SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI

Ha la faccia da duro, da vero difensore, di quelli ruvidi e scorbutici che sono l’incubo degli attaccanti. Ma il suo cuore è d’oro, è una persona generosa, disponibile ed educata. Lo chiamiamo nel tardo pomeriggio, dopo l’allenamento. Si trova a casa, in collina, a Sant’Agata, immerso nella quiete. È un freddo pomeriggio di fine ottobre, il vento soffia forte, la linea al telefono è precaria. “Scendo in paese”, ci dice. Pablo Garbini lo immaginiamo mentre si lascia alle spalle il silenzio delle alture per giungere nelle strade della città, tra la gente infreddolita e i turisti che, ad ogni stagione, si godono estasiati le bellezze della costiera. Magari, qualcuno che viene chissà da dove, è anche un appassionato di calcio e vorrebbe informarsi sulle vicende del Sorrento. Garbini, da persona rispettosa e gentile, ha fatto questo per rispondere alle nostre domande, comportamento tipico di un grande professionista, maturo e intelligente prima fuori e poi dentro al campo.

La prima domanda che gli rivolgiamo ritorna sulla partita di domenica scorsa, contro l’Akragas. Una sconfitta di misura, incassata per alcune ingenuità ma che ha visto il Sorrento non demeritare contro una squadra costruita per vincere il campionato: “E’ una partita di facile lettura: è stato un primo tempo molto combattuto da ambo le parti. Nella ripresa, entrambe siamo calate, ma ciò ha fatto sì che emergesse la maggiore qualità dei nostri avversari. Il nostro atteggiamento è stato giusto, non ci siamo risparmiati, abbiamo pagato a caro prezzo un solo errore, perdendo palla in uscita ci siamo fatti trovare impreparati subendo il gol che, di fatto, ci ha condannati alla sconfitta. Anche un po’ di inesperienza ci ha penalizzati, loro avevamo molti giocatori esperti e questa differenza, nell’arco dei 90′, si è fatta sentire”. Ora bisogna assolutamente riscattarsi. Lo impone la classifica, steccare ancora significherebbe restare impantanati nei bassifondi, eppure il Sorrento meriterebbe di stare più su. Sta di fatto che si è venuta a creare una contingenza in cui fare risultato è un must. Garbini ne è consapevole: “Dobbiamo affrontare la Battipagliese con lo stesso spirito combattivo con cui abbiamo approcciato la sfida con l’Akragas. Non ci deve interessare l’avversario, che si chiami Akragas, Agropoli o Torrecuso, il nostro atteggiamento deve restare quello di una squadra consapevole di poter vincere, come faremo anche contro il Noto tra due giornate. Certo, il calendario ci mette prima di fronte ai bianconeri e faremo di tutto per conquistare i tre punti, e sono sicuro che ce la faremo. Garantisco che c’è tanta voglia di fare bene, abbiamo fame e, nonostante l’assenza del nostro capitano nonché miglior realizzatore come Ciccio Vitale, chi lo sostituirà smania dalla voglia di dimostrare il proprio valore. Non abbiamo alibi, contro la Battipagliese è una gara da vincere, poi penseremo a fare bottino pieno anche in casa del Noto. Bisogna metterci cuore, grinta, e i tre punti arriveranno. La classifica è corta e, bastano due vittorie, per collocarci in una posizione diversa”. Grande determinazione da parte di uno dei leader di questo Sorrento. Suona la riscossa in vista di un derby importante che vede i rossoneri affrontare le zebrette di Battipaglia, peraltro in ripresa con il cambio di allenatore.

Ma ora arrivano le note dolenti, gli chiediamo di commentare le accuse rivolte ai giocatori dopo la partita di domenica scorsa e, il roccioso difensore argentino, con grande amarezza, fotografa la dura e triste realtà: “Siamo in una terra di nessuno, indossiamo con orgoglio la maglia del Sorrento, ci sono tanti ragazzini che, gratis, scendono in campo la domenica dando l’anima, secondo voi meritano di essere trattati così? Non sono contro le contestazioni, anzi, se qualche ultras dalla curva invita la squadra a mostrare gli attributi, è un loro diritto, ma quando tre o quattro persone arrivano ad accusare dei giocatori di essersi venduti la partita è inaccettabile. Ma queste persone, che non rappresentano Sorrento, perché vengono allo stadio? Se ci dicono quelle cose, allora significa che non sanno che situazione viviamo quotidianamente. E pensare che per me era un sogno venire a giocare qui, dove negli ultimi anni hanno militato giocatori che apprezzo tantissimo come Erpen, Paulinho e altri ancora. La domenica giochiamo per il Sorrento, lo facciamo anche per i tifosi, ci impegniamo tantissimo e, a fine gara, ci dobbiamo sentire bersaglio di accuse inconcepibili?”. Parole permeate di costernazione quelle di Garbini, non solo per una situazione societaria che non lascia trasparire nulla di buono, ma anche per le illazioni che qualcuno ha ventilato. Bisognerebbe mettersi nei panni dei calciatori rossoneri, che lavorano senza essere pagati, forse solo i giornalisti li possono capire, vittime della stessa piaga. Strumentalizzare il concetto di passione è quanto di più avvilente possa esserci, perché far spegnere la passione, soprattutto quando si tratta di giovani, dovrebbe essere annoverato tra i reati. Eppure Garbini ci tiene a precisare: “Sbaglia chi pensa che siamo demotivati, in campo ci andiamo noi, ci mettiamo la faccia, non percepire soldi non ci autorizza a fare brutte figure. Nonostante aumentino i problemi, siamo rimasti anche senza preparatore atletico, che era uno dei nostri punti di forza, ci alleniamo con tanto impegno e dedizione. Ormai siamo rassegnati sulle questioni che non riguardano il campo, sono mesi che prendono tempo, ci dicono di aspettare ma ciò che ci spetta non si vede. Intanto, manca un mese al mercato. Ho 31 anni, ho ancora tanta voglia di essere protagonista, ma mi immedesimo nei ragazzi, non meritano di vivere questa situazione di perenne incertezza. Ho la sensazione che ci sia una sordità anche da parte di imprenditori sorrentini, basterebbe poco per farci stare più sereni, lo dovrebbe capire chi ama il Sorrento calcio, sempre che ci sia qualcuno ad amarlo. La squadra non è male, i ragazzi vogliono mettersi in mostra per sfruttare questa possibilità, ma il fisico risponde anche alle sollecitazioni della mente e, quando non arrivano, lo sforzo è maggiore. In una situazione normale, avremmo avuto almeno quattro o cinque punti in più. La rabbia è che un giocatore ha il dovere di andare in campo per vincere, noi ci sentiamo in dovere di farlo anche senza percepire compensi, ma quando sei costretto a pensare anche ad altro oltre al campo, si sprecano tante energie mentali. Non mi era mai capitato di vivere una situazione simile in tanti anni di carriera, ci chiedono fiducia, ma su quali basi? Tra di noi c’è chi ha famiglia, chi non può permettersi neanche di andare a mangiare una pizza con la fidanzata”.

Chissà cosa altro abbia dentro Garbini, era venuto a Sorrento con entusiasmo, mentre si è ritrovato a vestire i panni di un attore al centro di una commedia nel teatro dell’assurdo. Che si dia speranza a questi giocatori, la speranza che si faccia fronte all’emergenza. Ciò che ci racconta Garbini è commovente: “Anche mister Sosa non merita questo, lui che di tasca sua paga le radiografie ai giocatori. E’ professionale al massimo, arriva un’ora prima agli allenamenti, ci porta a cena fuori, davvero è impossibile non apprezzare ciò che fa per noi. Anche noi più esperti ci sentiamo in dovere di tenere unito il gruppo, andiamo al bar insieme, andiamo al cinema, facciamo di tutto perché non si avverta troppo il peso di questa situazione. Ci alterniamo a casa di ciascuno sia a pranzo che a cena, spesso sono io a cucinare un piatto di pasta per i miei compagni. In tanti anni di carriera mi sono fatto le ossa, ora devo prendermi cura di chi è agli inizi della propria, penso al giovanissimo Pasini, mio coinquilino, che viene da una realtà totalmente diversa e che si ritrova a vivere tra mille disagi. Mi sento in dovere di dare il buon esempio agli allenamenti, essendo tra i primi a fare gli esercizi e a motivare i più giovani. Anche il mister ha bisogno della nostra collaborazione, con lui parliamo di tutto e non solo di calcio. Si comporta da amico, un altro modo per motivarci è quello di regalare le maglie di calciatori che conosce a chi fa meglio gli esercizi in allenamento. Vi dico una cosa, e lo faccio con il cuore: state tranquilli che daremo il massimo la domenica per vincere e prenderci le nostre soddisfazioni sul rettangolo di gioco. Con la Battipagliese sono sicuro che vinceremo”. In questo marasma, a quanto pare, c’è una sola certezza: che domenica scenderà in campo un Sorrento determinato ad aggiudicarsi i tre punti. Garbini assicura il massimo impegno e, tornando a parlare di calcio giocato, gli chiediamo chi l’ha colpito di più di questo organico: “Penso che Lombardo sia un grandissimo portiere e potrebbe fare un’ottima carriera. Glielo auguro di cuore. Poi mi piace tantissimo la grinta e la tenacia di Visciano, uno che ci mette il cuore quando è in campo. C’è Vitale che è un bomber di razza e sicuramente uno dei punti di forza della nostra squadra. Dei giovani, chi mi ha impressionato tanto per qualità fisiche e tecniche è Roberto Esposito, al quale manca qualcosa a livello mentale, ma per il resto ha tutto ciò che occorre per salire di categoria. C’è anche Pasini, prodotto di un florido settore giovanile, uno che fa della velocità la sua arma migliore e che ha ampi margini di miglioramento. Ma sono tutti bravi, certo che, con la testa più libera, potrebbero esprimersi ancora meglio. Soprattutto loro, a fine gara, non meritano di assistere alle scenate di qualcuno”. Se contro l’Akragas abbiamo visto Garbini e La Rosa scambiarsi battute forti, è perché “entrambi abbiamo voglia di fare bene, anche se possiamo avere versioni diverse, io più una da difensore e lui più da centrocampista, ma andiamo tutti d’accordo”. Non può essere una promessa, ma Garbini è sicuro di una cosa: “Se giochiamo con lo stesso spirito di domenica scorsa, faremo sei punti contro Battipagliese e Noto”.

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