SERVIZIO DI MAURIZIO LONGHI.  E’ uno che non bada a spese per rendere vincente l’Agropoli. Vorrebbe creare un clima di entusiasmo al “Guariglia”, far respirare aria di grande calcio in terra cilentana, dopo lo scorso anno, si erano create tutte le premesse per puntare al salto di qualità. Sono stati ingaggiati giocatori di spessore per alzare ulteriormente il livello di competitività di un organico già valido, ma le prime due giornate sono state un flop. Le due sconfitte contro Akragas e Leonforte hanno portato all’erosione di molte certezze, se prima si sperava di generare entusiasmo, ora i piani sono cambiati: bisogna pensare a mettere la sordina alla sirena degli allarmi per poi costruire. Di tutto questo ne abbiamo parlato con il presidente dei delfini, Domenico Cerruti, della cui signorilità bisogna prendere solo atto. Nonostante il momento molto delicato, il patron non si è sottratto alla nostra richiesta di un’intervista e si è aperto a tutto tondo, senza alcuna reticenza. Domenica si prevede un sfida da tripla, serve il miglior Sorrento per fare risultato ad Agropoli.

Intanto, con il presidente iniziamo a commentare i motivi di questo inizio tutto in salita: “Non ci capacitiamo di come sia potuto succedere, avevamo programmato una partenza diversa, facilitati dal fatto di aver confermato il 75% del validissimo organico dello scorso anno, a cui si sono aggiunte pedine importantissime per completare un ottimo mosaico. Pensavamo di avere qualche vantaggio rispetto agli altri, invece, ci siamo sbagliati. Qualcuno imputa questo scarso rendimento a problemi di preparazione ma io penso che sia entrato in gioco un fattore mentale. Con l’Akragas pensavamo di poter trovare loro impreparati, anche per il fatto che si stessero preparando per il ripescaggio, invece, la sconfitta ci ha messo in ginocchio mentalmente. Con il Leonforte, pur rispettando questa buonissima squadra, non penso che abbia velleità di vertice ma, con una partita fatta di grinta e agonismo, è riuscita a prevalere su di noi che, una volta passati in svantaggio, non abbiamo avuto la forza, soprattutto mentale, di reagire. La società vuole tutelare i tanti investimenti e crede ancora di poter rimediare a questi due ko, non è un caso che sia stato appena ingaggiato Matteo Berretti, elemento che l’anno scorso era in forza alla Spal e che può vantare una lunga militanza in categorie superiori. Abbiamo cercato anche di accontentare il mister che chiedeva maggiore fisicità alla mediana, il giocatore ha effettuato anche le visite mediche e sarebbe disponibile per domenica qualora il tecnico lo ritenesse opportuno”. Da ciò che filtra dalla stampa agropolese, pare che il presidente sia intenzionato a dare il benservito al tecnico Pirozzi, chiediamo al diretto interessato quanto c’è di vero in questa voce: “Dopo due stop, l’amarezza era tanta e poi è sempre attuale il detto secondo cui o la carne è dura o è il coltello che non taglia. Certo che bocciare un allenatore è sintomo di una sbagliata gestione societaria, il che ci può anche stare. Mister Pirozzi, da quando lo abbiamo preso lo scorso anno in un momento delicato, è stato l’artefice di una grande galoppata che ci ha condotti sul podio della classifica. Da parte nostra c’è il compito di fargli sentire la fiducia, la carica, la vigoria, sperando di invertire l’ultimo trend. Poi nel calcio c’è la legge dei risultati, quando non arrivano bisogna porre rimedio in qualche modo”.

L’Agropoli sarà stato anche allestito per vincere, ma gli zero punti in casella dopo le prime due giornate, lasciano un po’ pensare. Normale porsi degli interrogativi circa le cause delle vacche magre, ci facciamo dire da patron Cerruti cosa si sente dire ai giocatori: “Che non hanno vinto niente! Ho avuto la sensazione che qualcuno sia stato ghermito da un po’ di presunzione. Sul rettangolo di gioco, si impone chi ha fame e umiltà, doti indispensabili anche quando si gioca in una piazza troppo tranquilla e accomodante come Agropoli. Un posto ameno dove non c’è pressione e dove si può correre il rischio di deresponsabilizzarsi, adagiarsi e scaricarsi mentalmente. Bisogna scendere in campo con il giusto agonismo e la giusta cattiveria calcistica, per chi non lo fa si può parlare di fallimento più umano che sportivo”. Tuona il presidente, nel tentativo di scuotere la squadra. Non ci va tanto per il sottile e, a quanto pare, lo fa perché spera sempre di risollevarsi e marciare per la leadership: “Ho sempre detto di voler migliorare il terzo posto dello scorso anno e, siccome non mi piace molto arrivare secondo, ecco che abbiamo creato tutte le condizioni per puntare alla vetta. Anche un anno fa ci eravamo attrezzati per un campionato di vertice ma, vuoi per una partenza difficile e vuoi per la super cavalcata del Savoia, non ci siamo potuti rimettere più in corsa per il primo posto dovendoci accontentare del terzo. Anche adesso ci troviamo ad inseguire, la maggiore accreditata per la vittoria del girone è l’Akragas, alla quale vorremmo tenere il passo cercando di non farci trovare impreparati quando si tratterà di insidiarla. E poi ritengo che ci siano anche altre squadre in grado di dire la loro per il primo posto”. Vista la situazione, la sfida contro il Sorrento assume una importanza vitale: una vittoria rilancerebbe i delfini, ma un altro scivolone aprirebbe scenari di crisi. Non ci si può permettere di steccare ancora a fronte delle ambizioni, come si preparano partite simili con la tensione che si taglia a fette? “In questi casi ci si guarda allo specchio, ci si rimbocca le maniche e si va in campo agguerriti. Il curriculum è relativo, i campionati si vincono con la fame e non con i nomi. Mi auguro che i giocatori scendano in campo con l’atteggiamento giusto anche per dimostrare riconoscenza verso la società per gli sforzi profusi. A quanto pare, il messaggio è passato e il bagno d’umiltà c’è stato, personalmente sono uno che non desiste facilmente, lo conferma l’ultimo sforzo per rimpinguare ulteriormente l’organico. Carattere, grinta e determinazione sono le armi per una reazione di orgoglio”. Il presidente Cerruti ci stoppa mentre passiamo ai saluti e ai ringraziamenti: “Sono sempre io a ringraziare i giornalisti, se non ci fosse la stampa a dare un po’ di risalto ad una categoria bistrattata sarebbe un grosso danno per tutti. Da parte mia c’è sempre la disponibilità a confrontarmi con gli organi di informazione”. Doveroso sottolineare quest’ultimo passaggio, basterebbe comportarsi sempre in modo corretto ed educato per evitare le polemiche circoscrivendole a mere questioni di campo.

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