2 giornate di campionato alle spalle, 0 punti in classifica, 3 reti realizzate, 5 subite. Numeri deludenti e non certo incoraggianti per il Sorrento di mister Chiappino che si ritrova a vedere l’intero girone dal profondo della graduatoria. Una falsa partenza che regala incubi ai sostenitori rossoneri, una situazione però che può essere letta in diverse versioni, ne proponiamo tre: positiva, moderata, negativa.

Visione positiva

Il Sorrento può soltanto migliorare ed in questo momento sta patendo una condizione fisica non ottimale, in seguito ad un ritiro precampionato iniziando in ritardo rispetto alle altre compagini ed inoltre con un organico che si è plasmato soltanto con il passare delle settimane. Con maggiori minuti nelle gambe, una miglior assimilazione degli schemi del mister e conoscenza reciproca (la rosa è stata ricostruita quasi da zero), i rossoneri riusciranno a dimostrare il loro reale valore e si potrà iniziare a scalare la classifica. Inoltre le due sconfitte subite sono frutto soltanto di due episodi sfortunati che hanno condizionato in maniera determinante entrambi i match, in cui inoltre il Sorrento ha sempre disputato una prima frazione di gioco sbloccando il risultato. In casa contro la Vigor, lo sfortunato colpo di mano in area di Benci ha cambiato il volto alla gara, mentre in quel di Aprilia la gomitata in pieno volto subita da Villagatti non solo non è stata sanzionata con una giusta espulsione ma ha messo ko l’esperto difensore, compromettendo la tenuta difensiva di una retroguardia giovane e già orfana di Benci squalificato.

Visione moderata

Difficile esprimere un vero giudizio dopo appena 180 minuti di campionato. Certamente due sconfitte consecutive in avvio fanno male, e bruciano, specialmente se si analizza bene come sono maturate: entrambi con un crollo verticale nel secondo tempo, dopo un vantaggio iniziale rossonero. Limiti di condizione fisica ma non solo, anche di eccessiva leggerezza nervosa ed esperienza nel gestire i diversi momenti della partita. C’è da considerare inoltre che la squadra è stata costruita in fretta, smantellando per intero l’organico della passata stagione (superstiti solo il portiere Polizzi e il centrocampista Esposito), un nuovo allenatore alla prima esperienza in un campionato professionistico e, da matricola, sicuramente sarà costretto a pagare qualcosa. Le preoccupazioni maggiori arrivano dalla retroguardia, reparto di importanza fondamentale specialmente in un campionato talmente agguerrito, composta da elementi giovani, inesperti e di dubbie capacità tecniche. Un lavoro lasciato incompleto dal dimissionario diesse Pitino e che ora la dirigenza dovrà cercare rimedi adeguati. Ma in effetti è proprio la cabina di regia della società la nota dolente: una gestione approssimativa e discutibile che, seppur non direttamente, condiziona notevolmente le prestazioni dei rossoneri in campo. Tempo per raddrizzare il cammino ce n’è a disposizione ma non è infinito e va utilizzato al meglio, nessun altro errore è permesso.

Visione negativa

Son cambiati i calciatori, l’allenatore, la categoria ma la musica è sempre la stessa. Il Sorrento ha iniziato il nuovo campionato sulla falsariga di quello passato, regalando soltanto delusioni ai propri sostenitori. La squadra allestita nell’ultimo mese di mercato, nonché partita in ritardo per il ritiro prestagionale, ha deficienze considerevoli e preoccupanti, la difesa è troppo leggera e senza i dovuti e urgenti accorgimenti la strada verso il baratro risulta già ben spianata. Il rischio però quest’anno è notevole, in bilico tra la permanenza nei professionisti ed il crollo nel mondo dei dilettanti. Quest’ultimo con molta probabilità, purtroppo, è la reale dimensione per la piazza di Sorrento che, terminata la parentesi di ‘vacche grasse’ firmata Gambardella, si è risvegliata orfana di una dirigenza all’altezza della categoria. Senza dimenticare le pietose condizioni in cui versa il campo ‘Italia’, autentica vergogna per una cittadina rinomata in tutto il mondo. Naturale conseguenza la sempre maggiore disaffezione verso i colori rossoneri, ad eccezione ovviamente dei soliti fedelissimi (quantificabili in circa 100 unità) disposti a tutto per l’amore della maglia, anche a buttar giù – turandosi il naso – decisioni e gestioni scellerate. La fiducia però è arrivata ad un punto limite ed ora tocca a chi ha investito in questa società garantendo la sopravvivenza della stessa – leggasi Ronzi (Msc), Durante, Pezone e Percuoco – ed anche all’amministrazione comunale, sindaco in primis (in gioco c’è sempre il nome della città). Non si possono lasciare le chiavi dell’auto a chi ha guidato fino a questo punto, la coppia D’Angelo e Scala. Urgono cambiamenti netti e immediati prima che i danni diventino irreparabili.

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