L’ANALISI DI MAURIZIO LONGHI

Pablo Garbini è uscito allo scoperto confessando, senza infingimenti, la dura realtà in cui si trovano i giocatori del Sorrento. Le premesse iniziali erano diverse ma, con il passare dei mesi, la situazione non è migliorata. Lui ha avuto il coraggio di denunciare lo stato attuale delle cose, non potendone più di sopportare passivamente. Ha denunciato le nefandezze e non le persone, come è giusto che sia, del resto è quello che si vuole far passare anche attraverso questo articolo. Qualcuno non ha rispettato i patti e si è defilato lasciando ad altri l’onere di portare avanti una situazione senza i mezzi necessari per farlo. Sicuramente c’è chi ha lavorato e continua a lavorare per salvare il salvabile, criticare, accusare e delegittimare tanto per farlo sarebbe tendenzioso e controproducente. Ma va compreso lo sfogo di chi, pur non ricevendo compensi, scende in campo per vincere e, a fine gara, deve subire le accuse più infamanti. La speranza è che il presidente Squillante, raddrizzi la barca, la salvi dal naufragio e la conduca in un porto sicuro. Può sembrare una battuta, alla luce della professione dell’avvocato napoletano, ma non lo è, si può essere in vena di fare tutto, tranne di lasciarsi andare a lepidezze varie. Si spera, più che altro, che la squadra sia in vena di piegare la Battipagliese e, dalle parole di Garbini, pare proprio che lo sia, anzi, è come se i giocatori non vedessero l’ora di scendere in campo per tradurre in rabbia agonistica e intensità di gioco, i disagi a cui sono chiamati a far fronte. Dalle difficoltà può nascere anche qualcosa di grande, come l’affiatamento del gruppo. È commovente pensare a quello che sta facendo mister Sosa che li porta a cena fuori, ai veterani che tengono i più giovani sotto la loro egida, addirittura mettendosi ai fornelli. Nella vita, avere soldi non serve se prima non ci si sente uomini. Rebus sic stantibus, è necessario che anche i tifosi sostengano i rossoneri in campo. Mai come adesso non serve chi, a fine gara, dia adito ad accuse di compravendita di partite senza addurre valide motivazioni a sostegno di tesi suscettibili di fratture insanabili. Le parole di Garbini, per quanto possano essere allarmanti, non devono indurre il tifoso a non comportarsi da tale, ognuno è libero di non andare allo stadio ma, chi decide di farlo, deve tifare per chi indossa la maglia del Sorrento. Il tempo delle accuse si spera finisca presto, anche quello dei disagi, mentre quello che non deve mai venire meno è il tempo dell’amore. Le figure societarie, accettino come stimolo le dichiarazioni di Garbini e si attivino perché cessi questo clima di malcelata belligeranza tra più fazioni. Meglio non pensare neanche ad una possibile diaspora di giocatori nel mese di dicembre, chissà che lo sfogo del difensore argentino non sia servito per scuotere, per invitare a darsi una mossa, per suonare un campanello d’allarme in modo da essere tempestivi per evitare il peggio. Se sperare che qualcosa cambi è da ottusi, c’è anche chi è disposto a correre il rischio di passare per ottuso pur di avere ancora una speranza nel cuore. Che in società ci si attivi presto, c’è anche chi ha dato fiducia alle parole di incoraggiamento pronunciate da agosto in poi e si è esposto consapevole del rischio di inimicarsi le persone. Che i tifosi, disposti ad assistere al derby contro la Battipagliese, lascino da parte tutte le perplessità per sostenere, dal primo al novantesimo minuto, chi scende in campo con la casacca rossonera. Del resto, pur essendo ingenuo o ottuso, c’è chi pensa che si possa ancora correre ai ripari per far tornare il sereno.

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