SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. Una Caporetto. E pensare che per il Sorrento, la trasferta di Noto, doveva essere quella della continuità, per collocarsi in una posizione di classifica più tranquilla. Invece, si è perso 2-0 contro una squadra che non solo era ultima in classifica ma che, in nove giornate, non aveva mai vinto segnando la miseria di una sola rete. C’erano tutte le condizioni per tornare un’altra volta dalla Sicilia con tre punti in tasca, in pochi si aspettavano questa figuraccia, ma ormai i tifosi sorrentini ne stanno subendo da tre anni a questa parte. Può cambiare la categoria ma il Sorrento le prende ovunque, e poi ci si lamenta se si pensa al passato. È l’unico modo per non pensare ad un presente pietoso, avvilente, per non dire inesistente. Perché chi è il Sorrento attuale? Dove sta andando? Qual è il progetto? La verità è che ci sono giocatori in aperto contrasto con la società, che non vedono l’ora che arrivi dicembre per sbarcare altrove e mettersi alle spalle questa esperienza negativa. Poi il fatto di arrivare in Sicilia dopo un viaggio di ore ed ore in pullman, spossa mentalmente i giocatori quasi quanto le incertezze societarie. Succede così che si vada in campo deconcentrati prestando il fianco ad un’avversaria quasi in odore di “de profundis”. Mister Sosa, nella conferenza stampa di presentazione, aveva messo in guardia la squadra dal rischio di interpretare la sfida con lo stesso atteggiamento di Leonforte. Be’, il messaggio non è stato recepito, è vero che i giocatori si trovano a vivere una situazione surreale ma farli passare come vittime, anche dopo un ko simile, non sarebbe giusto. Anche loro devono assumersi le loro responsabilità (certo per farlo bisognerebbe avere buoni esempi), tornare a casa con le pive nel sacco dopo essere andati ad affrontare il fanalino di coda, è qualcosa di desolante. Il Noto ha avuto più fame, ha giocato con maggiore intensità e voglia di vincere segnando un gol per tempo e chiudendo la pratica. Le occasioni dei costieri sono state sterili, è stata una domenica da dimenticare se ci aggiungiamo anche l’espulsione di Visciano, incensato dal Pampa non più di una settimana fa. La paura è che i giocatori vogliano mandare un messaggio ai dirigenti, il loro malumore non si può più nascondere e il rischio, anche inconscio, è che scendano in campo per inerzia pur consapevoli di metterci la faccia. È arrivato un tempo in cui ai giocatori non sta più bene avere continue rassicurazioni senza il riscontro di fatti concreti e, se non ci dovesse essere la tanto sospirata svolta, bisognerà vedere come andare avanti per non precipitare anche in classifica. Aggiungere altro sarebbe inutile, la verità è che la squadra, più che pensare a riscattarsi nella prossima gara interna contro il Roccella, si augura che arrivino delle risposte concrete da parte della società. Il quadro è questo. Farsene una ragione fa male ma è necessario.

Commenti

commenti