SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. È tra i direttori sportivi più esperti in Campania, in tanti anni di carriera si è preso la soddisfazione di vincere quindici campionati e nelle realtà più disparate. Lo scorso anno è stato lui ad allestire la corazzata Savoia che ha stravinto proprio il girone I di serie D, tra l’altro con Feola in panchina. La persona di cui stiamo parlando è Tonino Simonetti che, attualmente, non è sotto contratto con nessun club avendo rifiutato tante offerte non condividendone linee e progetti L’abbiamo contattato per fare il punto sul girone calabro-siciliano che, solo un anno fa, ha vissuto in prima persona. Ecco che idea si è fatto dopo i primi mesi di campionato: “La vera delusione è l’Agropoli, non capisco come mai non si riesca a fare bene nonostante gli investimenti della società. In effetti, le responsabilità non possono essere addebitate al presidente che non lesina sforzi economici ma c’è qualcosa che non va e, per sapere cosa, bisognerebbe conoscere la realtà, l’ambiente. Sicuramente qualche problema c’è, che sicuramente non si risolverà con l’ingaggio di mister Rigoli, una persona che si è comportata malissimo lo scorso anno quando il Savoia andò a giocare ad Agrigento. Il Torrecuso è una sorpresa fino ad un certo punto, perché ha un grande tecnico come Dellisanti che mi onoro di aver scoperto. Quando ero a Battipaglia, giocammo contro il suo Massafra e mi colpì tantissimo, tant’è che lo consigliai all’Agropoli dove fece molto bene, poi ha allenato altre squadre importanti tra cui il Trani, il Benevento, la Cavese e altre ancora. Non è un caso che il Torrecuso stia al primo posto, sono sicuro che il lavoro dell’allenatore stia facendo la differenza se consideriamo che i sanniti, a parte alcuni elementi di caratura superiore, non è che abbiano un organico straordinario. Ma la squadra che secondo me vincerà il campionato è l’Akragas, costruita per una categoria superiore perché c’era la possibilità molto concreta di essere ripescati. La città merita di stare tra i professionisti, ci sono tutte le condizioni per il salto di categoria e ora hanno un tecnico valido e preparato come Feola. Se si dovesse toppare bisognerebbe interrogarsi seriamente sulle cause”. Ma quali sono i rischi, le insidie, le trappole di questo girone? “E’ molto difficile per diversi motivi: Le squadre siciliane e calabresi la mettono molto sul piano dell’agonismo e della cattiveria calcistica, ci vogliono giocatori che non si facciano condizionare dagli ambienti caldi. Bisogna essere predisposti alla battaglia calcistica, in ogni partita c’è da lottare, quindi, servono giocatori temprati, esperti e che scendano in campo senza paura. L’anno scorso, quando abbiamo allestito il Savoia per vincere il campionato, abbiamo scelto prima gli uomini che i giocatori sapendo che il pubblico di Torre Annuziata non avrebbe fatto sconti, specialmente dopo aver parlato chiaramente di promozione. I risultati ci hanno dato ragione avendo vinto il girone con dodici punti di vantaggio sulla seconda”. Chi più del direttore Simonetti ci può dire qual è il segreto per allestire un gruppo vincente in grado di puntare al salto tra i professionisti: “Bisogna tenere conto del girone in cui si è inseriti e dell’allenatore che si ha a disposizione. Molte società preferiscono puntare ciecamente sui nomi senza sapere se siano conformi o meno al credo tattico dell’allenatore. E poi voglio sfatare il tabù secondo cui ci vogliano tanti soldi per vincere i campionati, non è così: perché se si spende con idee ed intelligenza si possono sia raggiungere gli obiettivi che ricevere i contributi federali. Nella nostra regione allignano fenomeni che inquinando le nostre società, destinate a non emergere mai. Ci siamo mai chiesti perché al Nord, anche piccole realtà riescano a ritagliarsi, per tanti anni, uno spazio importante in categorie professionistiche? Perché c’è una cultura diversa, lì un imprenditore si attiva subito per assoldare gente qualificata e competente in nome dell’azienda calcio. Mentre qui molti presidenti, che magari non hanno mai avuto a che fare con questo mondo, vogliono improvvisarsi anche dirigenti e allenatori”. Veniamo un po’ al Sorrento, che si ritrova nuovamente in quarta serie dopo anni in cui è stato tra i protagonisti in categorie superiori sfiorando addirittura la cadetteria. Chiediamo a Simonetti cosa serve per ritornare ad alti livelli: “A Sorrento bisognerebbe fare un discorso diverso rispetto a realtà come Torre Annunziata, Torre del Greco e altre della Campania. Stiamo parlando di un posto conosciuto in tutto il mondo per le sue bellezze, per aver fatto sognare i poeti, non per la sua storia calcistica. Però, indipendentemente dalle pagine gloriose o dolorose, bisogna avere rispetto per il passato di un club, un dirigente deve rispondere ai tifosi e non ai presidenti anche perché, rispettando loro, allo stesso tempo rispetta anche i presidenti, dando per scontato che loro facciano altrettanto. Sono uno che, dove ha lavorato, è andato a bussare alla porta delle amministrazioni per sensibilizzarle sulla tenuta degli impianti ma, per farlo, c’è bisogno prima di tutto di una società forte e sana. Ecco a Sorrento il primo passo deve essere questo: quello di risolvere i problemi interni”. La società ha deciso di affidare la squadra alla guida del Pampa Sosa, uno dal grande curriculum come calciatore. Domandiamo all’ex diesse del Savoia come valuta questa scelta: “Personalmente non l’avrei fatta, a volte si dà per scontato che chi è stato un grande giocatore sia anche un grande allenatore. Non è così ma, nella fattispecie, avrei preso un tecnico che conosce l’ambiente campano, soprattutto quello di serie D. E’ importante conoscere come vadano le cose nel nostro dilettantismo e affidarsi ad un tecnico avvezzo a lavorare in questi contesti. Poi, naturalmente, ci vogliono anche i giocatori all’altezza. Il mio è un discorso generale, ciò non toglie che il Pampa Sosa potrà fare bene alla sua prima esperienza da tecnico”.

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