SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. Ecco perché non bisognava incensare il Sorrento dopo le due vittorie contro Aprilia e Cosenza. Era normale sentirsi galvanizzati ed entusiasti ma, chissà, qualcuno si sarà sentito anche un fenomeno. Perché, dopo quella mini-striscia di risultati utili (7 punti in 3 gare), sono arrivati due passi falsi consecutivi che hanno vanificato quanto di buono fatto prima. Il suicidio perfetto. L’inno al masochismo. In questa situazione, i tifosi, che nel dopo gara hanno avuto un colloquio pacifico con Danucci e Villagatti, non hanno proprio voglia di sentire la fiera della banalità come “pensiamo solo alla prossima partita”, “noi ci crediamo ancora”, “basta un filotto di vittorie”. Eh sì, ma facciamolo questo filotto! Che senso ha vincere due partite per poi perderne subito altrettante? Dà quasi la sensazione che le vittorie siano frutto della casualità, perché la normalità è soccombere.

SENZA IDEE – Commentando un po’ quella che è stata la partita contro l’Aversa, be’ non si può dire che i rossoneri siano scesi in campo con l’atteggiamento pugnace di chi vuole imporsi. Del resto, anche mister Simonelli, in sala stampa, ha detto di aver visto una squadra senz’anima. E una simile dichiarazione non può non essere oggetto di un approfondimento. Una squadra che, in un momento molto delicato del campionato e impegnata a scalare posizioni in classifica, se scende in campo senz’anima, è un grosso allarme. Ma grosso davvero. Di chi è la responsabilità? Dell’allenatore che non sa motivare i giocatori? O non sa metterli in campo? Nel presente articolo, non si vuole demonizzare qualcuno, ma arrivare ad una conclusione sui motivi per cui si sia scesi in campo senz’anima. Ma, forse, la risposta non ce la daremo mai. Perché non è mancata solo l’anima, quindi la forza interiore per salvare la dignità, ma anche le idee, quindi le soluzioni tecnico-tattiche per scardinare il bunker normanno.

BUNKER E TEATRINO – Hanno eretto una diga invalicabile davanti al portiere D’Agostino. Il quale è stato impegnato raramente, a testimonianza della scarsa incisività della prima linea costiera. La prestazione è stata scialba e abulica in tutti i reparti, ma l’attacco è stato latitante per tutti i 90′, Maiorino e Musetti non hanno dato il minimo segno di intesa. Ogni azione offensiva era neutralizzata dai difensori avversari, i tiri da fuori sono stati qualcosa di raccapricciante e di intollerabile per gli esteti del calcio, l’Aversa non si è dovuta affannare più di tanto per sventare le minacce. Ciò che ha fatto rabbia è stato il reiterato atteggiamento antisportivo di molti giocatori avversari che, ad ogni minimo contatto, svenivano restando per minuti a terra. Nel calcio c’è anche questo, ma farlo ad ogni azione può snervare anche la persona più calma, figuriamoci un giovane rampante come Canotto che ha scatenato un parapiglia non avendo restituito il pallone agli avversari.

COME ESSERE OTTIMISTI? – Quando perdi quello che era da considerare uno spareggio, tra l’altro in casa, e ora sarai ospite della capolista? Salita al trono in quest’ultimo turno, quindi, ancora più entusiasta. E se si pensa che mancherà anche un leader come Villagatti, uno che da solo regge l’intera retroguardia, allora , uscire indenni dal “Pinto”, assumerebbe i contorni dell’impresa titanica. Come essere ottimisti quando si vede una squadra con evidenti limiti a creare gioco e occasioni da rete? Si pecca non solo in fase di finalizzazione, ma proprio di produzione offensiva. Nelle ultime sette partite, si è andati a bersaglio solo due volte, il dato è allarmante e viene acuito da un pacchetto arretrato che seguita a mostrarsi carente. Ha tanti limiti questa squadra sebbene alcuni elementi, almeno sulla carta, dovrebbero fare la differenza, ma poi si vede un Catania ectoplasmatico, Musetti evanescente e statico, Maiorino stranamente impreciso, Danucci svagato, D’Anna in ombra. Il fatto che manchino due rigori, non assegnati al Sorrento chissà per quale motivo, non deve essere un alibi, anche se la gestione dei falli del direttore di gara ha lasciato alquanto perplessi. Ha permesso ai giocatori dell’Aversa di perdere sempre tantissimo tempo a palla ferma fischiando, tra l’altro, ogni semplice contatto, anche quando i rossoneri entravano puliti e senza alcuna irregolarità. Evidentemente, sarà stata una giornata no per il signor Mancini, ma quando iniziano ad essere troppi i torti arbitrali, allora ci si chiede se sia solo sfortuna o qualcos’altro. Ma va be’, meglio chiudere la questione che, però, era doveroso sollevare, meglio non farne un caso. Anche perché si darebbe una giustificazione ad una squadra che è stata invereconda sul rettangolo di gioco e se, in vista del prossimo impegno, si degnasse di scendere in campo con maggiore convinzione, ci farebbe una cosa gradita.

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