Siamo alla vigilia di una stagione che è già di diritto nella storia del calcio italiano, in virtù della riforma del campionato di Lega Pro che dal prossimo anno vanterà soltanto una categoria. Scomparirà infatti la Seconda Categoria, la C2 per i più romantici, e il campionato in partenza domenica sarà l’ultimo capitolo della sua breve (35 anni) e travagliata storia.
Il nostro Sorrento, che già inaugurò la categoria nel 1978/79 , ha l’onere – più che l’onore – anche di chiuderla. Sarà un campionato anomalo che premierà quasi la metà dei partecipanti e, nel contempo, chiuderà le porte del calcio professionistico in faccia a tutte le restanti. Traguardo e obiettivo stagionale unico per tutte le 18 squadre ai blocchi di partenza: salvezza significa promozione, o viceversa. Una roulette russa, dentro o fuori, che certamente renderà frizzante ed emozionante la stagione, in particolar modo per quelle squadre che navigheranno borderline a metà classifica.

Chiamato all’impresa sarà il primo vero Sorrento post-era Gambardella (le cui scorie hanno portato alla retrocessione in Seconda), una compagine molto giovane guidata in panchina da un vero e proprio esperto delle giovani leve, mister Luca Chiappino. Quarantantasettenne genovese, ex calciatore in B e C con un curriculum di tutto rispetto da allenatore nel settore giovanile del Genoa (6 anni) ed ora alla prima esperienza nel calcio dei grandi.
L’avvento di Chiappino sulla panchina rossonera è stato il primo tassello di una rivoluzione nell’organico tecnico del Sorrento. Tutti via gli ingenerosi protagonisti, calciatori e direttore sportivo, della passata vergognosa stagione. Per questioni di bilancio e future agevolazioni contributive, il nuovo d.s. Pitino ha seguito la cosiddetta ‘linea verde’ in fase di calciomercato, dando vita ad un roster con una età media molto bassa ed, ovviamente, ricco anche di numerose incognite. L’unica certezza sarà la sofferenza che i sostenitori rossoneri saranno costretti ad affrontare anche per questa stagione, sperando in un epilogo diverso da quello dello scorso giugno.

Un campionato da disputare con il coltello tra i denti, una competizione logorante fino all’ultima giornata. Una sfida alla si salvi chi può. E sicuramente può:

– chi riuscirà a mettere in campo maggior fame agonistica, organizzazione e determinazione a prescindere dalla tanto discussa “età media”;

– chi vanta una società solida, ambiziosa e fortemente convinta a non voler abbandonare i professionisti;

– chi, in barba ai contributi federali e alle maggiori chance legate alla riforma, ha costruito una squadra con l’obiettivo di primeggiare nel girone.

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