SERVIZIO DI STEFANO SICA. “Da una settimana sono di nuovo io l’amministratore di questa società dopo la breve gestione Roberto Parziale”. Inizia così il lunghissimo racconto di Francesco D’Angelo, amministratore unico e titolare del 97% delle quote azionarie del Sorrento. Tanti gli argomenti trattati dal massimo dirigente rossonero sulle tribune del campo Wojtyla di Nocera Superiore mentre la truppa di Chiancone suda e sgobba in preparazione del match con la Leonfortese. Intanto il capitolo trattative per la cessione della società. E il nastro si riavvolge agli eventi intercorsi circa un anno fa fino ad arrivare ai giorni nostri. Intoppi e negoziati falliti che spiegano la situazione di stallo e di precarietà economica in cui continua a versare il club.

“A marzo del 2014 ho avuto il primo abboccamento per cedere la società. Eravamo in C2. Ci fu un contatto con Bruscolotti che era il referente di Massimo Abate, e con un emissario di quest’ultimo. Il signor Abate non l’ho mai conosciuto in realtà. Parlammo della situazione economica della società, ma senza affrontare l’ipotesi di una compravendita. Il secondo abboccamento l’ho avuto con Franco Giglio a Pompei alla presenza di Vincenzo Fogliamanzillo. Il Sorrento era già retrocesso ma avevo avuto rassicurazioni da parte di Ghirelli che potevamo essere ripescati. Ci voleva un aumento di capitale e ovviamente la garanzia della fidejussione. Gli eventuali acquirenti avrebbero trovato ben 280mila euro sul conto del Sorrento. Questo era pari al saldo attivi della campagna trasferimenti più la mutualità. Bastava metterci ancora 230mila euro. Giglio ci ospitò a questo incontro, eravamo ad inizio giugno. Disse che i suoi emissari erano i signori Paolo Durante e Franco Ronzi i quali, un paio di sere prima, erano stati a cena con me rivelandomi del loro interessamento per il ripescaggio del Sorrento. Anzi, Durante andò a parlare anche col sindaco per fare in modo che venissero accelerati gli aggiustamenti al campo Italia. Rimasi alquanto sorpreso perchè, mentre poco prima erano a cena con me, dopo breve tempo me li sono trovati su un’altra sponda. Giglio disse che era stato allertato da entrambi già a marzo-aprile, usando anche un’espressione colorita. Disse infatti che per lui sarebbe stato preferibile passare le domeniche mangiando qualche buon pasto piuttosto che stare al campo Italia. Giglio peraltro si mostrò persona estremamente simpatica. Lui non era interessato ad un Sorrento in D in quanto, a suo dire, il club aveva dei debiti. A sconfessarlo fu proprio Fogliamanzillo. Durante infatti ebbe a dire che il Sorrento aveva tre milioni di debiti nei confronti dell’erario. Invece il debito è rateizzato, e Giglio fu male informato su questo. Come sui debiti coi fornitori. Fogliamanzillo gli fece anche presente che era impossibile che una società come la nostra avesse 200-300mila euro di debiti coi fornitori. In questo senso il Sorrento aveva all’epoca 60-70mila euro di debiti, ora ne avrà per 20-30mila. Ma è una cifra che riguarda anche stagioni precedenti e pendenze con qualche procuratore e qualche calciatore. Giglio molto correttamente chiese 48 ore di tempo per parlare con Ronzi e Durante e vedere se riusciva a mettere insieme 230mila euro. Io non ho mai parlato con alcun interlocutore di cifre per cedere la società. Neanche con Giglio. Si racconta invece che io abbia chiesto dei soldi a Giglio, falso. Il dottor Fogliamanzillo è stato il commercialista di Giglio quando era alla Juve Stabia e sta a Torre Annunziata. Basta chiederglielo. Dopo 48 ore, come immaginavo, Giglio mi chiamò dicendomi di non essere più interessato in quanto non era riuscito a trovare i fondi. Ronzi e Durante infatti possono aiutare con le sponsorizzazioni, ma di tasca propria non caccerebbero nulla. A luglio mi operai ad Avellino e Nicola Dionisio mi venne a trovare in ospedale dicendomi di essere interessato all’acquisizione del Sorrento. Cercavo una svolta: a Sorrento non sono amato e soldi per fare calcio non ne ho. Anche prima, con l’emissario di Abate, e con Giglio stesso, mi ero mosso con questo scopo. Io poi ho fatto l’iscrizione al campionato per incoraggiare le persone legate a Massimo Chiappini. Ma nello stesso tempo, se volevano fare calcio, avrebbero dovuto mettere almeno la fdejussione. Hanno fatto una presentazione e c’era anche il sindaco. L’avvocato Turco dopo ha avuto dei problemi, ma in precedenza si era parlato di pegno sulle quote ed altro. Circostanze che mi facevano apparire fantasiosa tutta l’operazione. Io ne sono sempre rimasto fuori e non mi sono interessato più di nulla, a Sorrento sono venuto solo per qualche incontro con l’Assessore Mario Gargiulo. Poi scompare Chiappini, che prima era stato accompagnato da Paolo Somma, parte attiva in questo affare. Quando ha lasciato, i calciatori a lui legati se ne sono andati via dicendo peste e corna del Sorrento. Eppure a dicembre avevano riscosso. Scomparsi tutti, sono giocoforza rientrato. E ho cercato di reperire delle sinergie economiche per portare avanti il campionato. Il costo del lavoro ammonta a 260mila euro. Comprendendo tutto, sfioriamo i 400mila euro. Quindi ho trovato Emilio Squillante che è una persona degna oltre che un amante del calcio. Un tentativo per portare avanti la società e il nome di Sorrento. Emilio poi è incappato in una vicissitudine giudiziaria che ha avuto molto risalto a Sorrento a differenza di altri personaggi della Penisola Sorrentina che erano stati colpiti da problemi simili. Poi è arrivato Bisogno, presentato da Dionisio. In quel momento ho passato la carica di amministratore a Parziale per facilitare la visione delle carte ai diretti interessati”.

Quindi la querelle con la giunta guidata dal sindaco Giuseppe Cuomo. Un braccio di ferro che ha costretto i rossoneri ad emigrare a Nocera Superiore per gli allenamenti e a cercarsi un’altra struttura per le gare casalinghe.
“Nel periodo Chiappini, l’amministrazione comunale mi ha chiesto attraverso una delibera l’affitto del campo, cosa mai fatta in precedenza. E lo ha fatto verso una società dilettantistica e in difficoltà. La cifra richiesta era di 4500 euro al mese. Con l’avvocato Cappiello ho depositato subito un’istanza nella quale dicevo che non avrei potuto onorare questa somma, garantendo però 16mila euro per tutta la durata della stagione tramite due rate a fine dicembre e a fine giugno. Quindi non ho mai detto di non voler pagare, ho solo fatto presente quali fossero le nostre reali possibilità. Non ho mai ricevuto una risposta scritta dall’amministrazione. Nell’albergo di Diodato Scala ho avuto un colloquio con l’Assessore Gargiulo. Lui mi disse “iniziate a cacciare qualcosa”. Ma un’affermazione di questo tipo che significa? Poi mi è arrivata un’altra carta dal Comune, un’ingiunzione generica in cui ci hanno chiesto 129mila euro in virtù di una convenzione stipulata nel 2008. Si può mai scrivere una lettera in cui si dice “per circa 100mila euro” senza neanche specificare gli altri 29mila a cosa afferiscano? Si parlava di convenzione in regime di “prorogatio”, in sostanza sarebbe scaduta nel 2014. Su questo, i commenti li faremo in altre sedi. Mi sentii al telefono con Gargiulo e gli parlai di questa carta. Lui in maniera concitata mi rispose che avremmo dovuto cacciare dei soldi. Ma una richiesta fatta in questo modo che significa? Io gli dissi che questo Sorrento, in questo momento, avrebbe potuto pagare solo quella cifra avanzata nella lettera che avevamo depositato. E lui disse che non se ne parlava proprio. E affermò testualmente “prendetevi le vostre carte e tornatevene al paese vostro”. Ma questo lo può fare un tifoso, non un amministratore”.

Poi il nodo scuola calcio.
“Noi abbiamo stipulato una convenzione con la scuola calcio, a scadenza triennale, nella quale le abbiamo concesso tutto, anche i tesseramenti e le liberatorie dei calciatori, per un corrispettivo annuo di 24mila euro. Se il Comune vuole che noi Sorrento gli paghiamo le utenze sulla scuola calcio, provvediamo certamente. Se non vuole, scioglieremo il contratto e libereremo dall’impegno l’associazione che se ne occupa”.

Affare Immobile e inghippo fidejussione.
“Per lui abbiamo preso dal Borussia Dortmund 160mila euro in due tranches. Questi soldi sono serviti per pagare gli stipendi. Io ho ereditato contratti importanti per circa 2 milioni di euro. Fortunatamente i giocatori si piazzavano da soli, magari qualcun altro no. Ora abbiamo ancora bloccata in banca una fidejussione di 130mila euro a fronte di un’esposizione debitoria sugli stipendi di circa 60mila euro. La fidejussione bloccata è composta da 20mila euro del Sorrento Calcio, 10mila di uno degli amici di Gaetano Mastellone e 100mila di Paolo Durante. Ma la fidejussione non è stata escussa. Questo significa che appena il Sorrento rispetterà il pagamento dei 60mila euro, la fidejussione sarà liberata con sospiro di sollievo di Paolo Durante che dice erroneamente di averla persa. Qualcuno dovrebbe spiegargli che le fidejussioni vengono escusse quando le società non si iscrivono ai campionati, nel frattempo vengono solo accantonate in attesa che siano pagati gli stipendi. Noi dobbiamo prendere ancora 50mila euro di saldo attivo della campagna trasferimenti e 44mila l’anno prossimo, più la mutualità”.

Si parla anche dell’accordo di sponsorizzazione saltato con la Monfrini Pellami.
“Un’altra barzelletta. Noi siamo alla ricerca di sponsor che possano supportare una gestione in cui non c’è un imprenditore. Ci siamo fidati di una persona e abbiamo firmato un contratto con la Monfrini, che poi ha detto che non ci conosceva. La ricerca è continuata e un altro sponsor lo abbiamo finalmente trovato. Su ogni vicenda pare che si debbano cercare sempre fantasmi”.

Infine un messaggio solenne a chiunque abbia a cuore le sorti della società, tra un pizzico di pessimismo e un’autodifesa della gestione finanziaria degli ultimi anni.
“Il mio augurio è che possa arrivare qualcuno che voglia prendere il Sorrento. Credo però che ciò non accadrà mai. Io spero tuttavia che questo club possa rivivere i fasti di un tempo. Auguro al Sorrento di avere le fortune calcistiche pari alla bellezza della città. In Penisola sono stato tanti anni e non sputo nel piatto in cui ho mangiato. Ma il Sorrento necessita di un imprenditore, come del resto tantissime società. Io non sono un patron o un presidente, non sono un imprenditore ma solo un titolare di quote per fare una cortesia al mio amico Gambardella e al Comune di Sorrento. Ho fatto tanti sacrifici ma, quando le cose si sono messe male, sono rimasto solo. Ed è una favola metropolitana che non ho voluto cedere il Sorrento. Quando Gambardella è andato via, Ronzi e Durante non avevano accettato di prendere il Sorrento al costo di un euro. Ci sono le carte che lo dicono, quelle firmate con la Marinvest. Durante faceva lo sponsor ma si sa in quale albergo alloggiavano le squadre avversarie quando venivano a Sorrento. L’aumento di capitale l’ho fatto solo io vendendo un ragazzo a 120mila euro. Nessuno ha cacciato soldi per questa società. A Giglio auguro di vincere tanti campionati. Non sono invidioso e non aspetto le disgrazie altrui”.

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