SERVIZIO A CURA DI STEFANO SICA (TMW) “Di qui fino alla fine del campionato ci aspettano sei battaglie, affronteremo sei squadre che devono far punti per salvarsi. Occorrerà mantenere la giusta concentrazione”. Il traguardo della Lega Pro unica si avvicina per un Foggia arrembante e spettacolare, ma il ds Giuseppe Di Bari invita tutti alla giusta calma in vista del rush finale del torneo. A partire già da domenica prossima, quando i rossoneri andranno a fare visita ad un Sorrento rigenerato dopo gli ultimi due colpi esterni. “Il Sorrento ha tutti i mezzi per salvarsi – avverte il ds pugliese -. Già all’andata mi fece un’ottima impressione per qualità e mole di gioco. Ora c’è Simonelli che è un allenatore che in queste categorie ha sempre fatto bene. Anzi, trovo strano che abbia avuto qualche difficoltà all’inizio. Auguro davvero ai costieri di raggiungere la meta, una retrocessione mi dispiacerebbe tantissimo. E’ una bella piazza, che tra l’altro conosco bene perché, l’anno in cui vinsero la Coppa Italia di C, intrapresi un rapporto con la proprietà dando qualche consiglio di mercato. E il tecnico era proprio Simonelli”.

Un asse che, se vogliamo, si è rafforzato con l’arrivo a gennaio di Rosario Licata. Che però finora non ha mai trovato spazio.
“Si tratta di un buon elemento, che ha sempre militato in questi campionati. E poi è un prodotto dell’Udinese. Con noi inizialmente giocava ma, con l’adozione del 3-4-3, si è preferito mettere sulle fasce giocatori con caratteristiche da centrocampisti, e ha finito per non trovare spazio”.

Nell’ultimo mese e mezzo c’è stato indubbiamente un rallentamento. Quali le cause?
“Sì, abbiamo fatto cinque punti in sei partite. Ciò è stato dovuto a qualche infortunio di troppo che ci ha costretti a modificare spesso la formazione di base”.

Forse anche perché è subentrata inconsciamente l’esigenza di amministrare il vantaggio sulla nona?
“Assolutamente no. Magari fossimo stati più oculati, avremmo certamente qualche punto in più. Noi ce la giochiamo a viso aperto con tutti, scendiamo sempre in campo per vincere. Lo abbiamo fatto ad Ischia, per esempio, e in altre situazioni. Ci abbiamo rimesso le penne, ma è questa la nostra mentalità. E, per il nostro modo di giocare, abbiamo avuto belle gratificazioni da parte di tanti addetti ai lavori. Qualche volta siamo stati sfortunati, come col Gavorrano quando siamo rimasti in dieci dopo sette minuti per l’espulsione di Pambianchi”.

Quest’anno avete puntato tutto sugli over per raggiungere l’obiettivo senza rischiare nulla.
“Vero. E tutti ci hanno dato enormi soddisfazioni. Ma abbiamo in rosa tanti giovani del ’91, ’93 o ’94 molto interessanti. E qualcuno lo abbiamo buttato nella mischia”.

Il suo futuro sarà ancora a Foggia?
“E’ presto per dirlo. Nel calcio non c’è nulla di scontato e poi dobbiamo prima coronare questo sogno che tutti noi inseguiamo. A me, ovviamente, farebbe piacere continuare a far parte del progetto. E, dovessi restare, confermerò certamente Padalino. Lui, a parte una breve esperienza con la Nocerina e una collaborazione come vice di Ventura, ha iniziato un vero e proprio discorso con noi da due anni. E sta dimostrando il suo valore. Padalino è al centro di questo progetto, a meno che non gli arrivino altre richieste più importanti. E poi siamo due foggiani, e noi abbiamo voluto impostare la dimensione del club sul principio della “foggianità”. Mi auguro che tutto questo possa avere un seguito”.

Il suo bilancio personale?
“Direi soddisfacente. Ho iniziato a fare il ds a Manfredonia, quando il club era appena rinato dopo il fallimento, conseguendo una salvezza e una semifinale play-off nei primi due anni di Eccellenza. All’epoca mi chiamò l’attuale presidente Sdanga. Poi è arrivato il Foggia. Insomma, ho gestito fasi di ricostruzione. Tutto molto impegnativo ma affascinante”.

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