E’ stato presentato nella tarda mattinata, presso lo stadio Italia, il nuovo tecnico del FC Sorrento, Giovanni Ferraro. Un matrimonio che era nel suo destino dopo tanti ammiccamenti evaporati sistematicamente nel nulla. Il trainer di Vico Equense, già centrale difensivo dei rossoneri in D tra il 2004 e il 2006 (ben 61 presenze con 4 reti all’attivo) ha allenato l’Arzanese due stagioni fa in Seconda Divisione prima di venire rimpiazzato da Sasà Marra dopo la sconfitta interna col Chieti. Per lui, va da sè, tanta voglia di rivincita e di contribuire al riscatto di quei colori che ha sempre avuto tatuati sulla pelle.

IL RITORNO – “Qui mi sento a casa. Ho concluso la mia carriera a Sorrento e ho dei bei ricordi sia a livello societario sia a livello sportivo. Per non parlare della città e dei tifosi. Sono motivato ed onorato, e credo che qui ci sia un progetto importante. Tutti insieme potremo raggiungere i nostri obiettivi. E parlo di tutta la Penisola Sorrentina. Se il Sorrento va avanti, cresciamo tutti: la stampa, l’allenatore, la città. E crescono le piccole società che sono vicine a noi. Sorrento la si può immaginare solo tra i professionisti. Sono contento: sono stato chiamato per tre anni consecutivi ad allenare il Sorrento, ma non si è mai concretizzato nulla. Il primo anno fu dopo l’esonero di Bucaro, l’anno successivo in Seconda Divisione e rimasi ad Arzano commettendo forse un errore. Io, però, volevo venire qui ma aspettai tanto. Ma gli allenatori non diventano mai tali se non vengono esonerati. Meglio così, sono ripartito con voglia e grinta più di prima. Qualcuno sulla stampa ha detto che sono stato “rispolverato”, ma non è così. Ho rifiutato tantissime proposte ma non mi si offriva ciò che volevo: ovvero, voglio fare l’allenatore, non prendere un semplice stipendio da portare a casa. Volevo un progetto nel quale metterci faccia e cuore. Magari trascurando la famiglia e non dormendo la notte. Già da un paio di giorni mi sto svegliando alle cinque del mattino col pensiero di allenare e di studiare questa squadra, che voglio portare tra i professionisti. Non vado dove non c’è competenza o stabilità. Allenare tanto per farlo, non lo farò mai. Qui posso fare l’allenatore e ci sono sin troppe competenze. E ovviamente tutti vorranno fare con noi la partita della vita. La qualità è importante, ma di più l’agonismo. E così potremo raggiungere l’obiettivo”.

L’IMPATTO CON LA SQUADRA – “Ho trovato una buona squadra, che ha molta voglia. E poi uno staff competente. Ringrazio Turi perché ha fatto un ottimo lavoro, questo è un gruppo importante. Vincendo con la Nocerina, può darsi che, del tutto inconsciamente, ci sia stato un calo di tensione con la Palmese. Ma un progetto si vede a lungo termine e non è giusto emettere giudizi solo in base ad una partita”.

IL MODULO – “A me piace mettere in campo la squadra nelle migliori condizioni possibili. Non ho un modulo predefinito. Tutti giocheranno nella loro posizione ideale. Dicono che io sia difensivista? Dipende dal materiale che si ha a disposizione. Quando allenavo il Vico Equense in C2, sono retrocesso avendo la quarta miglior difesa con un attacco un po’ sterile. Con qualche gol in più magari sarebbe andata diversamente, ma di sicuro non sono un difensivista. Mi piace la libertà dei giocatori negli ultimi 30 metri, poi è chiaro che, negli altri 70, bisogna essere concentrati. A volte anche una palla lunga non è disprezzabile per evitare problemi”.

GRINTA DA TRAMETTERE – “E’ chiaro che, da ex calciatore, uno voglia trasmettere quello che ha fatto in campo. Grinta ed entusiasmo sono fondamentali, bisogna sudarsi la maglia e non vivacchiare. Non bisogna pensare che Sorrento sia solo un’isola felice e basta. La felicità può essere nostra che siamo di qui, ma chi viene a Sorrento a lavorare deve impegnarsi, comportarsi bene ed accettare le regole. Quando venni il primo anno a Sorrento, con La Scala, vedevo un ambiente troppo felice. Io, da più esperto della squadra, sapevo che c’era bisogno di qualcosa in più da mettere in campo. Da calciatore tutto questo lo ho avuto. Ho fatto tanti sacrifici e cerco oggi di trasmettere questo. Sorrento non può stare in questa categoria ma dobbiamo crescere tutti insieme, a partire dal settore giovanile. E, come ho detto, la squadra deve essere amata da tutta la Penisola, non si può pensare ognuno al proprio orticello. E poi bisognerà sopportare i momenti duri”.

In conferenza è intervenuto brevemente anche il dirigente Peppe Cappiello per dare il benvenuto a Ferraro e ringraziare l’ex trainer Mario Turi. “A nome anche degli altri dirigenti – il suo esordio – Alberto Negri, Paolo Durante e Franco Ronzi, ringrazio Mario Turi per il lavoro che ha svolto oltre che per la professionalità e l’impegno che ci ha messi. Qui da noi si è fatto valere e mi auguro che possa farlo anche altrove. Ferraro è uno di noi. Sono felice di questa scelta anche per un aneddoto che voglio raccontare. Andai a vedere un giorno Avellino-Udinese e lui era il centrale degli irpini. L’attaccante avversario era un certo Abel Balbo, che quel pomeriggio fu completamente annullato da Giovanni. Ricordo come i tifosi dell’Avellino si identificarono in lui per tenacia, abnegazione e grinta. Mi auguro che questi valori lui ora possa trasmetterli alla squadra”.

Commenti

commenti