SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. Era una partita decisiva ma è stata toppata. E viene anche il sospetto che non sia stata preparata nel migliore dei modi in quanto il Sorrento non è proprio sceso in campo. Il Messina aveva bisogno di un punto per assicurarsi la salvezza diretta, mentre i costieri dovevano scendere in campo per affondare i denti vendendo cara la pelle pur di uscire indenni dal catino del “San Filippo”. Uno stadio vestito a festa, grondante entusiasmo, con una squadra che si è imposta ancora una volta e senza neanche sudare troppo. Ed è questo che suscita le maggiori perplessità, non è nostra intenzione voler processare qualcuno, a maggior ragione adesso che mancano due partite, ma perché affrontare una partita simile con tutti questi timori reverenziali? I colleghi peloritani sono stati chiari: “Il Messina non ha avuto alcun problema e, passato in vantaggio, ha tranquillamente controllato la gara fino al triplice fischio”.

Ma perché? Non si sapeva che, con un atteggiamento troppo remissivo, prima o poi si sarebbe stati puniti? Perché non scendere in campo con un piglio propositivo e intraprendente onde far capire di volersi giocare la gara senza essere tenuti in scacco? Pare che i rossoneri siano stati impotenti, incapaci di reagire allo svantaggio, ci si è affidati a qualche folata ma fine a se stessa. In pratica, sono stati fatti due passi indietro dopo l’ottima prova di una settimana fa contro il Tuttocuoio. Quella squadra brillante e caparbia ha subito una involuzione nel giro di sette giorni mostrando il lato più brutto di sé. Quello in cui prevale la paura di osare, la scarsa fiducia di giocare come si sa anche in un contesto difficile e con una tifoseria che spinge la propria squadra verso il traguardo. E, francamente, non si possono sentire opinioni secondo cui il Sorrento si sia intimidito proprio in un contesto così incandescente, ma che dichiarazioni sono? Allora gli spareggi meglio non andarli proprio a giocare perché, magari, si può andare in stadi con una tifoseria dalla febbre parossistica e i giocatori non sono abituati. Quale sarebbe la soluzione? Far uscire una regola secondo cui si debba giocare sempre dinanzi a non più di 400 persone? Non è offensivo anche nei confronti degli stessi giocatori? La considerazione è doverosa non tendenziosa, sperando che sia tutto un misunderstanding.

Dopo la pausa per le festività pasquali, l’auspicio è di vedere lo stesso Sorrento che ha incenerito il Tuttocuoio, al “Campo Italia” dovremmo vedere un Melfi con la pancia piena. Perché, a quanto pare, tutte le squadre che hanno ottenuto la matematica certezza della permanenza in Lega Pro, stanno un po’ mollando la presa, un po’ come se scendessero in campo obtorto collo. Anche se, attualmente, il Sorrento è fuori dalla zona spareggi, bisogna pensare esclusivamente a se stessi, perché dalla prossima giornata le cose potrebbero cambiare. C’è la sfida Aprilia-Tuttocuoio, una delle due perderà qualche punto e, con un successo, si balzerebbe nuovamente nel gruppo di squadre che si contenderà l’ultimo posto per la salvezza. Poi va fatta un’altra considerazione certificata dai dati: c’è una squadra come il Chieti che ha gli stessi punti del Sorrento e che, finisse adesso il campionato, sottrarrebbe il posto proprio ai costieri, be’ la sensazione è che i teatini siano in caduta libera dal momento che, dopo aver sfiorato addirittura il quarto posto, non vincono più da otto partite ed è solo grazie a qualche pari se si trovano ancora a galla. Una squadra a cui va prestata molta attenzione è l’Arzanese che sta scoprendo di avere a disposizione risorse inesauribili, sia di orgoglio che di qualità, e che rappresenta una grande insidia in questa lotta affannosa per la post-season. Tutto è ancora in gioco e in casa Sorrento, purtroppo, c’è l’amarezza per aver visto sfumare la possibilità di agganciare il treno per la salvezza diretta ma è inutile piangersi addosso, non resta che prepararsi per conquistare l’intero bottino in queste ultime due gare contro Melfi e Castel Rigone.

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