A CURA DI MAURIZIO LONGHI. Se qualcuno ha pensato che gli Ultras del Sorrento abbiano deciso di remare contro la squadra, è totalmente fuori strada. E non ci voleva neanche un comunicato per precisarlo, l’amore non svanisce dopo una collezione di delusioni, non si sradica così facilmente ciò che è sedimentato nel cuore ma, a volte, ci si può rendere conto che il proprio amore può diventare oggetto di superficialità e pressapochismo. E, in quei casi, affiora anche la propria dignità che induce a dire: basta! Basta alle prese in giro, basta a farsi umiliare senza combattere, basta a non avere qualcuno in società in grado di rassicurare, di ringraziare i tifosi per ciò che fanno nonostante i disagi e gli stenti di annate in cui più che entusiasmare si lotta contro il rischio di naufragare. Dopo l’invereconda e spoetizzante prestazione con l’Ischia, gli Ultras del Sorrento hanno urlato la loro indignazione prendendo una decisione forte: quella di disertare lo stadio. Dopo aver toccato il punto più basso, la squadra ha risposto bene sul campo conquistando tre vittorie in quattro partite (quanta vendetta grida il pari interno con il Gavorrano), ed è reduce da due blitz in trasferta. In pochi avrebbero immaginato di portare a casa sei punti da Chieti e Teramo, ma è stato fatto e la speranza di salvezza si è riaccesa improvvisamente. In vista della delicatissima gara di domenica, con il Foggia che verrà ospitato in Via Califano, la società ha deciso di abbassare i prezzi dei biglietti sperando di avere quanti più sostenitori possibili sugli spalti. Dallo zoccolo duro del tifo rossonero, è arrivata una risposta piccata, urlando che non è uno sconto di tre euro a far tornare l’entusiasmo, “partecipazione significa coinvolgere, entusiasmare. E significa anche saper garantire un futuro, che non vediamo più in voi”, questa frase è stata estratta proprio dal comunicato ufficiale redatto dai tifosi. Ecco, i tifosi vogliono sentirsi coinvolti, e cosa è stato fatto per coinvolgerli? Bisogna essere indifferenti alla loro passione solo perché il loro numero non è sufficiente per riempire la curva? E poi come ci si fa a lamentare se prendono decisioni simili? I tifosi vorrebbero avere delle garanzie sul futuro, e quale scenario si profila all’orizzonte? Quello di un’altra estate rovente con lo spauracchio del fallimento? E no, loro non se la sentono di andare avanti come se nulla fosse, come se la situazione non destasse alcun allarme nell’immediata prospettiva. Va comunque apprezzata l’iniziativa della società di ridurre ulteriormente il già esiguo costo del biglietto perché, in fondo, quando si riaccende una speranza, anche se molto timidamente, inizia a divampare anche la fiamma dell’ottimismo. La squadra, che tante volte ha tradito la fiducia, sembra essersi ridestata in queste ultime partite, quasi tutti hanno iniziato a credere davvero nella salvezza, indipendentemente da quello che sarà il futuro, ma si vuole salvare la dignità sul campo. Si respirano gli umori più disparati, posizioni diverse, c’è chi ritiene ancora sciagurata e inopportuna la scelta di affidarsi a Simonelli, ma c’è anche chi si augura che, a fine campionato, si inneggi all’impresa del “condottiero” di Saviano. E chi è che, al termine di tutto, sognando che accada ciò che tutti ci auguriamo, non voglia stringere la mano all’attuale allenatore dicendo: “Non ci siamo amati e mai ci ameremo, ma qua la mano, ce l’abbiamo fatta”. Poi le strade si potranno separare, forse è meglio per tutti che si separino, ma meglio farlo ad obiettivo raggiunto. Se c’è qualcuno che vorrà anche inneggiare al suo nome, è libero di farlo perché anche questo è il bello, ma ora è il momento di stringersi attorno alla squadra. Perché, dopo la gara con il Foggia, arriveranno le sfide decisive, ci saranno gli scontri diretti con Martina Franca, Castel Rigone, Tuttocuoio per poi vedere in che condizioni di classifica si troveranno Messina e Melfi. O saremo dentro o saremo fuori e, quindi, mai come adesso: in alto i nostri cuori!

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