SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. Domenica era sulle tribune del “Guariglia” di Agropoli, lui che ha intrapreso la carriera di allenatore dopo una onesta e lusinghiera da calciatore, con il gol come specialità. Emanuele Ferraro ha indossato per anni la casacca della Salernitana segnando tantissimi gol, era uno di quegli anni attaccanti molto appetibili per le squadre di C1 a cui serviva chi garantisse un certo numero di reti per sognare il salto di categoria. Lo scorso anno non ha vissuto una esperienza entusiasmante sulla panchina della Gelbison, ma studia attentamente le squadre e i campionati, ne approfittiamo per chiedergli che partita ha visto tra Agropoli e Sorrento: “Nel secondo tempo è emerso soprattutto il ritardo di preparazione del Sorrento, faceva molto caldo e la squadra era sulle gambe, poi l’inferiorità numerica ha reso tutto ancora più complicato. I costieri, comunque, hanno avuto una clamorosa palla gol ad inizio ripresa che avrebbe potuto disorientare l’Agropoli, che magri avrebbe fatto fatica da assorbire il colpo. I delfini sono tecnicamente superiori al Sorrento, si vede che è una squadra costruita per puntare in alto ma, sinceramente, anche i rossoneri non mi sono dispiaciuti. Integrando l’organico con qualche altra pedina, magari di esperienza, si può tranquillamente pensare a qualcosa di più di una semplice salvezza, perché ciò che è mancato per strappare il punto, è stata anche un po’ di sana malizia. Già era difficile tenere a bada attaccanti di categoria come quelli dell’Agropoli, magari lasciando meno spazi, si sarebbe sofferto di meno e sarebbero aumentate le possibilità di non capitolare. Aggiungo un’altra osservazione: devo dire che mi aspettavo di più dall’Agropoli in rapporto al potenziale di organico ma, probabilmente, avrà influito la delicatezza e la pressione del momento, stanti i due ko precedenti”. Vogliamo chiedergli anche qualcosa su mister Sosa ma lui ci anticipa: “Il Pampa è una grande persona, dategli tempo che state in buone mani. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e ne posso solo parlare bene, vi assicuro che si tratta di un ragazzo serio e in gamba, non posso conoscere le sue idee da tecnico ma se, nella nuova veste, mette la metà della mentalità che aveva da calciatore, allora farà tanta strada”. Parole di stima e apprezzamento verso l’argentino, che sta guadagnando consensi anche per come cerca di tenere unito il gruppo. Ma da mister Ferraro ci facciamo dire di cosa, secondo lui, ha bisogno il Sorrento per essere più competitivo: “Soprattutto di una condizione fisica migliore, ripeto che dopo 60′ di gioco il Sorrento sembrava già boccheggiare. Naturalmente ha fatto più fatica perché, in inferiorità numerica, bisogna moltiplicare le energie perché ci sono più spazi da coprire, ma è evidente che, rispetto alle altre, c’è un ritardo di preparazione ed è un rischio quello di ritrovarsi avversarie più fresche nei momenti topici delle partite”. Fin quando c’è stata parità numerica, regnava un certo equilibrio tra Agropoli e Sorrento poi, una volta rimasti in dieci, i costieri hanno disputato una partita di contenimento ed era difficile brillare particolarmente. Ma, malgrado la piega presa dal match, siamo curiosi di sapere dal trainer peloritano chi l’ha colpito di più dei rossoneri: “Mi è piaciuto molto il numero 10 (Roberto Esposito), molto attivo e intraprendente sulla sinistra, mentre conosco Gabbiano che è un ragazzo da seguire attentamente, peccato per il rosso ma è uno che si impegna e su cui è bene puntare”. Infine facciamo un po’ il punto su questo girone calabro-siciliano su cui, dopo tre giornate, c’è il Torrecuso in vetta, squadra che ha acquistato giocatori di categoria superiore. Al momento è difficile esprimere delle valutazioni dal momento che i veri valori non sono ancora usciti fuori, ma una prima idea la si può comunque avere: “Da quello che ho potuto notare in queste prime battute – osserva mister Ferraro – sembra il classico campionato di serie D. A mio avviso, non c’è una squadra in grado di ammazzare il girone come ha fatto l’anno scorso il Savoia, neanche l’Akragas che, infatti, nell’ultimo turno ha perso contro la Leonfortese, una squadra per me non eccezionale ma che il campo sta accreditando come una delle prime. Del resto è il campo ad essere sovrano, i nomi non bastano, dall’idea che mi sono fatti ci sono quattro-cinque organici molto buoni ma è un campionato livellato e tutto da scoprire”.

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