Non è molto soddisfatto Mario Turi, tecnico del Sorrento, dopo il grigio 0-0 rimediato sul campo della Picciola a Pontecagnano. Non molto entusiasmante la prestazione dei suoi, penalizzati però da un terreno di gioco assolutamente improponibile per chi vuole fare la partita. Ma, per il trainer rossonero, questa è stata solo una delle problematiche emerse dal pomeriggio al XXIII Giugno 1978.

CAMPO OSTILE – “Oramai è un dato di fatto: sui campi in terra battuta facciamo fatica. Però ci dobbiamo abituare perché ne troveremo tanti così e non potremo lasciare molti punti per strada fuori casa. Va dato merito anche ad un avversario che in fase difensiva non ha concesso niente ed era sempre puntuale negli interventi. Ma noi dobbiamo essere più lucidi e riflessivi in queste circostanze, trovando la soluzione giusta che non è sempre quella di mettere la palla lunga e scavalcare la difesa. Non sono contento di questa partita perché andava fatta diversamente. Ma capisco che è difficile giocare contro degli avversari che ti trovi sempre attaccati addosso e ti raddoppiano di continuo. Se poi ci si mette un pallone che rimbalza impazzito su un campo simile, le difficoltà aumentano. Molti ad un certo punto faticavano persino a reggersi in piedi ed a mantenere anche un certo equilibrio fisico. Tuttavia da un punto di vista dell’impegno e della corsa, non ho nulla da dire ai ragazzi. Siamo usciti dal campo stremati perché ci siamo calati nella battaglia che ci ha imposto la Picciola. Semmai rimprovero a tutti un’altra cosa: avevo chiesto di provare a giocare di più al calcio, anche rischiando di perdere una palla in uscita. Sotto questo aspetto, in futuro mi attendo qualcosa in più”.

SOLUZIONE FAVETTA E FISICITA’ IN AVANTI – “Siamo stati un po’ frettolosi. Ho provato la soluzione delle due punte ma volevo comunque che fossero servite rasoterra. Non a caso, l’unica punizione che abbiamo conquistato dal limite è arrivata dopo una verticalizzazione bassa di Vitiello per Favetta. Avevo anche chiesto ai ragazzi, durante l’intervallo, di giocare di più per vie orizzontali, venendoci difficile verticalizzare su questo campo. E quindi volevo che si provasse ad aggirare i nostri avversari sulle corsie esterne. Non l’abbiamo fatto per nulla, infatti si è costruito poco e male, facendo fatica ad arrivare al limite della loro area. Ci dobbiamo abituare a fare partite diverse fuori casa con campi così”.

SERRAPICA PER DI CAPUA IN REGIA – “Ho scelto così perché loro giocavano con Mounard che si staccava dietro la punta e Giovanni è particolarmente bravo ad accorciare su questo tipo di giocatori. Mi garantiva un pizzico di equilibrio in più e anche maggiore fisicità rispetto a Di Capua. E’ stata una scelta tattica e non è una promozione nè una bocciatura per nessuno. Ho tanti calciatori importanti che sfrutto in base alle situazioni di gioco e agli avversari che andiamo ad incontrare”.

RINUNCIA AI QUATTRO ATTACCANTI SULLO 0-0 – “Non siamo mai riusciti a prevalere nell’uno contro uno sia con Scarpa sia con Savarese. Quando è entrato Favetta, ho preferito tirare fuori uno di loro e non un centrocampista perché, altrimenti, mi sarebbero diventati quasi dei giocatori fuori partita”.

BUONA PRESTAZIONE DEI TERZINI UNDER – “In questo tipo di partite nelle quali si gioca poco al calcio, fanno più bella figura. Anche perché fanno notare di meno il gap coi grandi che non si esprimono sui loro livelli consueti. Ma la crescita di Ammendola e Cappelluccio c’è, anche se graduale. E in fase difensiva sono stati quasi perfetti”.

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