È successo proprio ciò che bisognava evitare: uscire sconfitti dal “Progreditur” e di ritrovarsi animi ancora più esacerbati. Il Sorrento sceso in campo in quel di Marcianise ha denunciato grossi limiti in fase offensiva ma i margini di miglioramento sono enormi. È una squadra che sa fraseggiare, che non butta via la palla, che cerca di ragionare sempre ma è terribilmente spuntata in fase di finalizzazione. Prima di analizzare questo amaro debutto in campionato, c’è da dire che per i sorrentini è davvero troppo: quanto deve essere straziante per il loro cuore vedere la squadra soccombere in ogni dove e in ogni categoria. Non è che, scendendo di serie, aumentino le possibilità di vincere, anzi, la storia sembra sempre la stessa. Lo stato d’animo del tifoso sorrentino gronda bile e frustrazione, di questo passo si rischia davvero di disamorarsi e può subentrare la voglia di fare un passo indietro per evitare altre sofferenze. Questo discorso, ovviamente, abbraccia anche e soprattutto gli ultimi anni, il problema è che anche questo non sembra essere iniziato meglio.

È come se, da qualche anno, qualche spirito maledettamente cinico aleggiasse costantemente dalle parti della squadra rossonera, indipendentemente da categoria, allenatori e giocatori. Anche contro il Marcianise bastava un piccolo episodio favorevole (senza voler in alcun modo scomodare la Dea Bendata) perché la gara terminasse con un risultato diverso. Si sa che queste partite vengono decise da episodi, e caspita mai che ce ne fosse uno propizio al Sorrento, almeno uno, solo uno! Chi ha visto la partita può confermarlo: è bastato un minimo errore, l’unico di Frison in tutta la partita, e si è stati giustiziati da Iadaresta. Tutto questo può essere confermato da chi era presente sugli spalti del “Progreditur”, non è un modo per edulcorare una situazione che, comunque, resta delicata. Anche perché di note stonate ce ne sono state, e arrivano soprattutto dall’attacco. Impalpabile il reparto offensivo, se non si adottano soluzione immediate, per vedere il Sorrento andare in gol bisognerà affidarsi all’intercessione di qualche santo. Vitale si vede che ha grandi numeri ma non gli si può chiedere di eludere la marcatura di un’intera retroguardia, Caraccio è di una vis pugnandi encomiabile ma è condannato a fare pessime figure se è veramente quello che abbiamo visto in queste prime due uscite. L’argentino è entrato in partita quando l’attacco è stato rimpinguato dall’ingresso di Maio che, messosi al centro dell’area avversaria, ha fatto sì che potesse muoversi per tutto il reparto facendo intravedere qualcosa di davvero interessante. Proprio su Caraccio è capitata una ghiottissima occasione gol, è stato anche bravo a divincolarsi dalla marcatura avversaria ma poco freddo dinanzi al portiere. Dopo un primo tempo di perfetto equilibrio con il risultato sbloccatosi solo per il rinvio maldestro di Frison e il killer instinct di Iadaresta, nella ripresa i rossoneri sono stati costantemente nell’aria avversaria sebbene la produzione offensiva non sia stata copiosa. Però, la porta difesa da Palmiero ha corso diversi pericoli, bastava un piccolo episodio favorevole e si poteva portare a casa almeno un punto. È brutto parlare già di bocciati, ma il tallone d’Achille di questa squadra sono le corsie esterne, dove Volpe, basso a destra, è sembrato rintronato. La musica è cambiata con l’ingresso del ’97 Ferraro, ottimo il suo impatto con la partita e, nel finale, solo il palo gli ha negato la gioia del gol. Per il resto, gli altri interpreti del pacchetto arretrato, Frison e Garbini al centro e Visciano a sinistra, non hanno demeritato, anche se l’errore del giovane prodotto del vivaio dell’Udinese pesa troppo nell’economia della sfida. In mediana, Iuliano l’ha fatta da padrone, una prestazione da applausi per un giocatore che sembra sprecato per questa categoria, Alison ha alternato cose buone a diverse ingenuità, croce e delizia anche Pasini, troppo timido in fase di conclusione, malino Pugliese, quasi mai nel vivo del gioco.

Dell’attacco abbiamo già scritto ma è bene ritornarci: in due partite (Sarnese e Marcianise) si è rimasti con le polveri bagnate, la sensazione è che, se non si corre ai ripari, si potrebbe aprire un caso. Fortunatamente si è ancora in tempo per porre rimedio a queste lacune, a mister Sosa non si può imputare molto, la squadra è ben messa in campo, anche se è emerso un dato da tenere in considerazione: si gioca troppo di fioretto. In queste categorie ci si impone con la sciabola, l’eleganza è destinata ad essere annientata dalla cattiveria agonistica. Vincere e divertire può essere una prerogativa solo delle corazzate, come il Savoia dell’anno scorso, altrimenti ci si deve dotare di elmetto e corazza e andare a battagliare senza fronzoli.

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