A CURA DI MAURIZIO LONGHI. Un punto tecnico non lo possiamo fare perché, come previsto e anticipatoci dai colleghi di Capo d’Orlando, la compagine siciliana non si è presentata a Sorrento. Nonostante le partenze dei pezzi grossi della squadra, l’arrivo di altri ottimi giocatori, più il comunicato in cui si annunciava l’accordo con il main sponsor, facevano intravedere uno spiraglio importante all’orizzonte.
Tutto pareva ricomporsi step by step, come se, a costo di esagerare, si potesse parlare di primavera o palingenesi. All’improvviso il fulmine a ciel sereno, anzi due: la smentita piccata dei rappresentanti della Monfrini Pellami e l’imminente addio di Caraccio.
Fermiamoci un attimo sull’ultimo punto: l’attaccante argentino, proprio ai nostri microfoni, aveva dichiarato di restare in rossonero fino a fine campionato, chi cambia idea in modo così repentino è perché fiuta la convenienza di andare altrove. Dinanzi a simili sterzate, poi come si fa a credere quando ci viene detto che la situazione sta migliorando, che c’è da essere ottimisti? Come si può dare credito a queste osservazioni quando tutti scalpitano per andare via anziché per scendere in campo?
Sulla pantomima relativa allo sponsor, è qualcosa degna del teatro dell’assurdo. Può essere pure che da parte della società costiera ci sia stata tutta la buonafede del mondo, ma sta di fatto che tra la Monfrini Pellami e il Sorrento non ci sarà alcun connubio, a meno che non ci aspettino altri clamorosi colpi di scena. Tanto qui si vive alla giornata, ce l’hanno confermato anche parecchi tesserati, non c’è alcuna certezza, come si può pretendere che la squadra scenda in campo concentrata per fare risultato?
È vero che, se pensiamo alle cessioni eccellenti di Marcianise e Agropoli, che hanno rinforzato le pretendenti al primato, ci si rende conto che sono davvero poche, pochissime le società senza problemi. Ma sul fatto che il Sorrento abbia problemi è un dato incontrovertibile, ciò che indispone sono i continui teatrini che non fanno altro che esporre l’immagine della città al pubblico ludibrio. Che si faccia chiarezza sul caso sponsor, perché lasciare la questione inevasa, come è successo già tante volte da agosto a questa parte, stavolta non sarà consentito.
Un’informazione urlata – che non è sinonimo di confusione come si potrebbe pensare – è una extrema ratio a cui non vorremmo mai giungere per il semplice fatto che significherebbe caos totale. Per questo è necessario un ritorno alla normalità, semmai ci sia mai stata, sempre da agosto in poi.

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