SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. Fulvio Cascone, nelle sue pagelle, ha assegnato 5 a Musetti, mentre mister Simonelli, in sala stampa, ha detto che l’attaccante apuano ha disputato una buona prestazione. La realtà è che si fa una certa fatica a dargli la sufficienza, perché se l’attacco non è esplosivo, è anche perché ci sono interpreti evanescenti. Con Innocenti in convalescenza (ma pronto dalla Tribuna Centrale ad incitare i compagni), è sulle spalle di Musetti che si impernia tutto il peso del reparto offensivo, naturalmente con Maiorino a girargli intorno. Ma se al tarantino, più che compiti di finalizzazione,  viene assegnata la mansione di dare effervescenza alla manovra e di creare i varchi giusti, gli risulta difficile essere lucido sotto porta. Per fortuna che, finora, è stato fondamentale il suo contributo in zona gol, ma se nell’ultimo periodo non sta trovando spesso la via della rete (l’ultimo gol l’ha realizzato con l’Arzanese ma su calcio da fermo), è anche perché si sta “limitando” a fare da cerniera tra centrocampo e attacco, supportando l’unica punta. E Musetti non sta eccellendo come potrebbe fare, è un elemento dalla grande esperienza e il vizietto del gol l’ha avuto in passato, il punto è che nelle ultime apparizioni, è sembrato statico, imbolsito, sempre fagocitato dai difensori avversari. Qualche suo movimento sarà anche giusto, ma quando gli viene indirizzato il pallone, per i suoi marcatori, è facile anticiparlo e allontanare qualsiasi minaccia. Con questo, non si vuole sminuire il lavoro che svolge ogni partita, ma sappiamo bene quanto sia importante, in queste categorie, avere un attaccante prolifico in area di rigore. Eppure Musetti le occasioni le sta avendo, però, le fallisce anche in modo clamoroso. Come è successo nelle ultime due sfide, contro Teramo e Foggia, più volte si è ritrovato con il pallone tra i piedi in area avversaria, o è stato impreciso nel calciarlo o si è incartato con il pallone in modo goffo. Come se avesse smarrito quel fiuto di prima e con esso anche la scaltrezza che, ad un attaccante di razza, si appanna ma non si dilegua totalmente. In vista di queste cinque finali, occorre avere un ariete in area di rigore, uno che la butti dentro, altrimenti si rischia di vanificare tutto. È anche vero che un attaccante ha bisogno che funzioni tutta la produzione offensiva per avere rifornimenti mentre, nelle ultime partite, il centrocampo s’è issato sugli scudi alzando una diga quando si è trattato di difendere il vantaggio, la fase propositiva è stata un po’ sacrificata. C’è da ammettere, inoltre, che il 4-4-2 simonelliano è un modulo più votato alla fase difensiva che a quella offensiva, che non è detto che sia negativo ma, proprio per questo, bisogna saper sfruttare l’occasione che si crea. Non si può sperare che Catania faccia un gol a partita, che Maiorino torni il cecchino che è stato o che centrocampisti e difensori diventino goleador, a Musetti non va intimato di segnare a tutti i costi, bensì di dare maggiore peso all’attacco. È quello che è mancato nelle ultime uscite, con partite vinte grazie ai guizzi dei singoli, e non con manovre concretizzate a dovere. Per essere completi, è giusto sottolineare che l’ex Cremonese, anche quest’anno, è stato costretto a convivere con i soliti malanni fisici, tant’è che si pensava che non sarebbe sceso più in campo con continuità, invece, con tanta tenacia e caparbietà, ce l’ha fatta a recuperare mettendosi al servizio della squadra. Nel calcio, comunque, ci sono alcune regole imperiture, come l’attaccante che vive per il gol, abnegazione e generosità sono i cardini per rinverdire una prolificità.

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