DI STEFANO SICA

Chi ha ammirato le gesta del grande Totò non potrà non essersi gustato il mitico Totò a Colori, pellicola che narra dell’ascesa del maestro Antonio Scannagatti (Totò, appunto) nel mondo della musica. In una delle scene iniziali Scannagatti viene invitato dal sindaco di Caianello a dirigere la banda del paese per celebrare il ritorno di Joe Pellecchia, un famosissimo concittadino di estrazione italo-americana. Sarà una giornata da incubo: Pellecchia, continuamente interrotto dalle composizioni della Totò-band, non riesce a tenere il proprio comizio in piazza e, come gli impone il suo codice di gangster consumato, fugge via irritato ritirando i pacchi regalo offerti alla popolazione e sparando colpi di pistola in aria. Con Pellecchia, il presidente dell’Audax Cervinara, Ricci, ha in comune solo il nome di battesimo, Joe. Il patron biancazzurro è infatti nato a Toronto e il nome dell’impianto cittadino, Canada, richiama un po’ le sue origini. Quello che accomuna i due personaggi, in verità, è anche l’ascendenza su una intera comunità adorante e la capacità di dettare regole e modi di comportamento. Da leader assoluto, riverito e rispettato. Del resto Ricci è un imprenditore facoltoso che nel calcio ha investito tempo e risorse sposando questo mondo come un contenitore nel quale riversare ogni valvola di sfogo e, chissà, magari qualche conflitto interiore irrisolto. Ma questo, per carità, lo fanno in tanti.

Degli episodi accaduti alla fine della sfida tra Audax e Sorrento si è parlato in abbondanza. Poco si è detto degli antefatti, non meno gravi solo perché da essi non ne è scaturito un vero e proprio atto di violenza fisica. Arriviamo al Canada e prendiamo posto nella Curva riservata ai sostenitori ospiti perché è al botteghino attiguo che ci viene fatto trovare regolare accredito stampa. Dopo qualche minuto, con somma sorpresa, vediamo piombare l’intero entourage del Sorrento (preparatore atletico, il vice trainer Amita, segretario, addetto stampa e qualche calciatore) che denuncia di essere stato letteralmente cacciato da Ricci nonostante il parere contrario di un Commissario di campo e di un rappresentante della locale stazione dei Carabinieri. “Qui non vi vogliamo, dovete accomodarvi in Curva”, viene detto senza troppi complimenti dal patron caudino. Iniziano già a risuonare le parole minacciose diffuse a ruota libera da Ricci dopo il return match di Coppa Dilettanti a Paolisi: “Questo non è nulla, dovrete sempre venire a casa nostra a Cervinara”. Era accaduto anche all’epoca, infatti, che ai tesserati del Sorrento fosse impedito di raggiungere gli spogliatoi a fine partita. Cosa che si è ripetuta anche mercoledì per un’ora abbondante dopo la chiusura della gara. Questo clima di intimidazione, che aveva già trovato a Sorrento una prima detonazione dopo la sfida di Coppa a novembre (con alcuni atteggiamenti provocatori e triviali), noi lo avevamo denunciato con un articolo del 4 marzo scorso, invitando alla vigilanza ogni organo federale e di pubblica sicurezza preposto. Fatto sta che da quel pari di Coppa maturato al campo Italia, si è assistiti ad una escalation continua che non poteva far presagire l’elargizione di profumi e ghirlande verso il clan rossonero da parte della società caudina. Quanto basta per sospettare premeditazione e pianificazione alla base della corrida di mercoledì. Un odio immotivato e non supportato da precedenti specifici. Con buona pace dei goffi tentativi di autodifesa e dei noiosi poemi su una presunta accoglienza benigna riservata a calciatori, dirigenti e staff del Sorrento.

In campo, va sottolineato, il Sorrento non perde per alcun motivo extracalcistico. Perde perché, al di là di una svista arbitrale clamorosa che lo condanna, lo merita. Pezzella è tra i migliori e, anche nel quadro di un equilibrio generale, in caso di parità (e senza un episodio sfavorevole decisivo) l’Audax questa partita ai punti l’avrebbe vinta. Sugli spalti si rinnova l’amicizia tra gli ultras cervinaresi e quelli dell’Ebolitana, approdati al Canada per dare man forte ai loro amici. Ci sono anche il sindaco di Eboli e una rappresentanza del club eburino. Insomma, si rafforza una connessione di interessi generale. Le due tifoserie non si risparmiano cori ostili ed era preventivabile, anche se gli ultras sorrentini vengono fatti entrare nel settore solo dopo 25 minuti di gara. Poi accade che, durante l’intervallo, vengano lanciate improvvisamente due pietre di medie dimensioni verso la Curva ospite. Una coglie in pieno al mento chi scrive tanto da sollecitare un’immediata segnalazione alle Fdo presenti. Sul versante opposto, nessuno ha visto nulla pur non trovandoci esattamente al Santiago Bernabeu o in chissà quale impianto di caratura mondiale. Forse qualche poliziotto c’è ma il tutto passa inosservato. Scorre il secondo tempo: il Sorrento incassa il penalty e l’espulsione di Cioffi, e perde la partita. Da lontano, seppur nel parapiglia generale, riusciamo a focalizzare limpidamente tre episodi chiave: intanto l’aggressione ai danni di Coppola da parte di un energumeno a torso nudo (perché si fosse tolto la maglietta d’ordinanza è ancora un mistero, ma forse non lo è tanto…). Le immagini poi chiariranno che lo stesso barelliere, vestito a puntino, era stato tenuto precedentemente a bada da altri tesserati del Sorrento in campo. Ancora: un calciatore dell’Audax, che poi si scoprirà essere Clemente, mette le mani al collo a Vitiello il quale gliele allontana repentinamente. Quindi un altro show che forse spiega più di tutto una certa propensione collettiva all’aggressività. Come un impulso psicologico da branco derivante dall’input del padrone: un Ricci in versione circense si arrampica fin sopra la rete di recinzione non certo in segno di distensione. Non si può ovviamente capire con chi ce l’abbia, ma si vede Scarpa cambiare improvvisamente direzione, prima di guadagnare gli spogliatoi, e fiondarsi verso di lui. Fino a questo momento il tecnico caudino Pasquale Ferraro è in campo, non è altrove. E non può non vedere, come chiariscono le immagini. Seguono altri attimi di tensione che precedono il rientro in campo dei giocatori dell’Audax che vanno a ricevere il meritato abbraccio dei loro tifosi. Il comunicato diramato dal Cervo, con una acrobazia verbale che potrebbe pure far ridere se non parlassimo di contesti sportivi tristi e degradati, recita testualmente: “Il Sorrento è stato accolto sempre con la massima cordialità, compreso ieri pomeriggio”. Giusto così: fondamentalmente parte della cerchia al seguito del Sorrento era stata cacciata dalla tribuna perché in curva si può prendere sole. Si sottolinea, altresì, che tutte le aggressioni sono state avviate dai tesserati e dai dirigenti del Sorrento “nei confronti del barelliere che, successivamente, ha cercato di difendersi”. Una considerazione, oltre che falsa, di basso spessore morale. Anche perché Coppola se ne stava tranquillo per i fatti suoi. Nessuna condanna, quindi, di quanto perpetrato verso un professionista malmenato ma anzi, una palese alterazione dei fatti realmente accaduti se non una sottile giustificazione per il comportamento del novello Rocky Balboa. Ne segue la produzione di immagini tagliate, guarda caso, sul più bello. Cornuti, mazziati e pure vilipesi.

L'immagine può contenere: una o più persone e sMS

Siamo consapevoli che ci vorrà del tempo per ottenere il pass per lasciare la nostra zona, ma a un certo punto accade un ennesimo episodio spiacevole che non fa altro che esasperare ulteriormente gli animi: un giovane addetto all’Audax (con tanto di giubbotto societario), nell’asportare le bandierine in prossimità del settore riservato ai fan rossoneri, indugia qualche secondo enunciando qualcosa di poco carino. Una provocazione inutile ma fatta in nome “dell’amore e dell’accoglienza”, s’intende. Lo stesso personaggio, incrociato più tardi nella zona degli spogliatoi, ci dirà: “Che vuoi, sono un ultras, sto a casa mia e faccio quello che voglio”. Quando, una volta abbandonata la Curva, e dopo un’attesa estenuante, riusciamo a guadagnare l’accesso verso gli spogliatoi, notiamo subito una scena curiosa: un cordone apprezzabile di poliziotti e carabinieri fa da scudo a giocatori e staff del Sorrento. “Gli aggressori”, come affermato dal club caudino. Dall’altro lato ci sono Ricci, il team manager Cioffi e qualche altro dirigente. “Gli aggrediti”, chiaramente. Coppola è un po’ lontano, ancora scosso. Ci riferisce (e poi lo constatiamo di persona) che nessuno della società cervinarese gli ha chiesto scusa, a parte Ferraro. Un atto formale che, in un tessuto civilizzato, sarebbe stato fatto a prescindere dal lungo rosario di ragioni o torti. Ma non viene fatto. Anche l’imbarazzo di qualche collega di Cervinara è evidente quando ci salutiamo. Anzi, succede che il patron caudino ci veda e dica perentoriamente: “Mò vediamo di non scrivere cose non vere”. Risposta: “Quello che è successo ci pare evidente, è inutile lamentarsi dopo per ciò che si racconta. Qualcuno ha subìto anche violenza”. Ancora lui, candidamente: “E che è successo? Fin quando si tratta di parole….ma violenza no. Quale violenza?”. Ora, figuriamoci se lo stesso numero uno biancazzurro, che illo tempore portò avanti una campagna mediatica forsennata per il gol dubbio concesso al Sorrento in una partita di Coppa (e poi si accusa il club rossonero di voler “nascondere” le sconfitte), che è riuscito da solo a far cambiare una terna arbitrale alla vigilia del match, che ha lanciato strali sessisti verso una assistente donna e che si è scagliato contro i direttori di gara di fuori regione, ammetterà mai di aver ricevuto un gentile omaggio con gli episodi arbitrali (indirizzati da un fischietto riminese) che hanno asfaltato il Sorrento. Più facile che il Sole inizi a girare intorno alla Terra.

Tutto questo è avvenuto a Cervinara, anno 2017. E il pensiero, per chi ha seguito il Sorrento da cronista, va a tempi neanche tanto lontani. Da Reggio Emilia a Verona, da Ferrara a Gubbio fino alle tante sfide con club blasonati della Campania. Anni cancellati dalle cattive gestioni (e il pensiero va anche a quei personaggi…) che hanno relegato il Sorrento lì dove è adesso anche se non dovrebbe starci. E mettendolo sulla strada di persone improponibili, per educazione di base, socialità e cultura sportiva. Ma Cervinara è anche la terra di tanti sportivi illustri come Renato Cioffi, Pasquale Casale e Potito Starace, e di molte persone perbene. Guai a criminalizzarla. Le responsabilità sono soggettive. E chissà, senza sobillatori di massa in servizio permanente effettivo, anche a Cervinara un giorno si potrà fare calcio sul serio.

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