SERVIZIO DI STEFANO SICA. Una poltrona per due. Ma forse anche per tre o quattro. Non è il film interpretato mirabilmente da Eddie Murphy alcuni anni fa. Bensì la vicenda relativa al titolo sportivo del Gragnano, mai come in questi giorni ambito in tante piazze della provincia partenopea. Dalle decisioni di Franco Minopoli e Cipriano Coppola, rispettivamente presidente e direttore sportivo del club gialloblù, passerà inevitabilmente anche il destino del Sorrento. Che purtroppo è avvolto nell’incertezza, col sodalizio di Damiano Genovese che potrebbe anche rinunciare ad iscrivere la squadra in Eccellenza considerata la situazione economica societaria dilaniata oramai da un coma irreversibile. Tra il Sorrento e la sua rinascita ci sono due corridoi, tutti da percorrere: il principale è legato proprio ad un rinnovato impegno dell’attuale patron rossonero. Ogni giorno che passa Genovese è sempre più convinto di rilevare il titolo dei pastai per continuare a fare calcio a Sorrento. Forte e quasi quotidiano il pressing dell’imprenditore avellinese, corredato da un’offerta economica ben precisa: un elemento che non sta lasciando indifferente l’entourage gialloblù. In alternativa c’è l’ex patron rossonero, quest’anno in partnership con Alberto Negri al Sant’Agnello, Franco Giglio. Due progetti diversi ma con possibilità identiche di spuntarla. La differenza, semmai, risiede nel maggiore decisionismo che negli ultimi giorni sta caratterizzando l’azione di Genovese rispetto a quella dell’ex massimo dirigente della Juve Stabia. Anche se la tifoseria, a stragrande maggioranza, spinge per una investitura di Giglio. E non si fida più di Genovese, arrivato in costiera quasi nell’euforia generale ma poi dimostratosi poco determinato a salvare davvero la sua nuova creatura con opere ed azioni concrete. Giglio, comunque, ha come asso nella manica un rapporto di amicizia consolidato con i vertici societari del Gragnano. E chissà che alla fine non possa pesare di più sul piatto di una bilancia ancora vacillante. Sullo sfondo restano gli interessamenti di altre due città: Vico Equense, tramite Aniello Guidone e l’ex patron Nello Savarese, e Torre Annunziata, dove alcuni imprenditori locali stanno cercando di unirsi per far risorgere il Savoia. Smentito ogni contatto con emissari del S. Antonio Abate, a differenza di quanto circolato nei giorni scorsi. Anche perché Coppola e Minopoli si sarebbero posti una condizione imprescindibile: non trasferire il titolo sportivo del loro Gragnano ad una città calcisticamente rivale. E, storicamente, tra le rispettive tifoserie i rapporti sono sempre stati pessimi. Tutto, però, è rimandato al prossimo 15 giugno. Quando cioè scadrà l’ultimatum imposto dalla società all’amministrazione locale. Fino a lunedì prossimo, insomma, il titolo non sarà trasferito fuori città a fronte di una discesa in campo di nuove forze produttive determinate a far vivere ancora il Gragnano. Tuttavia, secondo indiscrezioni, il vertice che ha riunito nella serata di ieri gli amministratori cittadini con un paio di imprenditori avrebbe prodotto una fumata nera. In sostanza, i personaggi coinvolti nell’operazione non avrebbero offerto le garanzie necessarie per farsi carico della società gragnanese ed assicurarle un futuro sereno in D. Ragion per cui, salvo interventi miracolosi dell’ultim’ora, da lunedì inizia un’altra partita. Ancora più incerta ed appassionante. La cessione del titolo del Gragnano, tutto sommato, non si baserà neanche sull’offerta più redditizia dal punto di vista economico. Bensì sulle garanzie e la solidità che la stessa potrà offrire, traducibile in due semplici concetti: sicurezza e modalità del pagamento, a prescindere dalla cifra. Questa è in pratica la valutazione che farà il duo Minopoli-Coppola. Per il Sorrento, la quarta estate consecutiva di passione è appena iniziata.

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