SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. È stato un campionato dalle mille emozioni, sempre diverse, sempre variabili. Il Sorrento quando iniziava a convincere poi sbandava, quando sembrava naufragato poi aveva scatti d’orgoglio, in questa ridda di sensazioni, ci si è conquistati un posto per giocarsi la salvezza agli spareggi. Ci interessa cogliere le opinioni dei colleghi con cui la domenica abbiamo seguito le sorti dei rossoneri dalla Tribuna Stampa del “Campo Italia”. Ci incuriosisce farci raccontare come hanno vissuto i diversi momenti del campionato, questa volta lo chiediamo a José Astarita, firma del quotidiano “Metropolis” e di SportinPenisola.com, lui che è attentissimo alle vicende degli uomini di Simonelli. È sempre presente alle conferenze pre-partita, fiuta l’aria che si respira e prova a carpire quello che succederà la domenica. Anche per lui la domanda di apertura verte sul campionato del Sorrento, molti allenatori si sono detti sorpresi dall’arrancare di una squadra attrezzatissima, almeno sulla carta, come quella rossonera.

NUMERI A FAVORE DI SIMONELLI – Alla luce di ciò, qual è l’umore che si fa strada? “Il rammarico è la parola d’ordine della stagione. Le occasioni per svoltare ne sono arrivate parecchie ma è mancato sempre qualcosa per poter ambire con credibilità a posizionarsi tra le prime otto. Il campionato dei costieri è stato una continua rincorsa, una caccia spasmodica ad una collocazione utile per non retrocedere direttamente, ora ci si gioca tutto attraverso questi spareggi. Si affronterà una squadra in salute come l’Arzanese, anch’essa impegnata fino all’ultimo ad una rincorsa agli spareggi che si è concretizzata al fotofinish”. Ad inizio stagione era stato individuato Chiappino come nocchiero per il Sorrento ma, visti i risultati deficitari, si è deciso di virare verso un altro allenatore e la scelta è ricaduta su Simonelli. La piazza non ha gradito ma la società ha portato avanti la sua linea, e i risultati, anche se potevano essere migliori, sono comunque arrivati come ci conferma José: “Il Sorrento di Chiappino ha sbagliato una sola partita, quella in casa contro il Martina Franca che, peraltro, gli è costata la panchina. Indipendentemente da quelli che possono essere i pareri personali, ci sono numeri inconfutabili che attestano il buon lavoro di Simonelli. Quest’ultimo, in 21 partite, ha totalizzato 33 punti e a quella difesa colabrodo di inizio stagione sono stati trovati i giusti correttivi perché potesse garantire qualche certezza in più, non è un caso che sia stata la seconda ad aver subito meno reti nel girone di ritorno. Con Chiappino si giocava un bel calcio propositivo, ma sono sempre i numeri a parlare e il Sorrento di inizio stagione viene bocciato proprio dalle statistiche. Come se si fosse passati dal “bello e impossibile” al “cinico”. Quella squadra di inizio stagione piaceva e divertiva ma non portava risultati, Simonelli ha saputo adattarla al contesto della categoria, facendo sì che si interpretassero tutte le partite a seconda di chi ci si ritrovava di fronte. E poi di questa squadra che stiamo vedendo da un po’ di tempo a questa parte, incide molto la crescita degli elementi di esperienza, finalmente stanno dando quel “quid” in più che ci si aspettava da tempo”.

PRIMA NON PRENDERLE – Quando Simonelli è sbarcato di nuovo nella terra delle Sirene, la squadra aveva il morale sotto i tacchi per una classifica inquietante e un clima di sfiducia generale. Destò, se non scalpore, ma almeno curiosità il “sine verbis” (senza parole), l’adagio latino con cui aveva asserito di poter motivare la squadra. Chiediamo al caro collega su che aspetto, il prof. di Saviano, si è concentrato di più onde ritemprare il gruppo: “Più che andare ad individuare dinamiche interne allo spogliatoio, si può affermare con certezza che ha badato a fare punti. Non era importante come o altri fattori esornativi, Simonelli si è saputo prodigare perché si mettesse in cascina ciò che lamentava la classifica: la penuria di punti. Non è un caso che si sia affidato ad un modulo come il 4-4-2 rinforzando la mediana e facendo in modo che si giocasse prima per non prenderle per poi lasciare maturare la consapevolezza di essere una squadra all’altezza di poter risalire la china”. Quando nel calcio le cose vanno male, possono concorrere tanti fattori ma qualche errore è sempre alla base di tutto, qual è stato quello più grave? “Mi fa paura il rischio che non si sia imparato nulla da ciò che è avvenuto lo scorso anno. Sono più preoccupato per gli errori che si potranno commettere che quelli già commessi”. La vera frattura tra squadra e tifoseria la si è avuta dopo la gara con l’Ischia, come se lì si fossero dileguate anche le residue speranze di una possibile rinascita verso la salvezza diretta. Una settimana dopo, il Sorrento seppe rispondere con un successo importante, ma Josè Astarita rimase incredulo prima che la gara iniziasse: “Sinceramente quando ho visto la squadra titolare che avrebbe affrontato l’Arzanese, in una sfida delicatissima che seguiva al tonfo interno contro l’Ischia, pensavo che Simonelli fosse impazzito. Non ho problemi a dirlo, anche perché poi sono stato smentito da ciò che è successo sul rettangolo di gioco. Ma pensavo che sarebbe stato più opportuno affidarsi alla squadra già collaudata senza schierarne una ad estrema vocazione offensiva con Canotto e Catania sugli esterni più due punte come Maiorino e Innocenti. Rimasi spiazzato da quelle scelte ma, fortunatamente, arrivò una vittoria importantissima che rilanciò la squadra dopo uno dei periodi più neri, il peggiore dell’era Simonelli”.

DIPENDE TUTTO E SOLO DAL SORRENTO – Che il campionato del Sorrento sia stato connotato da partite di ottimo spessore mentre altre ai limiti del paradossale per scialbore e inconsistenza, è un po’ la fotografia di ciò che è stato. Ma se vogliamo fermare l’attenzione su alcuni match in particolare, quali sono quelli che saltano alla mente del collega? “Parto dall’inizio e, dal Sorrento di Chiappino, arrivo poi a quello di Simonelli. Con il tecnico genovese, mi incoraggiò la partita d’esordio contro la Vigor Lamezia, nonostante la beffarda sconfitta, si vide la squadra giocare a calcio e si pensava che, giocando con quell’atteggiamento, sarebbero arrivati anche i risultati. Purtroppo, Chiappino è stato condannato dopo una partita giocata con un piglio diametralmente opposto rispetto a quella, mi riferisco alla gara con il Martina Franca, lì ci fu davvero un grigiore generale. Per quanto riguarda il Sorrento targato Simonelli, la vittoria con il Cosenza aveva fatto pensare che qualcosa stesse cambiando, perché si piegò una squadra stanziatasi nei vertici della classifica e, tra l’altro, in un momento in cui il campionato era vivissimo essendo solo la terza giornata di ritorno. Ciò che mi ha lasciato perplesso, invece, anche secondo le testimonianze di colleghi peloritani, è la mancanza di vitalità con cui si è scesi in campo a Messina”. L’organico è stato totalmente rivoluzionato rispetto a quello dello scorso anno, sono arrivati elementi di un certo calibro, che hanno fornito un rendimento più che apprezzabile, mentre altri potevano sicuramente dare di più. Parola al nostro intervistato: “Su tutti si è stagliata l’autorevolezza di Villagatti, uno che non ha mai demeritato diventando l’assoluto padrone del pacchetto arretrato rossonero. Ha mostrato una costanza di rendimento che poi ha permesso alla difesa di mantenere sempre la dignità anche in partite in cui è stata processata. Poi sarebbe troppo facile dire Maiorino, lo conoscevamo per le stagioni positive disputate prima di approdare in costiera, ma quest’exploit ha confermato la bontà di un acquisto che ha fatto le fortune del Sorrento. Chi non mi ha convinto è Benci, per quelle che erano le referenze con cui lo accreditavano i colleghi di Melfi, le aspettative iniziali sono state un po’ tradite, e poi mi aspettavo di più dai portieri. Entrambi hanno peccato di continuità, e chi difende i pali non può essere soggetto a paturnie, soprattutto dopo la stagione scorsa, Polizzi avrebbe potuto fare di più mentre adesso è stato scalzato da Miranda”. Arriviamo a ciò che ci interessa di più perché riguarda il doppio incontro con l’Arzanese. Cliente difficilissimo stante l’entusiasmo di cui si è ammantato l’ambiente biancoceleste dopo un girone di ritorno tra ruggiti e speranze, ma José Astarita affida al Sorrento la legge dell’autodeterminazione: “Con tutto il rispetto, ma parlare di Martina Franca (come è successo) e Arzanese come spauracchi da scongiurare, è un discorso che non mi trova d’accordo. Penso alle parole che ha rilasciato mister Alvini, tecnico del Tuttocuoio, quando la sua squadra è stata battuta nettamente al “Campo Italia”. Ha affermato, senza infingimenti, di aspettarsi un Sorrento lottare per posizioni più nobili della classifica, ecco perché ritengo che i rossoneri siano padroni del loro destino. Più che l’avversaria mi fa paura proprio il Sorrento, se gioca con tutti gli effettivi in forma e in giornata, ci sono tutte le possibilità perché ci si imponga. Per composizione d’organico non si è inferiori all’Arzanese, sebbene quella di Sasà Marra sia una squadra tra le più difficile da affrontare in questo momento, e non penso che vi sia una prevalenza di entusiasmo dalla parte dei biancocelesti, entrambe arrivano con il morale alto per essersi conquistate la possibilità di giocarsi ancora la permanenza in categoria. Ad incidere saranno altri fattori e, ripeto, dipende tutto dal Sorrento”.

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