DI STEFANO SICA

Nel gioco delle parti, può accadere spesso che finzione e realtà si mescolino producendo opinioni e presunte certezze finalizzate in realtà a portare solo acqua al proprio mulino. Degli errori del signor Croce di Novara si è scritto tanto in queste 48 ore, e senza alcuna benevolenza. Un arbitraggio che ha scontentato tutti, dai rispettivi tecnici ai calciatori delle due squadre. Segno che, almeno sotto questo aspetto, un pizzico di verità c’è e, ad analizzare nel dettaglio episodi tecnici e disciplinari, anche qualche lamentela del Città di Nocera può dirsi legittima. Essere di parte, in questo caso, tutto può fare tranne che avvicinare alla verità chi vuole farsi una convinzione pulita e non filtrata. Ha avuto tanto da ridire il trainer nocerino Enzo Maiuri, di cui però conosciamo signorilità, buona fede e sportività. Probabile che dietro il suo malumore ci sia stata, al di là delle scelte chiave di Croce, anche una gestione dei cartellini gialli non morbida verso i molossi, che alla fine conteranno ben cinque ammoniti. Da qui le accuse di protagonismo verso la giacchetta nera e l’addebito a Mario Turi di “negare l’evidenza”. Dall’altro lato, anche l’espulsione di Gargiulo è apparsa fuori posto ed ha privato i rossoneri di un elemento fondamentale per l’attacco (già orfano di Scarpa, uscito per infortunio) nel momento clou della partita. Perché, se il secondo giallo per lo scarpino sul volto di Cuomo è stato sacrosanto, di sicuro il primo è sembrato surreale considerato che, a subire fallo da Apparenza, era stato proprio l’attaccante di Massa Lubrense. Si dirà che, tutto sommato, Croce ha scelto una conduzione di gara muscolare ed imparziale dal punto di vista delle decisioni disciplinari, e questo può starci in un palcoscenico che avrebbe potuto squilibrare umori e nervi di qualsiasi arbitro, inducendolo ad una direzione più casalinga che uniforme. Ma, oggi, un portale vicino alle vicende dei molossi rilancia su presunti errori che avrebbero sfavorito il team di Maiuri e, così, si fa pressante l’urgenza di aprire una piccola operazione di verità. Facendolo non arbitrariamente, ma sulla scorta dei documenti video reperibili da tutti in rete. Immagini su cui ognuno potrà farsi un’idea, ma che stanno lì, a disposizione di chiunque abbia il dono della critica e della curiosità. Iniziamo con la rete del vantaggio di Temponi, il primo episodio incriminato del match: Vanin affonda a destra e Gallo lo anticipa venendo successivamente a contatto con Vitale. L’atleta molosso va a terra e, sulla palla vagante, arriva Temponi che la indirizza a rete con una sassata tremenda. Una situazione al limite, va detto, dove prendere una decisione in un senso o nell’altro si accompagna sempre ad una piccola percentuale di errore. In sostanza, Gallo e Vitale vanno simultaneamente a procacciarsi il pallone e l’attaccante di Turi finisce per franare addosso all’avversario. Gallo, se vogliamo, allontana la sfera prima di subire il disturbo di Vitale, senza il quale, però, avrebbe potuto garantirsi un controllo del pallone più sereno e agevole. Come detto, dinamica dubbia, anomala e, quindi, interpretabile. Di sicuro un fischio di Croce non sarebbe stato uno scandalo nè un torto grave per i costieri. Come non è stato scandaloso lasciar correre. Poco dopo il Città di Nocera beneficia di un penalty raggelante per la sua insussistenza: Esposito appena sfiora Aracri che si lascia cadere a terra con un tuffo degno dei migliori Acquapark dello stivale. Un regalo certificato anche da una ripresa video dal basso chiara e lineare. Si dirà che Croce non ha fatto altro che porre rimedio ad una presunta gaffe precedente. Ma è proprio quello che viene insegnato agli aspiranti arbitri quando intraprendono un corso: mai cedere ad un istinto di compensazione, altrimenti l’errore si raddoppia e la valutazione si depaupera. Ancora peggio se ciò è solo il riflesso condizionato delle pressioni avanzate da una squadra inferocita e per giunta accompagnata da un pubblico altrettanto esigente. La testata nocerina parla “coraggiosamente” di due rigori non concessi ai rossoneri di casa: il primo per una presunta trattenuta ai danni di Marcucci, il secondo, quello che ha scatenato le maggiori polemiche nel post-partita, per un possibile mani in area di Serrapica. Andiamo con ordine: nel primo caso, peraltro “dimenticato” dallo stesso Maiuri e dai giocatori nei vari interventi di fine match (forse perché non davvero degno di considerazione), non ci sono immagini in grado di fare chiarezza. Nel secondo episodio, De Liguori scarica appena dentro l’area una fiondata che Serrapica intercetta ad un metro e col braccio sinistro totalmente attaccato al corpo. Due variabili che escludono qualsiasi intervento sanzionatorio. Tra l’altro, il mediano rossonero, intuendo la potenza della conclusione di De Liguori, si gira senza staccare mai, con grande freddezza, il braccio dal corpo. Anche qui, polemiche sterili e gratuite. Ecco perché i timori di “rapina a mano armata” sviscerati da Cuomo ci hanno fatto sorridere ma, soprattutto, non hanno contribuito alla distensione. Così come le tantissime recriminazioni esternate in maniera pruriginosa in sala stampa, forse perché si riteneva che blasone e bacino di utenza dovessero produrre a fortiori benefit ed occhi languidi, quando i successi dovrebbero essere frutto del campo e del sudore (in questo senso il Città di Nocera sta meritando la leadership, sia chiaro). A cinque giornate dal termine i dati sono chiarissimi: il Football Club Sorrento in questo campionato ha subìto sei rigori, di cui tre decisivi. Di questi tre, almeno due possono dirsi inesistenti e sono costati quattro punti (Mariglianese e Città di Nocera). Più accettabile quello accordato al Montesarchio. E’ storia nota che il club non sia mai intervenuto ufficialmente per alzare la voce, da settembre ad oggi. Mentre, proprio nella battute iniziali del torneo, altrove si apparecchiavano addirittura conferenza stampa per esigere rispetto e considerazione dalla classe arbitrale. Qui una chiosa è d’obbligo: non si è mai asserito che “gli investimenti” della società dovessero trainare arbitraggi favorevoli. Come sostenere, del resto, una scempiaggine simile? Da parte nostra si è scritto, semmai, che proprio quei sacrifici economici avrebbero potuto indurre più volte la dirigenza ad una presa di posizione pubblica a cui, per bon ton, si è rinunciato (giusto o sbagliato che fosse, sarebbe tema di discussione a parte). Due concetti totalmente diversi, anche se qualcuno ha voluto artatamente sovrapporli. Attribuendo ad altri, evidentemente, uno spirito fazioso che forse alberga maggiormente in se stesso.

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