SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. Il grido del capitano. L’ha lanciato attraverso il suo profilo Facebook, dove è molto attivo come parecchi calciatori. Questa situazione non gli va a genio, come se si sentisse responsabile insieme agli altri e ha provato a scuotere se stesso e poi tutti i compagni di squadra. Lo scialbo e soporifero pari maturato contro il Montalto Uffugo ha contrariato non solo i tifosi, ma anche chi indossava la maglia del Sorrento, specialmente chi aveva al braccio anche la fascia di capitano. “Nel calcio non conta vincere o perdere, ma conta vincere o perdere da uomini. La classifica attuale rispecchia totalmente quello che dimostriamo in campo”, parole dure, sferzanti quelle di capitan Ciccio. Il quale, non si mostra deluso per i risultati che non arrivano, ma per un atteggiamento incomprensibile. Per questo, ha deciso di alzare la voce perché, già dalla prossima partita, cambi il piglio con cui si scende in campo. Bisogna farlo anche per una tifoseria che, già di per sé, è disillusa, il fatto di poter riavvicinare i tifosi, deve essere una motivazione per chi ha l’onore di indossare la casacca rossonera. Il messaggio è chiaro: per vincere non basta scendere in campo, bisogna farlo da uomini. E la continuazione del post, ci fa anche capire cosa Vitale intende per uomini veri: “Presuntuosi e senza voglia di vincere! Nella vita, e soprattutto nel calcio, ci vuole tanta ma tanta umiltà. La fame, sì la fame, quella che ti permette di avere la meglio su un contrasto, quella che ti fa arrivare prima dell’avversario sulla palla. Noi purtroppo, e io per primo, siamo lontani da questi concetti. Adesso fuori le palle, fuori l’umiltà, fuori la voglia di vincere”. Un’accusa, anzi, un’autoaccusa e poi una esortazione. Quindi, per l’ex Turris, essere uomini in campo significa non essere presuntuosi, avere umiltà e la fame necessaria per vincere un contrasto e arrivare primi sulla palla. Si è fatto anche un’autoanalisi e ha notato che qualcosa non andava neanche in se stesso, ed è una cosa che non tollera. Perché le conseguenze potrebbero essere nefaste: “...altrimenti siamo destinati a morire”. Dal grido di riscossa al grido d’allarme. La voglia di rilanciarsi deve passare dal desiderio di non soccombere. Per Vitale il pari è stato come una sconfitta e, per evitare di andare incontro a un terribile destino, bisogna cambiare passo. In casi così delicati, serve anche alzare i toni perché ci si renda conto di doversi dare una svegliata. Eppure la situazione societaria sembra aver avuto una schiarita con l’insediamento dell’avv. Emilio Squillante alla presidenza che, tra le altre cose, ha detto che non gli va giù questa situazione di classifica. Ha, inoltre, annunciato che darà a tutti del tempo per dimostrare di essere all’altezza, altrimenti non avrà paura di procedere con le epurazioni. E se questo intimorisce qualcuno, allora è meglio che faccia subito le valigie perché, parole come queste, devono solo stimolare e non spaventare. Ecco, i veri uomini, in queste situazioni sfidano se stessi e si mettono in discussione, non si fanno paralizzare dalla tensione anche se si è giovani, tanto poi nessuno si spaventa quando c’è da chiedere lo stipendio. “Altrimenti siamo destinati a morire...”, che le parole del capitano servano da monito, un avviso ai naviganti per non naufragare. Lui si sta già preparando: “Sono anche disposto a morire, ma prima devo essere consapevole che di me ho dato tutto fino all’ultimo minuto”, riuscirà Ciccio Vitale a trasferire questa mentalità anche al resto della squadra? In modo che non la si veda ancora così insulsa dopo essere stata già disastrosa nel turno precedente? “Io non mollo mai e ancora di più in questi momenti. La strada è ancora lunga…”, sono queste le ultime parole digitate, mentre schiumava ancora rabbia, ma con dentro tanta voglia di riscatto nella consapevolezza di avere anche il tempo a disposizione.

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