SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. “Cenerentola ha vinto”, con quest’attacco Mimmo Carratelli vergò il suo pezzo dopo aver assistito, da cronista, alla “presa del San Paolo” del Sorrento di Nicola D’Alessio. Che notte, quella notte! Una ciurma di bianco vestita andò a sbancare il tempio di Fuorigrotta. Al maestro Carratelli venne in mente la storia, o meglio la fiaba di Cenerentola, eh sì, perché per i sorrentini quella notte (e che notte!) fu una vera narrazione fiabesca. Il Sorrento catturò tutta l’attenzione al ballo prima della mezzanotte, per un incantesimo infinito di storia e poesia, che sarà arrivato fino in costiera ammantando il panorama di ulteriore bellezza e magia. Abbiamo contattato Mimmo Carratelli per parlare un po’ di ciò che gli è rimasto di quella partita lui che, alle spalle, ha un pedigree invidiabile come giornalista. Ha scritto per i quotidiani sportivi più autorevoli, è uno dei più stimati e apprezzati, un esteta della penna, una nobile firma ma con una umiltà esemplare. Mostra affabilità e signorilità nel nostro confronto, la memoria lo tradisce un po’ alla richiesta di andare fino a quel 29 agosto del 1971, ma ciò che ci racconta è originale e interessante.

Di quella partita gli affiorano dei brandelli, pare che quel Napoli non attraversasse un buon momento nonostante l’anno prima fu competitivo nei vertici del campionato: “Riguardo alla gara, fu una sconfitta meritata del Napoli, il Sorrento vinse legittimando l’impresa con una prestazione tutta cuore e polmoni. Si ebbe la sensazione di una gara preparata nei minimi dettagli dal Sorrento, sin dalle prime battute si percepiva una concentrazione massimale degli interpreti in campo. Be’ in verità il Napoli veramente forte non era neanche quello di qualche anno prima ma di poche stagioni dopo. Mi riferisco alla squadra spettacolare guidata da Vinicio, non c’erano più giocatori come Zoff e Altafini, che non vinceva ma divertiva, almeno riusciva a contendere lo scudetto alla Juventus accreditandosi come una temibile antagonista per i bianconeri”. Lo stadio San Paolo, teatro della pagina più bella della storia del Sorrento, poi diventò la casa di Bruscolotti e compagni nell’anno della serie B, Carratelli definisce quella situazione con un termine preciso: “Deleterio, sì fu proprio deleterio il fatto che il Sorrento fu costretto a trasferirsi al Napoli in quella stagione. Non possiamo avere la controprova e non l’avremo mai, ma giocando sul proprio campo, probabilmente si poteva conquistare qualche punto in più che, alla fine del campionato, avrebbe potuto permettere alla squadra costiera di mantenere la categoria cadetta”. Si dice che, dopo quella partita e quel campionato, nacque una sorta di idiosincrasia tra napoletani e sorrentini, la qual cosa lascia molto perplesso lo storico giornalista partenopeo: “Ma no! Napoli è una piazza che ha contribuito a scrivere la storia del calcio, Sorrento vanta belle e orgogliose pagine ma più di calcio di provincia, ci deve essere più sostegno, fratellanza che ostilità. Infatti, ad ogni partita che gli azzurri disputano tra le mura amiche, ci sono tanti gruppi di tifosi che arrivano proprio da Sorrento”. Del resto, sempre tornando a quella famosa partita di un sogno di fine estate per i sorrentini, le due squadre lanciarono dei fiori all’indirizzo del pubblico. “Garofani bianchi e rossi”, si legge nell’articolo di Carratelli, segno di una parentela di sangue che non può essere incrinata dall’esito di una contesa o viziata dal fanatismo di qualche esagitato.

Comunque, attualmente, c’è un Sorrento alle prese con la speranza di salvare i professionisti, ma tiene banco anche la questione stadio. L’amministrazione non sembra aver preso a cuore il grido che arriva da chi vorrebbe una struttura quantomeno dignitosa e non una avveniristica. Il pensiero di Carratelli si attaglia piuttosto bene alla realtà: “Purtroppo la questione gira sempre sullo stesso punto: Sorrento non ha bisogno di farsi conoscere grazie al calcio. Ci credo che la questione stadio non risulti tra le priorità, anche in passato, questa infinita querelle è stata brandita allo scopo di acquisire consenso e popolarità. Anche per questo Sorrento non risulta una piazza appetibile per fare calcio, mentre intervenire in altre piazze della Campania può mobilitare una tifoseria”.Infine c’è una curiosità che la storica penna del giornalismo non solo napoletano, condivide con noi per averlo coinvolto personalmente: “Ricordo che Sorrento fu la meta scelta dall’Inter di Herrera per il ritiro prima di giocare a Napoli. Se non sbaglio decisero di alloggiare in costiera per diversi anni prima della gara del San Paolo. Un anno venni anch’io e approfittai per conoscere Herrera passeggiando per Corso Italia, si rivelò un simpaticone e una bravissima persona”.

Commenti

commenti