SERVIZIO A CURA DI MAURIZIO LONGHI. Niente può annullare una passione, si pensa che la passione ti porti a fare tutto. In effetti è così, induce a fare follie, sacrifici, fa sopportare disagi, ci costruisci intorno un mondo in cui ti senti l’attore-protagonista. E’ travolgente l’onda della passione, si crede che non ci sia vento in grado di placarla, invece, le emozioni non penetrano in un cuore ferito. Quando ci si sente feriti dentro, la passione non svanisce, ma ci si ferma a riflettere, perché nei momenti di dolore, qualsiasi passione passa in secondo piano. Adesso il momento di dolore lo stanno vivendo i tifosi del Sorrento, qualcuno dovrebbe capire che, quei pochi che la domenica seguono la squadra in casa (alcuni anche in trasferta), hanno proprio il cuore ferito. Qualcuno è riuscito a spegnere il fuoco della loro passione, e non riescono ad individuare motivi per alimentare quelle fiamme così, attraverso un comunicato, sono arrivati alla decisione di disertare lo stadio. Una presa di posizione forte e netta: non ci stanno. Perché, quando si ha il cuore ferito per una delusione d’amore, quello che proprio non si riesce a sopportare è assistere, inerme e impotente, ad altre scene di dolore. I tifosi del Sorrento, nonostante nulla facesse preludere ad una rinascita o ad una palingenesi, hanno continuato a sostenere la squadra, avvicinandosi ulteriormente ad essa attraverso le gradinate della Tribuna Centrale, come a dire “noi ci siamo, ora tocca a voi”. Invece, il riscontro del campo è stato sconfortante, perché perdere ci sta nel calcio, ma non reagire è insopportabile. È come se la pazienza si fosse esaurita, come se ci si sentisse presi in giro e, per esacerbare ulteriormente gli animi, qualcuno si permette anche di sorridere dinanzi a manifestazioni di amarezza e disappunto. Ai tifosi non bisogna dare ragione solo per liquidarli frettolosamente o per soprassedere quando si tocca l’argomento, loro vanno rispettati perché fanno sacrifici di tutti i tipi, a livello economico ma anche sottraendo del tempo alla famiglia, peraltro in un giorno dedicato proprio all’affetto del focolare domestico. E, per passione, non si pensa a queste cose, certo a volte si abbandona lo stadio con il sorriso e al settimo cielo mentre altre volte scuri in volto e con il morale sotto i tacchi, ma quando ti ritrovi a sostenere una squadra che non lotta e soccombe senza sentirsi ferita come i tifosi, allora è normale farsi sentire. Ti fai sentire e non vedi risposta, urli ma l’eco della tua voce si spegne in un deserto di silenzi assordanti, chi è sordo si passi una mano sulla coscienza e capisca il dolore accumulatosi nei cuori dei tifosi del Sorrento. Loro continueranno ad amare la maglia, ma non ci stanno a vederla disonorata.

 

 

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