei dubbi”. Cosa si deve fare per trarre il massimo da queste ultime partite? “Non posso entrare nel merito, ma posso parlare dell’allenatore Simonelli che conosco molto bene. Peraltro l’ho incontrato anche da avversario quando lui giocava a Caserta. Confido in lui, nella sua bravura, nella sua esperienza, è uno che prepara bene le partite e mi auguro che lo faccia nel migliore dei modi in vista delle prossime”.Ora si affronteranno Melfi e Castel Rigone, entrambe senza più stimoli, i lucani stanno ancora festeggiando la salvezza diretta, mentre per gli umbri è stato un autentico flop. Ma questo non deve far abbassare la guardia: “Nel calcio nessuno regala niente, mi immedesimo negli attuali giocatori del Sorrento e, al loro posto, starei passando notti insonni. A me così capitava, il pre-gara mi ammazzava, lo vivevo con una intensità incredibile, dovevano darmi delle camomille per calmarmi. Ma riuscivo a tradurre la mia ansia in rabbia agonistica e la trasmettevo agli altri in settimana durante gli allenamenti. Se proprio devo dare un consiglio ai giocatori del Sorrento, dico che se si va in campo con la voglia di vincere, aiutandosi a vicenda e lottando tutti per lo stesso obiettivo, per me si vince. È importante come si arriva alle partite e io le vincevo prima di scendere in campo”.Cosa bisogna fare per allestire una squadra in grado di puntare in alto e di raggiungere gli obiettivi prefissati ai nastri di partenza? “Sono del parere che puoi avere anche Ronaldo, Messi e Ribery ma se non hai una squadra che corre, difficilmente andrai lontano. Nel calcio attuale bisogna correre più degli altri ma, in un certo senso, è stato sempre così. Il Napoli ha vinto due scudetti con Maradona, ma li avrebbe vinti lo stesso senza i cosiddetti portatori d’acqua? Quelli che garantivano muscoli, sostanza e quantità. Una casa non si può costruire solo con gli architetti e gli ingegneri, servono gli operai, la forza lavoro, è una regola più di vita che di calcio”.

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