SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. Entrambi si saranno guardati in faccia e avranno pensato di essere uno più matto dell’altro. Era il settembre del 2004, da un lato c’era Ciccio Montervino, a cui l’azzurro del Napoli era entrato nel cuore ed era disposto a sposarne la causa anche partendo dalla serie C, dall’altro c’era uno come il Pampa Sosa che aveva calcato, ai massimi livelli, i palcoscenici del massimo campionato italiano. Non c’era niente, giusto qualche pallone, qualche casacca, ma era dentro che avevano tutto: soprattutto la voglia di costruire qualcosa di importante da quel nulla. È un po’ il nulla che Sosa ha trovato anche a Sorrento e ora, tra le macerie di anni di gestione folle e dissennata, si spera di ripartire con il profilo basso ma con la consapevolezza di poter ripetere ciò che già è stato vissuto a pochi chilometri dalla costiera, dove si staglia il Vesuvio. Il debutto in campionato del Pampa è ormai imminente, mancano pochissime ore, cresce l’attesa di vedere all’opera il Sorrento al “Progreditur” di Marcianise. Il tecnico argentino è parso motivato presentando la gara giovedì pomeriggio dopo il test infrasettimanale contro il Massa Lubrense. Da sudamericano verace, ha sempre sostenuto che chi non si emoziona non ha sangue nelle vene, quindi, è facile immaginarlo emozionato in vista della trasferta casertana.

I microfoni della nostra redazione si sono accesi perché gli arrivi l’incoraggiamento proprio di colui con cui ha condiviso l’esperienza di quel nulla diventato, pian piano, un materiale da plasmare fino a renderlo concreto, appetibile e vincente. Queste le parole di Francesco Montervino: “Mi sento di fare il mio più grande in bocca al lupo al Pampa per questa nuova esperienza che sono sicuro saprà affrontare nel migliore dei modi. Ho avuto il piacere di conoscerlo e di giocarci insieme, posso dire che è una persona intelligente e con una cultura sopra alla media. Uno così è garanzia di professionalità e spessore etico”. Parole lusinghiere nei confronti del suo ex compagno di squadra e di follia, due persone la cui caratura umana risaltava già in quegli anni: “Diciamo che molti indicavano sia me che lui come futuri tecnici, sono davvero contento che lui abbia la possibilità di misurarsi in una piazza come Sorrento. Sono certo che la sfrutterà lavorando con impegno e determinazione per farsi valere così come ha fatto da calciatore. Ecco, gli auguro di prendersi anche da allenatore le stesse soddisfazioni che è riuscito a togliersi nella sua brillante carriera da calciatore”. Che si abbia più o meno fiducia, il cammino di Sosa inizia comunque in salita, la nave non naviga in acque placide, anzi, ci sono molti venti avversi. Chissà se in questi casi abnegazione e professionalità possano sostituire un vissuto che, inevitabilmente, ancora non c’è: “Sicuramente può mancargli quell’esperienza perché è sempre al suo debutto da tecnico, ma lui è un uomo di calcio, vive per questo sport, lo conosce a menadito e, quindi, saprà prendere le dovute precauzioni per ridurre al minimo il margine di errore”.

Un aspetto è certo: riuscire a portare la tifoseria dalla propria parte in uno dei momenti più critici, sarebbe una impresa degna del miglior riconoscimento a vita. Non si preannuncia facile, per il Pampa, il compito di rendere il proprio gruppo impermeabile a quanto di disparato e disperato si sente in giro: “La capacità di saper tenere il gruppo lontano da ciò che avviene all’esterno è innata, se non ce l’hai difficilmente la potrai maturare. Da quella che è stata la nostra esperienza, noi cercavamo sempre di non far filtrare niente dallo spogliatoio che ritenevamo sacro e inviolabile. Ci siamo riusciti quasi sempre, poi può capitare che qualcosa sfugga di mano, ma l’importante è cercare di fare del proprio meglio per tenere la squadra lontana da qualsiasi condizionamento proveniente da fattori esterni”.

 

 

Commenti

commenti