SERVIZIO A CURA DI STEFANO SICA. Da più di un mese impreziosisce la rosa del Noto, con cui ha esordito lo scorso 5 ottobre nella sfortunata trasferta col Tiger Brolo, disputando qualche scampolo finale di partita dopo essere subentrato a Failla. Alberico Colasante è uno dei gioielli più luccicanti della squadra granata. Classe ’96, il fantasista di Nocera Inferiore è transitato nelle giovanili di Roma, Salernitana e Verona partecipando due anni fa anche alla seconda edizione del Team Napoli Soccer, la rappresentativa di calciatori svincolati di stanza a Pianura. All’epoca il suo talento impressionò addirittura Giorgio Di Vicino, perno storico della selezione, il quale confessò di intravedere in lui le stesse qualità e le stesse caratteristiche tecniche che lo avrebbero elevato nell’Olimpo del calcio professionistico. La realtà, tuttavia, ora parla di serie D. E di una situazione non semplice che in questo periodo affligge la sua squadra, sotto l’aspetto tecnico e societario. “Ma noi non andiamo in campo pensando a queste cose – esordisce il trequartista granata -. Non possiamo farci distrarre da queste problematiche. Abbiamo l’obbligo di continuare a lavorare e di riscattarci. Abbiamo buoni giocatori in rosa e ci sono tutte le carte in regola per riprendere la marcia. Noi ci crediamo”.

Però siete ultimi in classifica e correte il rischio di perdere ulteriori posizioni.
“A Rende eravamo contati. Conseguenza della gara precedente col Due Torri. Non meritavamo di perdere quella partita. Ci è stata annullata una rete regolare e stavamo tenendo il campo molto bene. Poi abbiamo preso gol in 10 ad un quarto d’ora dal termine fino a quando non ci hanno espulso altri tre giocatori. Col Sorrento, almeno, saremo quasi al completo: ci mancherà solo Saani”.

In che modo ti sta impiegando il tecnico Romano?
“A Rende abbiamo utilizzato il 3-5-2 e ho giocato come seconda punta. Col Due Torri ci siamo schierati con un 4-4-1-1 e mi sono piazzato alle spalle di Saani. Io sono un trequartista classico ma mi piace disimpegnarmi anche da esterno offensivo, come è accaduto contro l’Hinterreggio, quando il mister ha scelto il 4-3-3”.

C’è qualcuno del Sorrento con cui hai giocato in passato?
“Nessuno. Ma conosco molto bene Iuliano, è di Nocera come me. Spero che possa ottenere tutte le soddisfazioni che merita. E poi è un giocatore molto forte per la categoria”.

In estate ti aveva cercato anche qualche grande club: confermi?
“Sì. Taranto ed Akragas, poi non se ne è fatto più nulla davvero per piccoli particolari. Tra l’altro con l’Akragas avevo svolto tutto il ritiro, solo che loro hanno una batteria offensiva impressionante”.

A quale tecnico devi maggiormente la tua crescita calcistica?
“Certamente Mauro Chianese e Nello Santoro alla Salernitana. Chianese fu molto importante per me perchè mi fece recuperare applicazione e stimoli. Venivo dalla Roma e vincemmo il girone con i Giovanissimi Nazionali in un raggruppamento in cui militavano squadre attrezzatissime. Ai quarti fummo eliminati dalla Fiorentina perdendo entrambi i match, altrimenti avremmo partecipato alle fasi finali di Chianciano. Ma quella Fiorentina era fortissima, tanto che alla fine vinse il campionato. Tuttavia ci sono altre due persone a cui devo tanto”.

Chi sono?
“Michele Califano che è per me come un padre, e infatti avrei potuto lavorare con lui a Taranto. E poi Felicio Ferraro che mi ha portato ad Isernia l’anno scorso, prima che mi trasferissi alla Civitanovese. Anche lui all’epoca è stato fondamentale nel trasmettermi fiducia e motivazioni”.

E quale rimpianto ti porti dentro?
“Ecco, la mia parentesi di Roma. Mi presero ad 11 anni ma non ero pronto per allontanarmi dalla mia città. Sentivo la nostalgia della famiglia e degli affetti. E così tornai a casa. Che peccato a ripensarci oggi. Adesso però penso di aver raggiunto la maturità giusta per intraprendere nuove sfide. Tra l’altro ricordo con piacere le volte in cui facevo le terapie assieme a Totti, avevo avuto un problema al ginocchio e mi stavo curando”.

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